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La Regione Lazio revoca il patrocinio al Roma Pride, Rocca: “Volevano strumentalizzarlo, non ho ricevuto ordini”

“Ma quale omofobia e ordini dall’alto, la revoca del patrocinio al Gay Pride dipende solo dal fatto che hanno voluto strumentalizzare la nostra adesione facendola passare per un sostegno alla pratica dell’utero in affitto, che oltre ad essere illegale è basata sullo sfruttamento delle donne povere”

Questa la risposta del presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, alle accuse degli organizzatori del Gay Pride romano, che lo hanno accusato di negare i diritti Lgtb per aver tolto il patrocinio dell’istituzione alla manifestazione.

“Ho ricevuto una lettera con richiesta di patrocinio molto cortese da parte degli organizzatori” e “ho deciso sul principio di accordarlo perché trovo che il Gay Pride sia una giornata di tutti, non una manifestazione politica”, ha spiegato Rocca. “Nella lettera di risposta c’era scritto chiaramente di evitare di associare il logo della Regione ad aspetti che potessero ledere la sensibilità morale di altri cittadini”, ha sottolineato.

Secondo il governatore della regione Lazio tra questi aspetti rientra la pratica dell’utero in affitto, “illegale in Italia perché basata sullo sfruttamento delle donne più povere”. Rocca poi aggiunge di parlare “per esperienza diretta”: “Quando ero presidente della Croce Rossa siamo andati a prendere a Kiev una bambina abbandonata dalla mamma non biologica di una coppia italiana che aveva fatto ricorso alla Gpa. Da allora mi sono documentato circa la mercificazione del corpo delle donne che c’è dietro”.

Rocca rigetta categoricamente l’accusa di aver ricevuto l’ordine dai piani alti del suo partito di riferimento, Fratelli d’Italia, e seccato replica: “È stata la dichiarazione di Mario Colamarino, portavoce del Roma Pride, a farmi imbestialire. Avevamo concesso in buona fede il patrocinio e lui ne fa una strumentalizzazione vergognosa, affermando di apprezzare il fatto che la Regione avrebbe, leggo testuale, ‘deciso di sottrarsi alla trappola dei pregiudizi ideologici, prendendo le distanze politiche da quanti in Parlamento vorrebbero rendere la nascita delle nostre figlie e dei nostri figli reato universale, perseguendo la gestazione per altri'”.

Il governatorerespinge anche l’accusa di omofobia da parte degli organizzatori del Pride: “Ma quale omofobo. C’è la massima volontà di includere. Ma il confronto per farci fare progressi sul piano dei diritti va de-ideologizzato. Il manifesto dice: ‘Vogliamo una legge che regolamenti la gestazione per altri’. Rivendicano l’utero in affitto. E questo non a che vedere con i temi del Gay Pride”, conclude il presidente della Regione Lazio.