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L’Italia non darà carri armati a Kiev semplicemente perché non li ha

L’Italia è l’esempio più evidente della capacità militare della Nato: poche armi realmente disponibili e datate e questo… i russi lo sanno

L’Occidente ieri ha ufficializzato l’invio di tank a Kiev, che nonostante l’ottimismo di facciata, come affermato da molti analisti, non cambieranno le sorti della guerra, in primis perché complessivamente sono solo un’ottantina contro le migliaia dei russi e poi perché ci vorranno mesi per essere consegnati e per addestrare i militari ucraini ad utilizzarli.

“Ci vorranno mesi” perché a parte la Polonia che ne ha circa 500, ma è al confine con la Russia e non può disfarsene per non rischiare di rimanere sguarnita in caso il conflitto si allargasse e la Germania che ha circa 330, che ha lo stesso problema, gli altri eserciti dispongono di poche unità e spesso non o mal funzionati o da aggiornare. Tra questi c’è l’Italia, che dispone di circa 150 Ariete di produzione propria, dei quali, secondo indiscrezioni, quelli operativi sarebbero poche decine. Inoltre essendo “datati”, di fatto fermi tecnicamente agli anni 70/80, dovranno essere ammodernati nei prossimi anni, con una spesa di circa un miliardo di euro per 125 unità che subiranno il necessario restyling. 

L’Italia dunque non potrà fornire tank a Kiev perché  ne abbiamo pochi e non sono di ultima generazione. Nei trent’anni di pace globale e di missioni estere limitate, questi mezzi non servivano più e sono stati dimenticati. Dopo la fine della Guerra Fredda sono stati costruiti solo duecento Ariete progettati dalla Oto Melara, mezzi che sulla carta dovevano essere equivalenti ai Leopard tedeschi, ma che nei fatti, oggi sono obsoleti.