Le cartelle esattoriali sono soggette a termini precisi di legge per presentare ricorso, trascorsi i quali non è più possibile impugnarle ed inoltre sono soggette a prescrizione. Vediamo dunque se esiste un modo per liberarsi di una cartella già prescritta e non impugnata
La natura perentoria dei termini di impugnazione fa supporre che l’unica soluzione è pagare per evitare conseguenze peggiori, quali pignoramenti e altro, ma in realtà una possibilità per non pagare rispettando la legge esiste.
Iniziamo a vedere erntro quanti giorni si può impugnare una cartella esattoriale:
- 60 giorni per imposte e tasse (il ricorso si presenta alla Corte di Giustizia Tributaria;
- 30 giorni per multe stradali, canone acqua e sanzioni amministrative (il ricorso si presenza al Giudice di Pace);
- 40 giorni per contributi dovuti all’INPS o all’INAIL (il ricorso va depositato in Tribunale, sezione lavoro e previdenza).
Trascorsi tali termini la cartella esattoriale diventa esecutiva e l’Ente in qualsiasi momento può agire per recuperare la somma, ma entro i termini della prescrizione.
Vediamo quindi entro quanto tempo si prescrive una cartella esattoriale
In realtà non esiste un termine unico di prescrizione, la cartella segue la prescrizione del tributo non pagato:
- le imposte di Stato quali: Irpef, Ires, Iva, bollo, imposta di registro, ipotecaria, catastale, sulle donazioni e successioni, canone Rai, contributi alle Camere di Commercio, si prescrivono in 10 anni;
- le imposte dovute agli enti locali: Imu, Tari, Tosap e similari, si prescrivono in 5 anni;
- il bollo auto si prescrive in 3 anni;
- le sanzioni amministrative, penali e fiscali, compresi gli interessi, si prescrivono in 5 anni;
- le multe stradali, che rientrano nel novero delle sanzioni amministrative, si prescrivono in 5 anni.
Dunque la cartella scaduta non si può mai impugnare, anche se il debito si è prescritto, tranne nel caso che il contribuente dimostri di non aver mai ricevuto la cartella e si sia accorto del debito solo attraverso l’estratto di ruolo. Ma anche in presenza di questi casi il ricorso è ammissibile solo se sussiste una valida motivazione:
- per la partecipazione a una procedura di appalto
- oppure per la riscossione di somme allo stesso dovute dai soggetti pubblici;
- infine per la perdita di un beneficio nei rapporti con una Pubblica Amministrazione;
- nell’ambito delle procedure previste dal codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza di cui al Dlgs 14/2019;
- in relazione ad operazioni di finanziamento da parte di soggetti autorizzati;
- nell’ambito della cessione dell’azienda, in relazione al certificato previsto dall’articolo 14, Dlgs 472/1997.
Dopo avere chiarito cosa prevede la legge, resta da dare una risposta alla domanda iniziale: come cancellare una cartella prescritta?
Sembrerà strano, ma la soluzione è semplice: non bisogna fare nulla se non attendere che l’Esattore notifichi una richiesta di pagamento dopo che la carella è prescritta econtestarla, entro i termini sopra elencati, per “intervenuta prescrizione del credito”. Ovviamente se l’Esattore. Come spesso accade, non notifica nulla, non c’è alcun interesse a impugnare la cartella posto che questa non viene messa in esecuzione.

Debora Ranzetti, romana, avvocato ma blogger per passione. Non ha partiti ne tessere, amante delle battaglie impossibili, il cui motto è: “non mi piego, ma a spezzarmi non ci penso nemmeno”. Scrive quello che pensa, senza filtri, ma sempre nel rispetto delle regole. Animalista, ambientalista, inquieta e sempre di corsa, ma pronta a fermarsi se qualcuno è in difficoltà.