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L’Occidente sta mollando Zelensky? Kiev: “Negoziare ora con Mosca sarebbe una resa”

Kiev guarda a quelle che definisce “vittorie militari” sul campo, “dimenticando” che l’intera Ucraina è un poligono di tiro per i missili russi e che le infrastrutture principali, soprattutto energetiche, sono ormai ridotte all’osso

Mykhaylo Podolyak, principale consigliere del presidente ucraino Zelensky, ha dichiarato che l’avvio di un negoziato con la Russia equivarrebbe ad una “capitolazione di Kiev”. Lo ha detto durante un’intervista all’agenzia di stampa France Press.

Podolyak ha affermato che le pressioni dell’Occidente affinché l’Ucraina accetti di sedere a un tavolo con Mosca rappresentano una “bizzarra” richiesta di resa. Per il consigliere del presidente ucraino le truppe di Kiev stanno ottenendo importanti risultati sul campo, come la presa di Kherson svuotata dai russi che invece di combattere per una città vuota – sono stati evacuati anche i civili – si sono ritirati riassestando il fronte sulla riva sinistra del Dnipro dove stanno ammassando uomini e mezzi.

“Quando hai l’iniziativa sul terreno, è un po’ strano ricevere proposte del tipo: ‘Non sarai comunque in grado di fare tutto con mezzi militari, devi negoziare'”, ha detto Mykhaylo Podolyak.

Secondo il consigliere di Zelensky, significherebbe che il Paese “che recupera i suoi territori, deve capitolare davanti al Paese che sta perdendo“. Una narrazione ovviamente di parte quella di Podolyak che però fa riflettere non poco.

L’Occidente, fondamentalmente l’autore vero della resistenza di Kiev – perché l’esercito ucraino può essere temerario e resistente quanto vuole ma senza armi e mezzi è indubbiamente difficile combattere – vuole, a detta del consigliere presidenziale ucraino, spingere per una trattativa con la Russia, che significherebbe una resa di Kiev, malgrado Kiev affermi di stare vincendo la guerra.

Delle due quindi una: o l’Occidente si è improvvisamente accordata con Mosca dopo aver sanzionato tutto il sanzionabile ed essersi autoinflitto punizioni economiche colossali per danneggiare “anche” la Russia, oppure dopo la storia dei missili ucraini in Polonia e di Kiev che ha subito spinto per far scoppiare la terza guerra mondiale, ora con l’arrivo del Generale Inverno, l’Occidente vuole una fine diplomatica della guerra prima che ci possa essere un nuovo casus belli per la terza guerra mondiale nucleare o che Mosca possa avviare una nuova offensiva contro un’Ucraina “vincente”, ma ormai al buio.

In questo senso fanno molto riflettere anche le parole dell’ex presidente russo e attuale vicepresidente del comitato di sicurezza russo, Dimitry Medvedev, secondo cui “tutti sono stufi” di Kiev e nessuno vuole rischiare una terza guerra mondiale.

I maldestri tentativi di attribuire il bombardamento della Polonia al nostro Paese non sono stati assecondati da nessuno, nemmeno dai più inveterati russofobi, i polacchi. – ha scritto su Telegram l’ex presidente russo – E questo è un segnale importante: 1. Tutti sono stufi del regime di Kiev. Soprattutto il nevrotico Zelensky, che si infiamma continuamente con passione, piagnucola, si lamenta ed estorce sempre più elemosine in denaro e armi. Si comporta come un bambino isterico con problemi di sviluppo. 2. Gli Stati Uniti, la NATO e la UE non vogliono una rottura definitiva con la Russia, cosa che comporterebbe il rischio di una terza guerra mondiale. Di conseguenza, si moltiplicano i tentativi di coccolare e far ragionare Kiev, e di spingerla ad abbandonare i negoziati. 3. Zelensky non vuole trattative per ovvie ed egoistiche ragioni. Inoltre, sono molto rischiose per lui, come abbiamo già accennato. Dopo tutto, se non riconosce la realtà del collasso dell’Ucraina, non ha senso sedersi al tavolo. Ma se lo ammettesse, verrebbe ucciso dai suoi stessi nazionalisti, che sono in combutta con i vertici dell’esercito. E ne è spaventato a morte. Zugzwang“.

Medvedev termina il suo post con l’espressione “Zugzwang”, tipica degli scacchi ed usato per indicare il fatto di dover muovere quando ciò costituisca uno svantaggio per il giocatore, in quanto ogni mossa di cui dispone altera la sua posizione in favore dell’avversario.