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Lavoro. La CGIL denuncia gli impegni “assurdi” del Patto di Servizio Personalizzato


Il segretario generale della CGIL della provincia di Agrigento Massimo Raso ha scritto una dura lettera all’Assessorato regionale del Lavoro ed al Direttore del Servizio dei Centri per l’Impiego, denunciando le difficoltà legate all’attuazione Dlgs n.150 /2015 “Job-Acts” nella provincia.

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La legge voluta dal governo Renzi in materia di servizi per il lavoro sta creando infatti non pochi problemi ai lavoratori che devono re-iscriversi, dopo aver perso il lavoro, nelle liste dei disoccupati.

La CGIL pone sul tavolo tre questioni: la cosiddetta “DID” la dichiarazione di disponibilità al lavoro; il “patto si servizio personalizzato” e la “questione Lampedusa”.

Rispetto alle prime due, dal sindacato dicono che dopo aver effettuato la registrazione alla “Did on Line” e aver ottenuto il foglietto della propria “disponibilità”, il lavoratore disoccupato ha l’obbligo di recarsi al centro per l’impiego entro 30 giorni dalla data della dichiarazione per la stipula del “Patto di Servizio personalizzato”.

Fin qui ancora nulla di strano, è quanto previsto dalla norma, ma in Sicilia – e solo in Sicilia – il Lavoratore deve assumere dei sicuramente particolari impegni con la sottoscrizione del citato “patto”: 1) l’impegno a utilizzare con frequenza mensile “Cliclavoro”, “B@checa lavoro Regione Sicilia” o altri canali per reperire offerte di lavoro; 2) presentarsi con cadenza mensile presso il proprio Centro per I’Impiego per dimostrare (dimostrare “carta alla mano” con la “cronologia di navigazione nei siti Web”, e non solo di aver visionato “Cliclavoro”, “ B@checa lavoro” e quant’altro, ma di aver inviato candidature ad eventuali offerte di lavoro.

Seguono poi altri impegni che, tuttavia, sono normali ed accettabili e sono comuni alle altre regioni d’Italia. Inutile dire però che per quanto riguarda i primi due, nella regione dove il “digital divide” è più marcato che altrove è “davvero paradossale”. “Che si fa con quei Lavoratori che a stento sanno leggere e scrivere e non hanno idea nemmeno di dove si accende un computer?” Si chiedono dalla CGIL.

“Tutto questo impegno gli Uffici del Lavoro periferici pensano di scaricarlo sui Patronati e questo ci crea non pochi problemi e non ci sembra corretto. Non si capisce come e perché l’Assessorato, cui non mancano attrezzatura e personale, non possa curare questi adempimenti, ma cosa ancora più strana non si capisce perché (a differenza di tutte le altre Regioni del Paese!) la Sicilia abbia inteso dare questa lettura dell’Art. 20 del citato D.lgs. 150/2015.

Delle due l’una: l’Assessorato o modifica il proprio approccio oppure si organizza o, se proprio non riesce, stipula con il Patronato una vera e propria “convenzione”. Una cosa è certa non può essere consentito che si continui a dare l’indicazione di “andare dai Patronati”!

In questi mesi abbiamo sopperito ma ora basta, ci aspettiamo e siamo qui a chiedere che l’Assessorato prenda una decisione”.

Sulla questione Lampedusa invece dalla CGIL dicono: “In assenza di un Ufficio distaccato dellUPL gli abitanti di Lampedusa non possono sottoscrivere il “patto di servizio” necessario per accedere all’ASDI, ne aver rilasciata la certificazione mensile che consente di mantenere sospeso il mutuo per perdita di lavoro, di avere la “did” per gli usi obbligatori (inserimento nelle  liste speciali).

La situazione è ancora più grave per le persone con disabilità dove l’elemento della mobilità non è cosa da poco”.