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Lampade votive. L’AltraSciacca chiede lumi, anzi “lumini”


Sull’avviso riguardante le lampade votive al cimitero di Sciacca, predisposto dal Comune di Sciacca, in cui non solo si fa divieto di utilizzo di strumenti alternativi alle lampade votive ad energia elettrica, ma si “minaccia” una sorta di “raid” cimiteriale per rimozione degli apparecchi a pila, fotovoltaici o altro, interviene oggi l’associazione L’AltraSciacca.

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“Le uniche lampade di luce perpetua al Cimitero di Sciacca devono essere ad energia elettrica, questo è in barba alle nuove tecnologie nonché alle disponibilità economiche dei parenti dei defunti”. Così oggi dall’associazione guidata dal Pietro Mistretta, già assessore della giunta Cucchiara – degli anni 2000 – che ricorda bene quel contratto: “Ricordiamo che questo contratto di Convenzione per il servizio di lampade votive , come quello dei parcheggi di Piazza Mariano Rossi, sono stati voluti e  firmati nel 1999 dal Commissario Straordinario del Comune di Sciacca, Dott. Francesco Marsala, che in maniera incomprensibile (mancava solo un mese alle votazioni per il nuovo Sindaco) ha dato il via a  questi due contratti”.

“Capiamo la frustrazione di chi, avendo una concessione per 20 anni, si vede recapitare sempre più di frequente disdette per un servizio che probabilmente è ritenuto “non a buon mercato”, ma tornando al merito del documento,  bisogna anche rilevare che nell’art. 1, citato nell’avviso, si fa riferimento alle lampade votive del cimitero di Sciacca, ma non è assolutamente fatto divieto all’utilizzo di lumini “alternativi” a quelli ad alimentazione elettrica fornita dalla ditta concessionaria”.

L’associazione cita anche la sentenza, scoperta grazie al nostro articolo “Comune obbliga: ‘Niente lumini a batteria al cimitero’. Purtroppo si può fare” in cui citiamo il passo più importante, del TAR Puglia che, affrontando il caso del Comune di Nardò, ha specificato che un impianto fotovoltaico era in contrasto con il contratto in esclusiva della ditta che gestiva le lampade votive ad energia elettrica, per l’associazione però “non ci risulta che la stessa si possa accomunare anche i lumini a pile o ad energia solare autonomamente alimentati”; un cavillo che siamo però convinti che poco potrà fare data l’interpretazione giuridica che, purtroppo per gli utenti, quella sentenza da nel suo complesso e su cui ben poco si potrà dibattere.

Ad ogni modo, la stessa associazione dice che “anche in altri Comuni, come Cinisello Balsamo, è sorto lo stesso problema di Sciacca e similarmente si è imposto, in un primo momento, la rimozione forzata di questi lumini “alternativi”, poi i cittadini si sono ribellati a un tale atteggiamento vessatorio e il Sindaco, dopo un incontro con la ditta Concessionaria, ha deciso di non ritirare più i lumini a batteria nei cimiteri di Cinisello Balsamo, limitandosi a invitare i cittadini a evitarne l’uso”.

Ma la vicenda, per la trasparenza nei rapporti, pone all’associazione qualche interrogativo che l’Amministrazione Comunale dovrebbe chiarire: “La ditta SAIE Srl  è  in regola con i pagamenti derivanti dalla Concessione cosi come previsto dal contratto? Il numero delle lampade votive sul registro tenuto dal Comune è stato verificato e confrontato con la quantità di lampade realmente installate? Gli impianti sono tutti a norma ? Come mai ci sono impianti “volanti” e con fili scoperti ? Gli ampliamenti del Cimitero Comunale realizzati,  hanno prodotto a carico dell’impresa concessionaria  della rete elettrica, l’ aumento delle utenze prese a carico per il calcolo del Canone da corrispondere al Comune? Il personale addetto di quante unità è composto e quale contratto CCNL viene applicato?” Ci risulta che queste domande verranno anche formalmente protocollate al Comune.

“Noi de L’AltraSciacca siamo convinti che il rispetto dei contratti sia sacrosanto e che entrambe le parti adempiano ai propri impegni. Nel caso specifico, chiediamo che le eventuali mancanze, del gestore o del comune, dovrebbero essere appurate, prim’ancora di chiedere ai cittadini il rispetto di ordinanze a dir poco impopolari”.