La SeaWatch 3 ha forzato ancora una volta la mano provando ad entrare nel porto di Lampedusa. Il Ministro Salvini non indietreggia di un passo: “Se un’auto non si ferma all’Alt della polizia il conducente viene arrestato, perché per la SeaWatch sarebbe diverso?”
Questa mattina la comandante della SeaWatch 3 Carola Rackete, dopo 24 ore ferma nelle acque italiane, ha scritto alle autorità rinnovando la comunicazione di “stato di necessità” espresso ieri. Non ricevendo risposta, alle 14:16 la Rackete ha messo in moto i motori dirgendosi arbitrariamente verso il porto di Lampedusa.
A circa un miglio però, le motovedette della Guardia di Finanza hanno bloccato nuovamente la nave che si trova ora ferma subito fuori dal porto. Da quanto appreso avrebbe un motivo ben preciso questo nuovo avvicinamento: dalla Sea Watch vorrebbero portare a terra i 42 migranti grazie ai due gommoni della nave. Praticamente uno sbarco senza la nave, l’ennesima presa in giro alle autorità italiane che hanno al momento proibito lo sbarco.
Il Ministro dell’Interno e Vicepremier Salvini dal canto suo non indietreggia di un passo rispetto alle posizione espresse ieri anzi dichiara: “È chiaro che una nave di una Ong tedesca con bandiera olandese, che raccoglie immigrati in acque libiche e non va in Tunisia, né a Malta, ma tira dritto verso l’Italia, disobbedendo alla Guardia di Finanza, al Governo, alla Marina Militare, a tutti, lo fa per motivi di battaglia politica. Chi forza un posto di blocco in macchina, viene fermato. Spero che in queste ore ci sarà un giudice ad affermare che all’interno di quella nave ci sono dei fuorilegge, prima fra tutti la comandante. Se la nave verrà sequestrata e l’equipaggio arrestato non potrò che essere contento”.
Intanto, sempre questa mattina, gli avvocati Leonardo Marino e Alessandro Gamberini, legali della SeaWatch, hanno presentato un esposto alla procura della Repubblica di Agrigento, chiedendo di valutare la sussistenza di eventuali condotte di rilevanza penale, poste in essere dalle autorita marittime e portuali preposte alla gestione delle attivita di soccorso, nonché demandare alla valutazione dell’autorita giudiziaria l’adozione di tutte le misure necessarie a porre fine alla situazione di gravissimo disagio a cui sono attualmente esposte le persone a bordo della nave.
“La legge prevede che bisogna essere autorizzati per poter attraccare, non possiamo far arrivare in Italia chiunque, le regole di un Paese sono una cosa seria. Le persone sulla SeaWatch non sono naufraghi, ma uomini e donne che pagano 3.000 dollari per andar via dal proprio Paese”, ha commentato Salvini.
Adesso bisognerà attendere l’evoluzione dei fatti. Ieri la Guardia di Finanza è salita a bordo della nave e ha acquisito i documenti, senza però contestare nulla al Capitano Carola Rackete.
Quando – e se – ci sarà l’autorizzazione per lo sbarco dei 42 migranti però – per il quale sicuramente si attende che il Premier Conte trovi l’accordo sulla ripartizione dei migranti con altri Paesi europei – sicuramente sarà contestato il reato di violazione del decreto sicurezza bis alla Rackete che a quel punto dovrebbe rischiare una sanzione fino 50.000 euro, che dovrebbe essere emessa dal Prefetto di Agrigento. Quanto alla nave, in caso di reiterazione, scatterà “la sanzione accessoria della confisca della nave, procedendo immediatamente a sequestro cautelare”.
Ma non solo, secondo alcune ipotesi giornalistiche, Carola Rackete rischierebbe fino a 27 anni di carcere, avendo commesso, teoricamente, 3 reati: rifiuto di obbedienza a nave da guerra, resistenza o violenza contro nave da guerra e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Nel mentre continua lo show della Sinistra. Una delegazione di parlamentari infatti è appena salita a bordo della Sea Watch, ci sono: Graziano Delrio, Matteo Orfini e Davide Faraone del Pd, Riccardo Magi dei Radicali e Nicola Fratoianni di Sinistra italiana.
Sulla nave sono saliti anche i militari della Guardia di finanza per ulteriori controlli e verifiche.
Drastico, infine, il commento del premier Giuseppe Conte al G20 di Osaka: “C’è un comandante che si è assunto una grande responsabilità. C’è un provvedimento che vieta la sosta nelle acque territoriali. Questo comandante ha continuato a insistere, ritenendo che solo l’Italia sia un approdo. Ha avuto una condotta che io reputo inaudita. Non è più un caso politico. È competenza della magistratura. Immagino che di fronte a una palese violazione delle regole internazionali disporrà le proprie iniziative. In Italia si arriva solo in maniera regolare. Bisogna rispettare l’Italia”.
Giornalista Direttore responsabile di Fatti&Avvenimenti. Nato a Partinico (PA), ma saccense. Ha sempre vissuto a Sciacca, dove fin da giovanissimo si è appassionato alla politica locale. Scrive da quando aveva 17 anni, scrive di tutto perché “così è giusto che sia”. Ha scritto principalmente per il giornale ControVoce di Sciacca e per il Fatti&Avvenimenti, ma suoi articoli sono apparsi anche sui quotidiani La Valle dei Templi.net, LinkSicilia (MeridioNews), La Voce di New York e tanti altri giornali agrigentini, regionali, nazionali ed internazionali. Da Gennaio 2017 è corrispondente italiano per la rivista francese Lumieres Internationales Magazine. Scrittore a tempo perso. E’ anche uno studente di Giurisprudenza. Coltiva da anni la passione della musica e del canto ed ha una sua band. Non chiedetegli cosa voglia fare da grande, perché non lo sa.