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Le Monde: Francia e Gran Bretagna parlano di inviare soldati in Ucraina. Tajani ribadisce il no dell’Italia. Cremlino: “teste calde”

Londra e Parigi tornano a parlare di inviare truppe in Ucraina per combattere al fianco dell’esercito di Kiev. L’obiettivo è di creare un nocciolo duro fra alleati in Europa, centrato sull’Ucraina e la sicurezza europea in senso ampio

Lo ha scritto Le Monde, citando “fonti concordanti”, nell’edizione di ieri pomeriggio. “Mentre il conflitto entra in una nuova fase di escalation, sono state riattivate le discussioni sull’invio di truppe occidentali e di società di difesa private sul suolo ucraino”. Secondo il quotidiano francese, le nuove discussioni sarebbero riprese “nella prospettiva di un eventuale disimpegno americano nel sostegno a Kiev dopo l’insediamento di Donald Trump, il 20 gennaio 2025”.

Le Monde ricorda che il dibattito fu sollevato “con grande rumore” dal presidente francese Emmanuel Macron a febbraio e che “suscitò una viva opposizione da parte di alcuni paesi europei, Germania in testa”. “Tuttavia, lo scenario non è stato escluso ed ha al contrario ripreso vigore nelle ultime settimane”. Una “fonte britannica” confida alla testata francese che “discussioni sono in corso fra la Gran Bretagna e la Francia sulla cooperazione in materia di difesa, in particolare con l’obiettivo di creare un nocciolo duro fra alleati in Europa, centrato sull’Ucraina e la sicurezza europea in senso ampio”.

Pur in assenza, per il momento, di decisioni ufficiali, Le Monde parla di “proposte sul tavolo” al ministero della Difesa, come quella della società “Défense Conseil International” (Dci), il principale operatore del ministero delle forze armate che si occupa dei contratti di export di armamenti francesi e del trasferimento di savoir-faire militare che ne consegue”. Stando alle notizie di Le Monde, Dci sarebbe “pronta a proseguire, in Ucraina, la formazione di soldati ucraini, come fa già in Francia e in Polonia. Potrebbe così, in caso di necessità, assicurare la manutenzione degli equipaggiamenti militari francesi inviati a Kiev. Dci ha contattato per questo Babcock, una società omologa britannica già presente in Ucraina, per condividere le installazioni di cui essa già dispone”.

Già a febbraio qundo il presidente francese Emmanuel Macron mise in campo la proposta, diversi Paesi, tra cui Ungheria, Slovacchia, Spagna e Italia si pronunciarono contre questa ipotesi ed oggi il ministro degli italiano Antonio Tajani ha ribadito che “Noi non invieremo nessun soldato a combattere in Ucraina”. Tajani in un punto stampa al G7 Esteri a Fiuggi ha anche aggiunto. “Noi aiutiamo Kiev politicamente, finanziariamente e militarmente inviando aiuti, ma non manderemo soldati a combattere in Ucraina. Dobbiamo evitare l’escalation, la Russia sta assumendo gravi responsabilità facendo combattere soldati nordcoreani e arruolando Houthi e proxy dell’Iran”.

Dal Cremlino è arrivato anche il commento del portavoce Dmitry Peskov. “Le ‘teste calde’ dell’Europa vorrebbero inviare truppe in Ucraina, ma non c’è unità” aggiungerndo: “In precedenza, ovviamente, tali idee erano state ascoltate da diverse capitali europee, ma sono state espresse anche varie controargomentazioni contrarie a questa idea”, ha osservato.

Le élite europee non hanno unanimità sull’idea di inviare truppe dai loro paesi o almeno mercenari privati per sostenere Kiev, ma alcune “teste calde” stanno riflettendo su questa opzione, ha detto il portavoce presidenziale russo Dmitry Peskov dopo le speculazioni sul quotidiano francese Le Monde.

Il quotidiano riporta che le élite europee hanno ripreso le discussioni sull’idea di inviare truppe alla luce della possibilità che la futura amministrazione statunitense guidata da Donald Trump possa ridurre il sostegno a Kiev.

“Tu ed io non sappiamo fino a che punto queste notizie corrispondano alla realtà”, ha detto il portavoce del Cremlino. “In precedenza, ovviamente, tali idee erano state ascoltate da diverse capitali europee, ma sono state avanzate anche diverse controargomentazioni a favore di questa idea. “Non c’è unanimità tra gli europei su questo punto, ma, ovviamente, compaiono alcune teste calde”, ha aggiunto.