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Meloni “double face” all’Onu: “Non possiamo voltare le spalle all’Ucraina”, ma non va al summit con Biden e Zelensky

Dopo l’intervento all’Onu, Giorgia Meloni declina l’invito per partecipare al vertice sull’Ucraina organizzato per oggi, mercoledì 25 settembre, da Joe Biden con la presenza di Volodymyr Zelensky: si collegherà da Roma

È durato circa 13 minuti, l’intervento della presidente del Consiglio italiana all’Assemblea generale Onu, poi dopo essersi fermata soltanto per cenare con il suo staff, ha anticipato il rientro in Italia, saltando il vertice sull’Ucraina con Joe Biden e Volodymyr Zelensky. Ma si collegherà da Roma.

Giorgia Meloni nel suo intervento ha ribadito il sostegno alla causa di Kiev, ma dopo l’avvinimento alle posizoni di Elon Musk, l’uomo più vicino a Donald Trump, che l’ha premiata ed elogiata, il suo no ad essere presente al summit con Biden e Zelensky sulle azioni future sull’Ucraina, appare come un tentativo di smarcarsi.

La premier nel suo intervento all’Assemblea generale dell’Onu, ha parlato del conflitto tra Israele e Libano e di quello tra Russia e Ucraina e partendo proprio dalle due situazioni di maggiore criticità, ha toccato diversi punti chiave: “È un tempo difficile quello nel quale siamo stati chiamati a governare le nostre Nazioni. Tutto intorno a noi sembra cambiare, tutto viene messo in discussione, e le poche certezze che pensavamo di avere non sono più tali. Il destino ci sfida, ma in fondo lo fa per metterci alla prova. Nella tempesta, possiamo dimostrare di essere all’altezza del compito che la storia ci ha dato. Dimostrarlo ai cittadini che governiamo, dimostrarlo ai nostri figli. Dimostrarlo a noi stessi, forse soprattutto a noi stessi, perché come diceva un grande patriota italiano, Carlo Pisacane, protagonista di quel Risorgimento che fece dell’Italia una Nazione unita, ‘ogni ricompensa la troverò nel fondo della mia coscienza’. Affrontare i problemi piuttosto che rinviarli, avanzare piuttosto che indietreggiare, preferire ciò che è giusto a ciò che è utile, questo è il nostro compito, difficile ma necessario. L’Italia, come sempre, è pronta a fare la sua parte”.

Come detto, la presidente del Consiglio ha ribadito la posizione dell’Italia nel conflitto tra Russia e Ucraina: “Non possiamo voltarci dall’altra parte di fronte al diritto dell’Ucraina a difendere le sue frontiere, la sua sovranità, la sua libertà. È un’epoca molto complessa quella nella quale viviamo, e il carattere comune delle sfide del nostro tempo ci impone di ragionare in un modo completamente nuovo. La ferita inferta al sistema internazionale fondato sulle regole dalla guerra d’aggressione russa all’Ucraina sta avendo effetti destabilizzanti molto oltre i confini nella quale si consuma, e come un domino sta contribuendo a riaccendere, o far detonare, altri focolai di crisi”.

Ma ha preferito disertare il vertice sull’Ucraina organizzato da Joe Biden per la giornata di oggi, mercoledì 25 settembre, presente Volodymyr Zelensky. O meglio ci sarà, ma sarà collegata da Roma, saltando ancora una volta, il tradizionale ricevimento al Metropolitan Museum offerto dal Presidente americano ai partecipanti all’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Meloni lo scorso anno lo mancò per trascorrere la serata con la figlia Ginevra, una scelta che creò non poche polemiche. Il biss di questa svolta però, sta sollevando sospetti su un possibile cambio di direzione nel sostegno a Kiev. Un’ipotesi smentita dalla diretta interessata, che sulla questione ha risposto con fermezza: “No, poi io capisco che si cerchi di sostenere tesi anche contro l’evidenza. L’incontro sull’Ucraina è stato spostato su richiesta in particolare degli Stati Uniti a domani, parteciperemo lo stesso e, al di là del tentativo di dimostrare cose che non sono dimostrabili, la posizione italiana non cambia e non sta cambiando, come dimostra l’incontro di questa mattina con Zelensky”.

La presidente del consiglio ha parlato anche della crisi in Medio Oriente: “Affermiamo il diritto dello Stato di Israele di difendersi da attacchi esterni, come quello orribile del 7 ottobre scorso, ma allo stesso tempo chiediamo ad Israele di rispettare il diritto internazionale, tutelando la popolazione civile, anch’essa vittima in gran parte di Hamas e delle sue scelte distruttive. E seguendo lo stesso ragionamento sosteniamo, ovviamente, anche il diritto del popolo palestinese ad avere un proprio Stato. Ma affinché questo possa vedere presto la luce è necessario che i palestinesi lo affidino a una leadership ispirata al dialogo, alla stabilizzazione del Medio Oriente e all’autonomia”.

“Gli Accordi di Abramo – ha sottolineato la premier – hanno dimostrato la possibilità di convivere e cooperare vantaggiosamente sulla base del mutuo riconoscimento. Se questa è la prospettiva sulla quale tutti dobbiamo lavorare, e lo è, oggi l’imperativo è raggiungere, senza ulteriori ritardi, un cessate il fuoco a Gaza e l’immediato rilascio degli ostaggi israeliani. Non possiamo più assistere a tragedie come quelle di questi giorni nel Sud e nell’Est del Libano, con il coinvolgimento di civili inermi, tra cui numerosi bambini”.

Meloni poi ha parlato del pericolo per le democrazie: “I sistemi politici democratici affrontano insidie inedite. La frammentazione geo-economica cresce con conseguenze con le quali tutti dobbiamo fare i conti, soprattutto le Nazioni più fragili. Il cammino per la riduzione delle emissioni ambientali è ad un bivio, stretto tra approcci ideologici e scarsa solidarietà, soprattutto dei principali emettitori di gas a effetto serra. La scarsità di acqua e di energia incidono sempre più profondamente sullo sviluppo, sulla sicurezza alimentare e sulla stabilità sociale di intere comunità. L’utilizzo strumentale della fede religiosa diventa fattore di tensione o, peggio, fattore di persecuzione: sono milioni nel mondo le persone che soffrono a causa della loro professione di fede, e al primo posto come vittime ci sono i cristiani”.