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Legge & Diritto. Bruciare potature e sterpaglie nel proprio giardino: ecco cosa dicono le normative

Chi ha la fortuna di avere una casa con giardino in un centro abitato, nel periodo che va da fine novembre a marzo, ha la necessita di smaltire potature e sterpaglie prodotte dal terreno e bruciarle, è il modo più facile ed economico per farlo, ma è consentito dalla legge?

In tempi recenti nelle aree rurali e nelle periferie delle città era il metodo utilizzato da tutti, ma oggi sono subentrate normative restrittive per rispettare l’ambiente e la salute delle persone. Vediamo dunque come smaltire potature e sterpaglie nel rispetto della legge.

Iniziamo dal capire come la normativa considera potature e sterpaglie. Sappiamo che bruciare i rifiuti è proibito, dunque se tali fossero classificati sarebbe vietato bruciarli in loco, ma fortunatamente questi pezzi di vegetali sono equiparati a scarti di prodotti dalla manutenzione dei terreni. Nello specifico, a normare la materia interviene il decreto legislativo n. 152/2006, conosciuto come Codice dell’ambiente, che concede che possano essere bruciate, ma non in modo indiscriminato.

In Italia la legge consente di bruciare le sterpaglie solo se queste provengono da attività agricole o forestali ordinarie, o dalla manutenzione del verde pubblico gestito dai Comuni, inoltre non devono contenere sostanze chimiche o altri componenti pericolose. Infine le ceneri prodotte devono essere riutilizzate in agricoltura o nella silvicoltura come fertilizzanti.

Se invece questi scarti sono di giardini privati, è possibile farlo, ma rispettando alcuni limiti. La quantità giornaliera di sterpaglie bruciate non deve superare i 3 metri steri (circa 3 metri cubi) per ettaro di terreno, e le ceneri devono essere utilizzate come ammendante sul terreno. Quindi rispettando queste condizioni, anche i privati possono gestire le sterpaglie tramite combustione, per buone pace di vicini che spesso, infastiditi dal fumo, iniziano vere proprie “battaglia” anche legali.

Inoltre, vanno rispettati divieti temporanei alla combustione delle sterpaglie, disposte da Regioni, Comuni e altri enti pubblici con competenze ambientali, che possono introdurre restrizioni in specifici periodi dell’anno, in cui condizioni climatiche particolarmente secche o ventose aumentano il rischio di incendi, oppure quando il fumo derivante dalla combustione potrebbe rappresentare un pericolo per la salute pubblica o per l’ambiente.

Attenzione quindi a tutte le norme, se non si rispettano queste regole, si rischiano conseguenze anche gravi, che possono andare da spese per eventuali per risarcimenti e bonifiche, fino alla denuncia di combustione illecita di rifiuti, reato disciplinato dall’articolo 256 bis del Codice dell’ambiente, che è punibile con la reclusione da 3 a 6 anni. È consigliabili per chi non può rispettare la legge smaltire le sterpaglie presso i centri autorizzati, che oltretutto di solito è gratuito.

Legge & Diritto è una rubrica a cadenza quindicinale.

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