La sanatoria per i club denominata salva-calcio, crea un mancato gettito di 889 milioni di euro che il governo ha compensato togliendo il reddito di cittadinanza a 400 mila famiglia nel 2023
Giorgia Meloni aveva detto e ridetto in tutte le sedi: “Nessun condono nella manovra”, ma poi è andata diversamente. Nei fatti nella manovra di condoni ve ne sono ben 12 che vanno dalle multe e penali non pagate, alla sanatoria per le criptovalute, fino alla sanatoria per le contestazioni bonarie dell’Agenzia delle entrate. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che nel discorso di fine anno ha sottolineato che “l’Italia è di chi paga le tasse”, la manovra però l’ha firmata, confermando il detto “Predica bene e razzola male”.
Una manovra che toglie ai poveri e da ai ricchi e tra i punti più criticati c’è la cosiddetta “salva-calcio”, approvata nella legge di Bilancio con un semplice emendamento. A beneficiarie della misura sono tutte le società sportive, anche dilettantistiche, ma appare evidente che è rivolta soprattutto alle società di Serie A. Nello specifico, se nel 2022 le tasse per gli enti sportivi erano state sospese a causa del Covid, con la conseguenza che si sono accumulati degli arretrati per 889 milioni di euro, questo bel tesoretto – che avrebbe dovuto essere pagato entro fine anno – non entrerà più nelle casse dello Stato. La norma salva-calcio infatti, prevede che le tasse dovute potranno essere pagate in 60 rate mensili, cioè in 5 anni, con una piccola sanzione del 3%.
Il governo ha rinunciato agli 889 milioni di euro di tasse delle ricche società di calcio ed ha tappato il buco che si è creato, togliendo il reddito di cittadinanza a 400 mila famiglie che da gennaio non potranno comprasi più neanche il pane.
Redazione Fatti & Avvenimenti