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Legge & Diritto. Guida alla Tutela medico-legale per chi è affetto da qualsiasi forma di cefalea


Il cittadino che sia affetto da qualsiasi forma di cefalea, diagnosticata ed opportunamente certificata, può richiedere che vengano attuate nei suoi confronti diverse tipologie di tutela previste dalla legge

Non tutti sanno che la legge tutela chiunque sia affetto da qualsiasi forma di cefalea, diagnosticata ed opportunamente certificata. Queste le norme di riferimento:

  • D.M. 5 febbraio 1992: “Approvazione della nuova tabella indicativa delle percentuali d’invalidità per le minorazioni e malattie invalidanti”.
  • Con il Decreto del Ministero della Sanità del 5 febbraio 1992 l’ordinamento italiano ha previsto lo strumento guida, costituito dall’applicazione di un sistema tabellare, per le valutazioni medico-legali delle Commissioni per l’accertamento della Invalidità civile.

Ai fini applicativi certificativi e di altri benefici di tipo assistenziale ed eventualmente economici, il riconoscimento della cefalea come minorazione o malattia invalidante risulta essere un procedimento complesso. Ciò perché la diagnosi che la individua e la accerta non si basa su elementi obiettivi, e quindi facilmente riproducibili e verificabili, bensì sulla soggettività del paziente e sulla valutazione medico-clinica.

Tali caratteristiche rendono la cefalea non direttamente ed automaticamente collocabile in alcuna delle voci tabellari del D.M. 5 febbraio 1992 che, peraltro, non presentano riferimenti diretti al tema delle sindromi cefalalgiche ed alle algie in generale.

Per questo motivo, alcune Regioni d’Italia hanno emanato provvedimenti volti ad integrare tali tabelle ministeriali in modo da fornire nuovi parametri di valutazione per la cefalea. In particolare, la Lombardia nel 2007 e la Valle d’Aosta nel 2010 hanno fissato nuove indicazioni operative per la valutazione percentuale delle cefalee mediante un sistema tabellare ad hoc.

Il medico competente, tuttavia, solitamente procede per via analogica operando un tentativo di confronto rispetto alle patologie presenti nel sistema tabellare ai sensi del D.M. 5 febbraio 1992.

Il giudizio medico, in particolare si fonda su alcune caratteristiche tipiche della patologia in oggetto: i pazienti cefalalgici sono affetti da manifestazioni (“attacco di cefalea”) a cadenza settimanale o plurisettimanale, con conseguenze nel comportamento e riflessi nel contesto socioaffettivo ed economico sociale; l’attacco di cefalea, specie se di forte intensità, per la fase acuta e per l’immediata e successiva fase post-acuta, può determinare incapacità a svolgere autonomamente alcune attività quotidiane e strumentali di base; i cefalalgici, inoltre, possono nutrire una sorta di “ansia anticipatoria” tale da configurare patologie inserite nel D. M. 5 febbraio 1992 (depressione endoreattiva, nevrosi ansiosa, ecc…). Secondo le statistiche di uno studio canadese il 31% degli emicranici ha cancellato impegni familiari e il 30% attività sociali. Più della metà dei cefalalgici interpellati ha affermato che l’emicrania interferisce con i loro rapporti familiari in un modo o nell’altro.

Legge 5 febbraio 1992, n. 104: “Legge-quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate”.

La legge in oggetto contiene all’art. 3 la definizione di “persona handicappata”, intesa come “colui che presenta una minorazione fisica, psichica o sensoriale stabilizzata o progressiva che è causa di difficoltà di apprendimento di relazione o di integrazione lavorativa e tale da determinare un processo di svantaggio sociale o di emarginazione”.

Tale definizione è importante, perché tiene in considerazione la sussistenza di una minorazione di qualunque genere e fa soprattutto riferimento alle concrete conseguenze derivanti dalla stessa. È una definizione importante, dunque, perché considera la persona in modo globale e non solo limitatamente all’ambito di produttore di beni economicamente apprezzabili.

Lo stesso articolo, inoltre, sottolinea che la persona portatrice di handicap “ha diritto alle prestazioni stabilite in suo favore in relazione alla natura ed alla consistenza della minorazione, alla capacità complessiva individuale residua ed alla efficacia delle terapie riabilitative”, mettendo in evidenza come il vivere non sia estrinsecazione del solo agire, ma espressione di attività di natura fisica ed intellettuale che concretizzi in modo attivo il vivere con capacità di adattamento all’ambiente circostante.

Ciò significa che è certamente applicabile la “legge 104” (previo accertamento di invalidità o di “handicap”) ai cittadini affetti da “cefalea”, dal momento che tale patologia, soprattutto se si considerano le ripercussioni psicologiche, può costituire causa di difficoltà di apprendimento, di relazione o di integrazione lavorativa tale da determinare un processo di svantaggio sociale o di emarginazione.

Pertanto, il soggetto affetto da cefalea potrebbe avere diritto, per esempio, alla precedenza rispetto all’avvicinamento della sede di lavoro, ma anche a prestazioni sanitarie e sociali integrate tra loro, che valorizzino le abilità di ogni persona con disabilità ed intervengano a livello globale per arginare le condizioni disagevoli derivanti dalla situazione di handicap, coinvolgendo la famiglia e la comunità.

Legge 12 marzo 1999, n. 68 “Norme per il diritto al lavoro dei disabili”.
Dal momento che la patologia “cefalea” è molto diffusa e colpisce anche una popolazione giovane e produttiva sotto il profilo lavorativo, assume rilevanza anche socio-economica.

La legge n. 68 del 1999, infatti, si rivolge alle seguenti categorie di lavoratori: a) alle persone in età lavorativa affette da minorazioni fisiche, psichiche o sensoriali e ai portatori di handicap intellettivo, che comportino una riduzione della capacità lavorativa superiore al 45%; b) alle persone invalide del lavoro con un grado di invalidità superiore al 33% accertata dall’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali (INAIL); c) alle persone non vedenti o “sordomute” (sordomutismo o sordità prelinguale da perdita uditiva grave bilaterale con evidenti fonologopatie audiogene); d) alle persone invalide di guerra, invalide civili di guerra e invalide per servizio.

Per tali categorie di soggetti la legge prevede quote di assunzione obbligatorie per le aziende, sia pubbliche che private nonché l’iscrizione delle persone disabili che siano non occupate ed aspirino a un’occupazione conforme alle proprie capacità lavorative in un apposito elenco speciale. Quanto ai cittadini affetti da cefalea, la legge potrebbe essere applicata per il collocamento o il ricollocamento del lavoratore.

Legge & Diritto è una rubrica quindicinale a cura della dott.ssa Francesca Santangelo.