Nella guerra in ucraina le “linee rosse” stanno cadendo una dopo l’altra, la Russia ha iniziato a produrre droni termobarici da utilizzare insieme ai droni esca in Ucraina, capaci di distruggere tutto ciò su cui cadono anche se vengono abbattuti
Nel video “Bombe termobariche russe distruggono un centro di soldati ucraini nella regione di Kharkov”
Lo ha rivelato un’inchiesta dell’Associated Press, ripresa dai media ucraini. Le testate termobariche siano già state utilizzate dalla Russia in Ucraina ma montate su costosissimi missili, ma adesso con l’impiego sui più economici droni d’attacco segnerebbe un’escalation nell’impiego di queste testate. I droni d’attacco termobarici avrebbero degli effetti “semplicemente terrificanti”, sono capaci di fare danni cerebrali, ai polmoni e ai bulbi oculari.
La notte del 10 agosto scorso, un bombardiere Su-34 sganciò nel tratto di confine della regione di Kursk una bomba da 500 kg, contro un gruppo di uomini ed equipaggiamenti militari ucraini in una zona di confine della regione di Kursk, “Nell’attacco – si legge in un comunicato . di Mosca – è stata utilizzata una bomba esplosiva aria-combustibile Odab-500 (da 500kg, ndr), con un modulo universale di planata e correzione”. Il ministero della Difesa russo in quell’occasione affermò che le perdite totali delle forze armate ucraine nell’area di Kursk furono di 1.120 soldati e 140 unità di mezzi corazzati.
Il 31 ottobre scorso le forze armate russe hanno utilizzato nuovamente munizioni termobariche distruggendo in un centro di assembramento di soldati ucraini nella regione di Kharkov. Per i russi, quindi non sono una novità, solo che adesso, installate sui droni potrebbero essere utilizzate con più frequenza con effetti devastanti.
Le armi termobariche, note anche come bombe a vuoto o bomba aerosol, sono composte quasi al 100% da combustibile esplosivo. Sono costituite da un contenitore di carburante con due cariche esplosive separate. Possono essere sganciate dagli aerei o lanciate come razzi e adesso montate su droni. Al momento dell’impatto, la prima carica rompe il contenitore che libera il combustibile rilasciando una sorte di nube esplosiva che riesce facilmente a diffondersi e penetrare luoghi non sigillati. A quel punto la seconda carica la fa esplodere trasformando la nube in una massa infuocata che si nutre di tutto l’ossigeno circostante. Questi ordigni sono molto più potenti e distruttivi di quelli convenzionali.