In diverse località del Libano sono esplosi dei cercapersone, piccoli apparecchi di telecomunicazioni senza fili, che pare siano stati modificati prima dell’acquisto con cariche esplosive. Hezbollah punta il dito sui servizi segreti israeliani
Lo riporta la testata libanese L’Orient-Le Jour, che cita informazioni che circolano secondo cui Israele avrebbe fatto esplodere i dispositivi intorno a mezzogiorno a Beirut, in Libano, e a Damasco, in Siria. Esplosi intorno alle 15.30 (le 14.30 italiane, ndr), contemporaneamente i cercapersone di miliziani Hezbollah. L’attacco informatico al momento in Libano, ha causato almeno 18 morti e più di 4.000, dei quali oltre 200 in modo critico ha annunciato il ministro della Sanità libanese.
Secondo le informazioni che circolano, Israele avrebbe fatto esplodere i dispositivi usati da Hezbollah. Esplosioni sono state udite nella periferia sud di Beirut, nonché nel sud del Libano, e nella Bekaa. Tra le vittime c’è anche una bambina di 10 anni, secondo quanto riferito da Hezbollah. Il governo libanese ha poi denunciato la “criminale aggressione di Israele” sul suo territorio. La tv saudita al Hadath ha riferito che il figlio di un deputato libanese di Hezbollah, Ali Ammar, è stato ucciso da un’esplosione. Tra i feriti l’ambasciatore iraniano in Libano Mojtaba Amani, riporta Haartez. Secondo una fonte di Hezbollah, il leader Hassan Nasrallah non è rimasto ferito nell’esplosione dei cercapersone, che evidentemente aveva pure lui. Lo riferisce Channel 12.
Secondo quanto scrive la BBC, che riporta le affermaziomi di un esperto di munizioni, in passato nell’esercito britannico, che ha chiesto di restare anonimo, i dispositivi esplosi in Libano e Siria “contenevano probabilmente dai 10 ai 20 grammi ciascuno di esplosivo ad alto potenziale, nascosto all’interno di un componente elettronico falso” . L’esplosivo, ha spiegato l’esperto, sarebbe stato armato da un segnale, qualcosa chiamato messaggio di testo alfanumerico.
Secondo Dmitri Alperovitch, un altro esperto di sicurezza, su X ha scritto che si tratta probabilmente “di uno degli attacchi fisici alla supply chain più estesi della storia”, aggiungendo che gli attacchi alla supply chain rappresentano una preoccupazione crescente nel mondo della sicurezza informatica: di recente si sono verificati numerosi attacchi informatici di alto profilo, causati da hacker che hanno ottenuto l’accesso ai prodotti mentre erano in fase di sviluppo. Ma questi attacchi sono solitamente limitati al software. Gli attacchi alla supply chain hardware sono molto più rari perché implicano l’acquisizione del dispositivo stesso. Se si fosse trattato davvero di un attacco alla supply chain, avrebbe comportato – sottolinea Alperovitch – “un’operazione su vasta scala per aprire i cercapersone in un ambiente simile a quello di una fabbrica e manometterli segretamente in qualche modo”.
Secondo Pierluigi Paganini, esperto di sicurezza e professore di Cybersecurity presso l’Università Luiss Guido Carli: “È probabile che gli attentatori abbiano intercettato i lotti di cercapersone di cui gli Hezbollah si sono approvvigionati di recente e abbiano modificato i dispositivi prima della consegna, introducendo delle modifiche che sono poi state sfruttate nell’attacco”. È questa secondo Paganini l’ipotesi più probabile sulle esplosioni che hanno fatto morti e migliaia di feriti in Libano e in Siria: “Le ipotesi sono due”, spiega all’ANSA, “O i sabotatori hanno individuato falle in fase di produzione e le hanno sfruttate da remoto. Oppure, ipotesi che ritengo più probabile in base alle informazioni pubblicamente disponibili – precisa Paganini – gli attaccanti, con agenti sul campo, hanno intercettato i lotti di cercapersone di cui gli Hezbollah si sono approvvigionati di recente e li hanno modificati della consegna introducendo delle falle che sono poi state sfruttate nell’attacco”. Ciò sarebbe possibile, spiega l’esperto, “attraverso una vulnerabilità nel software presente nei chip della batteria che controllano i processi di carico e scarico”. In pratica, i sabotatori avrebbero messo in corto le batterie dei dispositivi generando un calore elevato, fino a 4-500 gradi, che porta all’esplosione.
In un comunicato il Consiglio dei ministri libanese ha “denunciato con forza la criminale aggressione israeliana, che rappresenta una grave violazione della sicurezza e della sovranità libanese”, riferendosi all’attacco informatico che ha fatto esplodere i cercapersone in dotazione ai membri di Hezbollah in varie zone del Libano. Il Consiglio dei Ministri ha aggiunto di aver “immediatamente avviato contatti con i Paesi interessati e con le Nazioni Unite per metterli di fronte alle loro responsabilità rispetto a questa criminalità che non conosce limiti”.
Hezbollah: “Israele riceverà giusta punizione”
“I nostri martiri e i nostri feriti rappresentano il simbolo della nostra lotta e dei nostri sacrifici per Gerusalemme. Questo nemico perfido e criminale riceverà sicuramente la giusta punizione per questa aggressione criminale”. È quanto afferma Hezbollah in un secondo comunicato rilasciato dopo le esplosioni dei cercapersone in dotazione ai suoi membri che hanno causato almeno 8 morti e 2.800 feriti in varie parti del Libano.
Redazione Fatti & Avvenimenti