La “piccola” Unione Europa ha deciso difare la guerra commerciale alla Cina alzando i dazi sulle importazioni della auto elettriche cinesi. Il colosso asiatico come era facilmente prevedibile è pronto a fare altrettanto prendendo di mira i formaggi e le auto di grossa cilindrata prodotti in Europa
La guerra Pechino-Bruxelles, fortunatamente commerciale e non con le armi, ma per questo non meno pericolosa rischia di esplodere con conseguenze devastanti per molti Paesi del vecchio Continente, in primis Itali e Germania.
Va da se che le conseguenze di questa guerra sui dazi a pagarla più di tutti sarebbero l’Italia che vedrebbe tagliato l’export in Cina di molti prodotti che rappresentano l’eccellenza del made in Italy: dal grana al pecorino romano, dalla fontina alla mozzarella di bufala, passando per il gorgonzola e la Germania che non esporterebbe più le potenti Audi, Bmw, Mercedes e Porsche.
Fronte Formaggi
Il gigante asiatico ha ribadito l’avvio di un’indagine sulle sovvenzioni che gravano sull’import di prodotti lattiero-caseari dall’Unione europea, affermando che è stata l’industria del Dragone a chiedere un intervento. L’offensiva di Pechino, in particolare, punta a scoprire se i sussidi forniti da 20 Stati europei (tra cui l’Italia) sono conformi alle regole dell’Organizzazione mondiale del commercio.
Per Bruxelles quella cinese è una chiara ritorsione per i dazi sulle auto elettriche cinesi: “Faremo di tutto per difendere il settore agricolo europeo”, il monito che arriva dalla Commissione Ue, dove assicurano che i sussidi in questione in Europa sono perfettamente il linea con le regole internazionali e del Wto. Ma Pechino non la pensano così e a decidere se applicare una stangata sull’export di formaggi e latticini verso la Cina incombe non solo sul nostro Paese, ma in particolare anche su Austria, Belgio e Irlanda, saranno solo loro.
Preoccupato il ministro delle imprese, Adolfo Urso: “In merito alle misure di ritorsione commerciale che la Cina ha annunciato sui formaggi europei, in reazione alle misure della Commissione europea – ha detto dal meeting di Rimini – credo che vi sia ancora il tempo, nelle prossime settimane, per lavorare insieme a una soluzione negoziale che punti a una condivisione di quelle misure che servono a ripristinare condizioni di concorrenza leale dove fossero accertati i casi di violazione secondo le norme del Wto”. “Perché il mercato deve essere libero ma equo – ha aggiunto il ministro – e l’equità si basa su condizioni di parità”. Parole di buon senso, ma alle quali avrebbe dovuto aggiungere che i burocrati di Bruxelles, spesso agiscono come se il resto del mondo, Stati Uniti esclusi, fossero dei vassalli.
Coldiretti , Consorzio di Tutela del Grana Padano, Consorzio mozzarella di bufala Dop e quello del pecorino romano attaccano l’Ue: “La guerra commerciale sulle auto elettriche tra Ue e Cina – avverte Coldiretti – mette a rischio la crescita dell’export di formaggi made in Italy in Cina, che nei primi cinque mesi del 2024 ha fatto segnare un incremento del 35% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno”. L’associazione lamenta come ancora una volta “il cibo italiano diventi merce di scambio nei contenziosi politici ed economici scoppiati su altri settori e che, come accaduto in passato, rischia di avere contraccolpi sull’intero export agroalimentare italiano nel Paese asiatico che vale 590 milioni di euro”.
I numeri spiegano meglio di qulsiasi commento quale sarebbe il danno per l’Italia. Nel 2023 in Cina le importazioni di latticini dall’Unione Europea valevano 1 miliardo e 700 milioni di euro, pari al 36 per cento del totale. Solo la Nuova Zelanda ha una quota maggiore. L’Italia, con oltre 4.000 tonnellate, si posiziona al sesto posto tra i Paesi esportatori di prodotti lattiero-caseari in Cina, con una quota del 3,3% del formaggio complessivamente importato dal colosso asiatico. Nei primi 4 mesi del 2024, in particolare, l’export italiano lattiero-caseario in Cina è stato pari a 30,5 milioni di euro, con un +20,5%, mentre il totale dell’export agroalimentare italiano è stato pari a 194 milioni con un +26,0%.
Fronte auto grossa cilindrata
Il secondo import che si profila essere la prossima rappresaglia di Pechino alla stretta decisa da Bruxelles sulle auto elettriche made in China, riguarda le auto di grossa cilindrata dall’Unione europea
L’agenzia statale Xinhua, ha riferito che dopo l’indagine antisovvenzioni avviata mercoledì sul comparto lattiero-caseario europeo, il dipartimento finanziario del ministero del Commercio ha discusso oggi l’aumento delle aliquote dei dazi con i rappresentanti dell’industria automobilistica nazionale. Il ministero del Commercio, nel dettaglio, ha convocato una riunione “per ascoltare opinioni e suggerimenti da parte di esperti del settore e del mondo accademico sull’aumento delle tariffe alle importazioni di auto a benzina con motori di grande cilindrata”.
All’incontro hanno partecipato “i rappresentanti di organizzazioni industriali, istituti di ricerca e aziende automobilistiche competenti”. Il settore in base ai dati di Rhodium Group, è stimato in circa 18 miliardi di dollari e come anticipato, vede la Germania pesare per il 36% delle importazioni cinesi di grandi veicoli, seguita dalla Slovacchia con il il 20%.
Le esportazioni di veicoli passeggeri con motori superiori a 2,5 litri dall’Europa alla Cina, quelle finite nel mirino del ministero del Commercio su richiesta dei produttori nazionali, hanno totalizzato 196.000 unità nel 2023, in aumento dell’11% su base annua, secondo i dati della China Passenger Car Association. Nei primi quattro mesi del 2024, invece, l’export di tali veicoli dall’Europa alla Cina è stato di 44.000 unità, in calo del 12% sull’analogo periodo del 2023. Le spedizioni di auto dell’UE verso la Cina hanno toccato un controvalore di 19,4 miliardi di euro (20,8 miliardi di dollari) nel 2023, mentre il blocco ha comprato 9,7 miliardi di euro di e-car made in China, secondo Eurostat.
La Cina rappresenta circa il 30% delle vendite delle case automobilistiche tedesche e la Germania è di gran lunga il più grande esportatore di veicoli con motori da 2,5 litri o superiori, pari a un controvalore di 1,2 miliardi di dollari nei primi mesi dell’anno, secondo le Dogane cinesi. Il suv di grandi dimensioni GLE Class della Mercedes Benz, le berline S Class e la Cayenne della Porsche sono le tre auto importate dall’Europa più popolari in Cina: insieme pesano per un combinato per più di un quinto delle 155.841 auto importate di marchi europei nei primi cinque mesi, in base ai dati di China Merchants Bank International.
La Slovacchia è il quarto fornitore di auto con motori di grandi dimensioni in Cina e il secondo nell’Ue. Quest’anno ha esportato suv per 803 milioni di dollari. Anche gli Stati Uniti, il Regno Unito e il Giappone esportano un gran numero di auto con motori superiori a 2,5 litri e presumibilmente, con il contenzioso Pechino-Bruxelles, trarrebbero i maggiori benefici dall’aumento dei dazi che i produttori cinesi, in risposta alle stretta in arrivo sulle e-car, avevano suggerito a giugno di rialzare al 25% dal 15% attuale.
Redazione Fatti & Avvenimenti