⦿ Ultim'ora

Matteo Messina Denaro arrestato, dopo il clamore c’è il sospetto: “Può esserci stato un accordo?”

Teoria del complotto “popolare” o sospetto fin troppo palese? Sono tanti a chiedersi se il clamoroso arresto di oggi sia stato un risultato degli inquirenti o il frutto di un opaco accordo

L’ex boss latitante Matteo Messina Denaro, ovvero l’uomo più ricercato d’Italia è stato arrestato questa mattina nella clinica “La Maddalena” di Palermo. Il boss era in attesa di effettuare una seduta di chemioterapia per metastasi al fegato. L’arresto come prevedibile ha avuto un impressionante eco internazionale e le istituzioni italiane non hanno esitato un attimo a sbandierare l’evento – ed esibirlo quasi come un trofeo di caccia, ammesso che “caccia” sia stata – tanto che la premier Giorgia Meloni ha preso il volo per Palermo per complimentarsi di persona con la squadra investigativa che ha compiuto l’importante arresto, lanciandosi addirittura nella proposta di trasfromare il 16 gennaio nel giorno della lotta alla mafia, dimenticando evidentemente le date dell’11 aprile – del 2006, arresto di Provenzano – e del 15 gennaio – del 1993 – quando fu arrestata la tristissima leggenda del crimine mafioso corleonese, Totò Riina.

Tanto clamore dunque, la stampa mondiale che acclama il risultato che – volenti o nolenti – ricade sul governo in carica – tipo la consegna di Battisti all’Italia – eppure in queste ore, sui social e non solo, sono tanti a chiedersi se, per dirla alla Montalbano del Maestro Camilleri, non ci sia stato “troppo teatro”. Le riprese precise, il sequestro lampo, persino gli applausi, per l’arresto di colui che fu indubbiamente il più potente boss di mafia, ma che oggi è un uomo malato, molto malato, forse addirittura prossimo alla morte e che dunque “vale” – in termini di potere criminale – molto meno di ciò che il tremendo nome lascerebbe supporre.

Un dubbio forse un po’ ostinato, forse quasi complottista, ma sicuramente legittimo, se non altro perché proprio oggi anche Salvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo ignobilmente assassinato dalla mafia, commentando su Rai1 l’arresto di Messina Denaro, (video sopra) ha espresso perplessità: “Mi atterrisce l’idea che l’arresto sia una resa in cambio di qualcosa, noto – dice Borsellino – la coincidenza che l’arresto avviene quando sta arrivando in porto l’abolizione dell’ergastolo ostativo, che era la condizione principale posta da Riina nel papello”. “Spero di non vedere tra poco personaggi come i Graviano fuori dalla galera”, ha aggiunto.

Ma il dubbio espresso da Salvatore Borsellino non è una novità, già il 05/11/2022 Salvatore Baiardo, a suo tempo persona di fiducia di boss mafioso, nella puntata di Non è l’Arena “Fantasmi di mafia” andata in onda su LA7 e condotta da Massimo Giletti, aveva rivelato che “Messina Denaro sarebbe malato e potrebbe farsi arrestare”.

Baiardo poi ha aggiunto: “L’unica speranza dei Graviano è che venga abrogato l’ergastolo ostativo”, che ricordiamo fu introdotto dopo l’assassinio dei giudici Falcone e Borsellino e che dispone per coloro a cui viene inflitta questa pena che non possano accedere alla liberazione condizionale, ai lavori esterni, alla semilibertà e permessi-premio.

Inoltre, sempre Baiardo sul nuovo governo dice: “Che arrivi un regalino?…Che magari presumiamo che un Matteo Messina Denaro sia molto malato e faccia una trattativa per consegnarsi lui stesso per fare un arresto clamoroso?” e sulla trattativa Stato-mafia: “Non è mai finita”.

Baiardo ha premesso che Messina Denaro era malato, motivo per il quale poteva consegnarsi ed in effetti il boss ha una diagnosi di metastasi al fegato e con un intervento chirurgico già subito circa due anni fa. Una malattia grave, rivelate dalle cartelle cliniche già fatte sequestrare dalla procura di Palermo nella struttura sanitaria in cui è avvenuto il blitz.

Secondo la cartelle, Matteo Messina Denaro era costretto già da alcuni anni a sottoporsi a cure continue. “Era qui per una seduta di chemioterapia, aveva appena fatto il tampone che fanno tutti i pazienti prima di sottoporsi alla terapia e stava attendendo l’esito di alcuni esami del sangue”. Sotto il falso nome di Andrea Bonafede – così raccontano i file che compongono la cartella clinica – si era già sottoposto a un intervento per la rimozione di un cancro al colon due anni fa all’ospedale Abele Ajello di Marsala. Successivamente si erano manifestate delle metastasi al fegato che aveva costretto a un secondo intervento, questa volta a Palermo. Il nuovo ricovero sarebbe invece legato a un ciclo di chemioterapie.