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L’Ue si prepara alla guerra e illustra il piano per “sopravvivere 72 ore”: nel kit medicine, cibo in scatola, torcia, batterie e contante

Presentata dalla Commissione Ue e l’Alta rappresentante Kaja Kallas la ‘Strategia Ue per la preparazione’ alla sopravvivenza in caso di guerra, cambiamenti climatici e catastrofi naturali

Nella bozza della nuova strategia figurano 30 azioni chiave che gli Stati membri dovrebbero implementare per essere preparati di fronte a scenari di crisi. La strategia incoraggia la popolazione a fare “scorte essenziali per un minimo di 72 ore in caso di emergenza” e suggerisce la creazione di un hub di crisi Ue per “migliorare l’integrazione tra le attuali strutture di crisi Ue”.

La commissaria Ue per la gestione delle crisi, Hadja Lahbib, oggi ha anche illustrato la sua “borsa della resilienza”, che comprende anche i rifugi in caso scoppiasse la guerra. In un video di un minuto e mezzo, con un pianoforte a fare da sottofondo, apparentemente ironico ma tremendamente serio, la commissaria Ue per la Gestione delle Crisi illustra il suo kit di sopravvivenza.

L’iniziativa lanciata dalla Commissione. “Benvenuti nella ‘Cosa c’è nella mia borsa?’ Edizione sopravvivenza”, la commissaria belga, seduta nel suo studio, si chiede: “Un disastro è alle porte, cosa mi porto nella borsa per sopravvivere nelle prime 72 ore?” e passa ad illustrare il contenuto del kit.

Si inizia come logico dall’acqua, si passa alla torcia, al coltellino svizzero ai fiammiferi e all’accendino, fino alle medicine e al cibo in scatola. Ovviamente non può mancare il cellulare completo di caricabatterie e un power bank e il denaro contante, perché durante una guerra la carta di credito diventa un inutile pezzo di plastica. Per ultimo la commissario inserisce le carte da gioco, una radio e per chi ne ha bisogno gli occhiali da vista. Lahbib  presentando la strategia sulla Preparazione Ue ha poi aggiunto: “Noi non raccomandiamo il servizio militare, non ci siamo basati sul modello finlandese”.

La ciliegina sulla torta l’ha messa la vicepresidente Roxana Minzatu: “Sui rifugi antiaerei, ci sono certi Paesi che hanno un po’ una tradizione e li stanno sistemando – ha detto. Al sud dell’Unione non c’è questa realtà. Spetta a ogni Stato fare il punto della situazione, su come proteggere i propri cittadini. Noi consigliamo collaborazioni pubblico-privato, perché imprese pubblico-privato potrebbero servire da rifugio. Oppure le stazioni della metro potrebbero servire da rifugio”.PubblicitàPubblicità