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M5S ARS. Esplosioni in mare: “Musumeci non svenda la sicilia ai petrolieri e neghi le autorizzazioni all’ENI ”


È un grido di allarme quello lanciato dai deputati della Commissione Ambiente del Movimento 5 Stelle all’Ars, Giancarlo Cancelleri, Stefania Campo, Giovanni Di Caro, Nuccio Di Paola e Matteo Mangiacavallo.

L’ENI, ha chiesto di procedere con le esplosioni in mare per la ricerca di idrocarburi nel canale di Sicilia davanti alle coste tra Gela e Licata e l’associazione Stoppa la Piattaforma guidata dall’ingegnere saccense Mario Di Giovanna, ha depositato un’interpellanza urgente con la quale si chiede al governo Musumeci se ha intenzione di opporsi all’istanza dell’Eni.

I cinque deputati regionali pentastellati, da sempre sensibili a questo tema, hanno fatto propria l’intepellanza ed hanno chiesto a Musumeci di “non proseguire alla svendita della sicilia ai petrolieri per un piatto di lenticchie e neghi le autorizzazioni”.

“La nuova istanza presentata dalla ENI Divisione Exploration & Production – scrivono in una nota i deputati del M5S – ha riattivato le procedure di Valutazione di Impatto Ambientale lo scorso 29 Novembre. Il programma dei lavori mette i brividi, si prevedono infatti l’acquisizione di circa 120 Kmq nel golfo di Licata e Gela di sismica 3D attraverso la tecnica dell’airgun, una serie di esplosioni in mare che hanno effetti devastanti nella delicata flora e fauna marina, ed una fase finale con la perforazione di un pozzo esplorativo, il tutto finalizzato alla ricerca di gas e petrolio in mare. Quest’ultima istanza è l’ultima di una lunga serie che a varia titolo sono state richieste ed in molti casi ottenute nel Canale di Sicilia, che rischiano in caso di incidente rilevante di distruggere l’ambiente e l’economia Siciliana”.

“Inoltre – proseguono i pentastellati – le ricadute economiche per la Regione Siciliana sono praticamente nulle, a titolo d’esempio le Royalty pagate alla nostra Regione per tutte le piattaforme attive nel canale di Sicilia nel 2017 sono ammontate a soli 296.347,75 euro, meno di 6 centesimi a Siciliano, per mettere a rischio di disastro ambientale un’intera Regione”.

Infine concludono: “Con la nostra interpellanza chiediamo al Presidente Musumeci se, nei termini previsti dalla procedura di Valutazione di Impatto Ambientale che scadevano lo scorso 3 Febbraio, si è opposto a questo ennesimo progetto di ricerca e se più in generale vuole intraprendere un opposizione politica e legale contro lo sfruttamento petrolifero ed industriale del Canale di Sicilia oggetto di numerosissime istanze e permessi di ricerca e coltivazione di idrocarburi in mare o se vuole come il passato presidente Crocetta, svendere il nostro mare e mettere a rischio il nostro ambiente e la nostra economia – concludono – per pochi centesimi di euro a siciliano”.