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Legge & Diritto. Stalking condominiale: ecco quando si è vittima e come difendersi

Lo stalking condominiale è un reato commesso da chi pone in essere comportamenti molesti e persecutori nei confronti dei vicini di casa, tanto da costringerli a cambiare le proprie abitudini di vita

Il reato di stalking condominiale rientra nell’ambito dall’art. 612-bis del Codice penale (Atti persecutori) che così recita: “Salvo che il fatto costituisca più grave reato, è punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni chiunque, con condotte reiterate, minaccia o molesta taluno in modo da cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero da ingenerare un fondato timore per l’incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva ovvero da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita”.

Un esempio classico è quando un vicino mette in atto comportamenti talmente molesti e persecutori da diventare insostenibili fino ad indurre il perseguitato a cambiare casa.  Spesso però il molestatore la fa franca, ma se viene denunciato, corre il rischio di essere condannato, sia in sede penale che civile e a risarcire i danni causati.

Chiarito in cosa consiste il reato, ecco  come ci si può difendere

  • La vittima innanzitutto deve diffidare – per iscritto – l’autore di questi soprusi  intimandogli di mettere fine alla propria condotta;
  • se la diffida non ottiene il risultato sperato è necessario sporgere denuncia e far intervenire le forze dell’ordine;
  • ovviamente a corredo della denuncia  la vittima deve raccogliere le prove dei fatti attraverso registrazioni, foto e soprattutto far assistere agli eventi incriminati, persone terze che possano testimoniare.

In una recente sentenza il giudice della X sezione penale del Tribunale di Roma, ha condannato una  donna a 9 mesi di reclusione, oltre al pagamento delle spese processuali e ad una provvisionale di 1.000 euro. Inoltre per i danni subiti dalla vittima, la sentenza ha sancito che dovranno essere determinarsi in separata sede. 

In questo caso, una vicina di casa insultava la vittima, le urlava contro e le gettava escrementi davanti alla porta. Comportamenti che hanno provocato alla vittima uno stress tale da essere costretta a cambiare casa.  Va da se che persecuzioni di questo tipo vissuti giornalmente, creano  turbamento e stress, che in questo caso, essendo la vittima in affitto, ha potuto cambiare casa, ma se l’appartamento fosse stato di sua proprietà, la situazione sarebbe stata assai diversa.

Nella sentenza del giudice della X sezione penale del tribunale di Roma si legge: “Si rileva la sussistenza di tutti gli elementi costitutivi dello stalking, avendo la T. posto in essere una serie di condotte moleste che hanno ingenerato nella persona offesa uno stato di ansia e timore, e costretto a modificare anche le proprie abitudini fino a farla trasferire”.  Ed ancora: “La persona offesa ha riferito che tali comportamenti le mettevano ansia e la inquietavano, era costretta a tenere chiusa la persiana per evitare che l’imputata la guardasse dentro il suo appartamento e, quando la vedeva rientrando a casa aspettava che entrasse prima lei; inoltre non poteva invitare nessuno perché lei gridava che la casa era abusiva e che se ne doveva andare, sempre appellandola con epiteti ingiuriosi”.

Di fronte a comportamenti di questo tipo, solitamente cercare di sopportare sperando che il persecutore la smetta, è inutile, chi fa queste genere di cose, spesso gode nel vedere soffrire la sua vittima, quindi il consiglio è di denunciare immediatamente.