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Le maschere tra cultura contemporanea e tradizione: dal cinema al carnevale, senza dimenticare il passato

Le maschere tra cultura contemporanea e tradizione: dal cinema al carnevale, senza dimenticare il passato

 Il concetto di maschera assume diversi significati in base al punto di vista tramite il quale viene considerato: nella cultura popolare, sia passata che contemporanea, la maschera è sempre stata un “espediente narrativo” con una funzione allegorica, un accessorio particolare, in alcuni casi persino una metafora. Ecco un excursus sulle maschere più famose, da quelle della tradizione nazionale e internazionale alle maschere legate alla cultura cinematografica e letteraria, passando infine per un piccolo approfondimento sulle “maschere” siciliane più famose: quelle descritte dall’autore novecentesco Luigi Pirandello e l’antica figura allegorica di Peppe (o Beppe) Nappa.

Teatro e maschere: dalla tradizione greca a quella giapponese, passando per il carnevale di Venezia

La maschera come accessorio è spesso stata utilizzata dall’uomo a mo’ di espediente nelle rappresentazioni teatrali, in modo da permettere a più attori di ricoprire diversi ruoli e mostrare diverse emozioni: già nel teatro greco classico, a partire dal IV secolo a. C., era possibile trovare maschere di diverso tipo, ognuna ideata per caratterizzare il proprio interprete in base a tratti distintivi peculiari come età e “attitudine”. Oltre alla funzione principale, già elencata, lo scopo fondamentale della maschera era quello di poter permettere a tutto il pubblico di osservare le espressioni presenti sul volto degli attori anche da distanze considerevoli, grazie a tratti espressivi (talvolta un po’ caricaturali), in modo da apprezzare ulteriormente sia le commedie che le tragedie tipiche della produzione teatrale dell’epoca. Anche le maschere giapponesi hanno alle spalle una storia antica: sono state usate a partire dal quattordicesimo secolo per il teatro nō, una forma teatrale meno “plateale” e più riflessiva e intima rispetto a quella del teatro greco e latino, ma ugualmente affascinante. In questa tradizione teatrale il personaggio principale indossa una maschera dai tratti ben visibili ed estremamente drammatici, per aumentarne l’espressività, e molto spesso incarna entità soprannaturali. Quanto all’Italia, se si parla di maschere è impossibile non citare l’antica tradizione del teatro cinquecentesco, con i personaggi della commedia dell’arte a farla da protagonisti: tutti conoscono infatti le fattezze e le caratteristiche principali di Arlecchino, Brighella, Pantalone e gli altri “volti” tipici dell’epoca. Ancora oggi queste maschere sono tra le più gettonate per i travestimenti carnevaleschi: impossibile non citare a questo proposito il Carnevale di Venezia, una manifestazione antica e suggestiva tuttora molto sentita in città e ammirata nel resto del mondo, che attrae turisti e appassionati da tutto il mondo e che vede nella maschera della “bauta” uno dei simboli storici del carnevale cittadino.

Le maschere nella cultura popolare: film, serie TV, giochi e letteratura

Oltre al teatro, anche il mondo della cultura popolare (più o meno recente) è fortemente influenzato dalle maschere, sia per quanto riguarda il cinema che l’intrattenimento che la letteratura. Tra gli esempi più recenti c’è la caratterizzazione della maschera come simbolo satirico presente in alcuni film e serie TV diventati cult con il passare degli anni: dalla pellicola “The Mask” degli anni ‘90 al film “V per Vendetta” del 2005, passando per la serie televisiva “La Casa di Carta” iniziata nel 2017 e non ancora conclusa. Anche nel settore dell’intrattenimento la maschera è un elemento molto “sfruttato”: basti pensare alla slot “Nine Masks of Fire” che è completamente incentrata sulle maschere e che vede tra i simboli dei suoi cinque rulli preziose maschere d’oro alternarsi ai classici simboli delle slot machine di una volta, come il numero 7, le ciliegie e la scritta “BAR”. Per finire, anche la letteratura ha contribuito al successo di questo oggetto, caricandolo di significati e mistero: uno degli esempi più adeguati è quello del grande romanzo del 1848 “Il visconte di Bragelonne”, di Alexandre Dumas padre. Il libro è ispirato alla storia vera di una figura la cui identità rimane ancora oggi non identificata, forse un importante prigioniero politico o, si vocifera, il fratello del re Luigi XIV, Filippo d’Orleans. Nel libro è proprio quest’ultimo personaggio a essere imprigionato e coperto con una maschera di ferro, che gli impedisce di essere riconosciuto e dunque aiutato; da questa vicenda sono stati inoltre tratti numerosi film, come “La maschera di ferro” del 1998 con protagonista Leonardo DiCaprio, e numerose citazioni in serie TV come il telefilm franco-canadese “Versailles”.

Da Peppe Nappa a Pirandello: le varie sfumature delle maschere in Sicilia

In conclusione, quando si parla di maschere, è impossibile non citare il ruolo fondamentale che hanno avuto e continuano ad avere anche per la tradizione siciliana, citando ad esempio due “protagonisti” solo apparentemente opposti, Pirandello e Peppe Nappa. Al primo, indimenticabile scrittore e drammaturgo agrigentino vissuto a cavallo tra la fine dell‘800 e i primi anni del ‘900, risale infatti una delle definizioni più affascinanti e magnetiche di maschera, intesa come “strumento” più o meno indossato da tutti in base ai diversi contesti sociali in cui si interagisce, fondamentale per celare la vera identità e personalità dell’essere umano che vive la propria vita al riparo dalla verità. Quanto a Peppe Nappa, invece, si tratta di una delle figure carnevalesche tradizionali più famose del territorio siciliano: “nappa” letteralmente significa “toppa” in sicliano e questo personaggio, beffardo e fannullone, risalente all’epoca della commedia dell’arte, è ancora oggi uno dei volti del Carnevale di Sciacca. La storica manifestazione termina infatti con il rogo del carro allegorico rappresentante questa maschera, momento che conclude definitivamente il periodo carnevalesco.


La maschera è perciò da secoli e secoli uno strumento dai mille usi, non solo estetici ma anche allegorici, come testimoniano le tradizioni antiche di varie parti del mondo, Italia e Sicilia incluse: simbolo e accessorio allo stesso tempo, continua a essere utilizzata ovunque.