L’Italia compra il gas algerino per staccarsi dalla Russia (come da ordini NATO) ma Algeri vuole entrare nei BRICS con Russia, Cina e (a breve) Iran

L’Algeria è interessata a unirsi ai BRICS, ha detto ai giornalisti il presidente della Repubblica Abdelmadjid Tebboune. Lo riferisce la TASS, ma anche Reuters.
“L’Algeria ha quasi tutte le condizioni per l’ammissione ai BRICS ed è fortemente interessata ad aderire a questa alleanza”, ha affermato il presidente, citato dall’Algerie Presse Service.
L’adesione ai BRICS consentirà all’Algeria di evitare la partecipazione a “conflitti bipolari”, ha aggiunto Tebboune alla TASS.
Una notizia che giunge tutt’altro che inaspettata, ma che dimostra ancora una volta la miopia europea e italiana nel pensare al ruolo di Algeri come fornitore di gas da contrapporsi alla Russia ed ai suoi interessi. I rapporti tra i due Paesi del resto sono storicamente noti e tutt’altro che tesi: centrale nelle relazioni tra Mosca ed Algeri è la cooperazione militare, nota è la fornitura di armi russe all’esercito algerino così come che i servizi segreti algerini siano addestrati dai russi – quindi l’incontro tra il direttore del servizio federale russo di cooperazione tecnico-militare, Dimitri Shugaev, e il capo di Stato maggiore dell’esercito algerino, Said Shengriha, nel settembre del 2020, non stupisce minimamente -, ma non solo. In ambito strettamente energetico noti sono gli accordi e anche i Memorandum d’intesa firmati tra l’algerina Sonatrach e la russa Gazprom oltre che con la Lukoil, per non parlare dei rapporti che i due Paesi intrattengono all’OPEC.
Del resto, tra i 35 astenuti al voto dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite contro l’intervento militare Russo in Ucraina c’è stata anche l’Algeria, oltre che il Marocco.
Però il premier dimissionario Draghi cantava vittoria, insieme a Di Maio, per l’accordo siglato ad aprile tra l’italiana Eni e la Sonatrach grazie al quale le forniture dall’Algeria aumenteranno di circa 9 miliardi di metri cubi all’anno entro il 2024, con 3 miliardi di metri cubi in più già quest’inverno. Ulteriori accordi dovrebbero permettere l’aumento di ulteriori 4 miliardi di metri cubi di gas aggiuntivi. Accordi simili hanno fatto altre nazioni europee. Quindi non stupisce che l’Algeria sia balzata al primo posto tra i fornitori di gas del nostro Paese, anche se, pur cantando vittoria, davanti alla possibilità di una chiusura delle forniture di gas da Mosca si comincia a parlare anche in Italia di elettricità razionata – altro che condizionatori spenti – e Orban annuncia apertamente “economia di guerra in inverno in tutta Europa”.
Prospettive di un’Unione Europea e di un’Italia senza alcuna lungimiranza, che vedono nel dogma atlantista l’unica via da seguire e grazie al quale ci dovremmo affidare – per la nostra sopravvivenza energetica – ad una nazione che è più che in ottimi rapporti con il “nemico russo” – imposto e così chiamato dalla NATO nei suoi ducumenti ufficiali, che per voce del Segretario Stoltemberg indica la Russia come “la più significativa e diretta minaccia agli alleati del Patto Atlanico” – e che adesso vuole apertamente entrare nei BRICS con Russia e Cina, ma a cui vogliono unirsi anche Argentina e Iran, che hanno presentato le loro domande per entrare nella comunità internazionale a guida russo-cinese nel giugno 2022.