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Licata. Fondata la prima Comunità Slow Food “Per la sostenibilità nella Valle del Salso”


E’ stata fondata la Comunità Slow Food di Licata, una delle prime comunità che nascono in Sicilia e che saranno presentate ufficialmente ad Enna il prossimo 4 maggio, in occasione dell’Assemblea Regionale dei soci Slow Food Sicilia

All’origine del progetto, voluto da dieci licatesi impegnati nel sociale, e che a vario titolo ormai da anni si occupano di food, territorio e rivalutazione dei prodotti della terra, c’è la voglia di “sostenere le cosiddette “Colture Resilienti”, tutte quelle colture nate in località disagiate ed a rischio di abbandono”.

“Le colture – aggiungono i fondatori della comunità – potranno essere orti, campi di grano, alberi e qualsiasi altro tipo di attività agricola che è tipica di un territorio e che è stata abbandonata o è a rischio di cementificazione. Le “Colture Resilienti”, si possono individuare in territori montani o in piccole isole nel mare, ed hanno in comune la possibilità di recuperare antiche colture da inserire nell’Arca del Gusto”.

Il progetto è ampio e prevede, d’accordo con Slow Food, tutta una serie di colture, ma l’idea in prima battuta è quella di rivalutare il “Pomodoro Buttiglieddu”, coltura antichissima che a Licata, purtroppo, è quasi sparita. Da qui la scelta di pensare a collaborazioni con chi, già da qualche mese, è impegnato nel tentativo di far riscoprire il “Buttiglieddu”.

Portavoce della Comunità Slow Food di Licata è stato nominato Giuseppe Patti, titolare della Premiata Pizzeria Sardasalata, imprenditore, responsabile provinciale della Cna Turismo.

Ecco, in ordine alfabetico, tutti i nomi dei soci fondatori della Comunità licatese: Alfredo Quignones, Angelo Augusto, Cettina Callea, Daniele Ciancio, Gianluca Graci, Giuseppe Patti, Marianna Bianchi, Marilia Peritore, Raffaella Ciancio, Rosario Callea.

A metà maggio, alla presenza del portavoce di Slow Food Sicilia Saro Gugliotta, la Comunità Licatese sarà presentata ufficialmente nel corso di un evento che parlerà proprio delle “Colture Resilienti”.