⦿ Ultim'ora

Meloni si “stringe” a Musk, dietro l’intesa interessi nazionali: Spazio, Internet e informazione. Usa non gradiscono

Quella di Giorgia Meloni di farsi premiare ieri sera nella cerimonia dell’Atlantic Council a New York da Elon Musk è una mossa azzardata ma accuratamente ponderata, dettata dalla necessità di collaborare con colui che ha il controllo sullo spazio e che gestisce dossier strategici, capaci di generare miliardi di dollari

La decisione della premier italiana di abbracciare il Ceo di X, l’uomo al momento più vicino a Donald Trump, pare abbia irritato i dem e la Casa Bianca e creato un rischioso corto circuito con Washington. Fonti autorevoli dell’amministrazione Biden, in un contesto del tutto informale, confermano infatti che lo sgarbo è stato notato. Un azzardo, ma se Trump il 5 novembre vincerà le elezioni, Meloni avrà vinto la scommessa e ne trarrà i relativi vantaggi, ma se a prevalere fosse Kamala Harris potrebbero restare ruggini, anche se Usa e Italia hanno interesse a preservare l’alleanza.

Meloni e Musk, oltre agli interessi economici e strategici, hanno in comune anche quelli politici. A dirlo è il 30enne Andrea Stroppa che si definisce “un tecnico” di una delle aziende di Musk, SpaceX, anche se è qualcosa di più. Stroppa “come amico” cura gli appuntamenti e rapporti in Italia del miliardario, oltre a scambiarsi con lui tweet e retweet quotidiani. Secondo l’informatico: “All’Italia farebbe comodo avere aziende come Starlink e SpaceX, la premier ha le competenze per capirlo. Lui non le ha chiesto nulla, a parte il Colosseo”, dice Stoppa aggiungendo: “Elon riconosce la leadership di Giorgia Meloni. E vede in lei la stessa cosa che vede in Donald Trump, qualcuno che può difendere i valori occidentali in pericolo”.

Secondo quanto riferiscono fonti autorevoli, la presidente del Consiglio garantirà sostegno politico su un terreno simbolico, ma delicatissimo: quello legato al ruolo del social X. Elon si è già scontrato col governo del laburista inglese Starmer, a causa del megafono del social nelle violenze di piazza in Gran Bretagna. E ora rischia una reazione delle istituzioni europee per il Digital Services Act, la legge sui servizi digitali che impone alle piattaforme – quindi anche X – di bloccare la disinformazione, soprattutto a ridosso di passaggi elettorali. Meloni quindi sarebbe pronta a mettersi di traverso a Bruxelles, per aiutare “l’amico” fondatore di Tesla, seguendo il suo slogan sulla “libertà di pensiero”.

I social infatti sono un asset decisivo per le prossime battaglie di consenso, viste anche le denunce ripetute da Washington sulle interferenze russe e non solo. Non a caso, Musk ieri ha postato un video di Meloni risalente al settembre del 2023, in cui provava a difendersi nel pieno dell’emergenza sbarchi rivolgendosi direttamente a chi partiva con queste parole: “Se entrate illegalmente sarete rimpatriati”. Il ceo di Tesla rilancia quell’intervento, dodici mesi dopo e plaude all’italiana con una sola parola: “Bravo!”. Dimostrando come X sia sempre più potentissima fonte di informazione indipendente.

Ma c’è di più delle vedute politiche, la nuova legge sull’industria aerospaziale può aiutare Starlink e i ritardi europei sui satelliti fanno crescere il ruolo di SpaceX e in queso contesto, il governo guarda al miliardario anche per allentare i legami con la Francia, i cui rapporti sono da tempo ai minimi storici.

Elon Musk, inutile nasconderlo, grazie ai successi tecnologici delle sue aziende, ha il predominio sui cieli d’Europa e non solo, i razzi di SpaceX sono imprescindibili anche per la Nasa e la costellazione di satelliti Starlink che portano Internet dall’orbita, fanno paura a qualsiasi governo. Inoltre lo stallo dei progetti Ue concorrenti, chiave per l’autonomia strategica dell’Unione sono al palo.

Sono questi gli interessi che hanno portato Meloni a posizionarsi verso Musk ed ad aprire alle sue aziende in Italia. Nel disegno di Legge sullo spazio che il governo ha approvato prima dell’estate e sta per iniziare l’iter in Parlamento, l’articolo 25 prevede che l’Italia si doti di una “riserva di capacità trasmissiva attraverso comunicazioni satellitari” per garantire il funzionamento di servizi strategici, militari e civili, in caso di blackout delle reti Internet terrestri. Al momento le aziende “di Unione europea o Nato” di fornire questi servizi sono due: la francese OneWeb e Starlink di Musk, con quest’ultima che ha dieci volte più satelliti e costi inferiori e quindi in caso di gara appare favorita.

L’accelerazione dell’Italia su questa rete “di riserva” è rilevante perché nel frattempo la Ue ne starebbe sviluppando una sua, Iris2. Il condizionale è d’obbligo, visto che il progetto lanciato nel 2022 da Breton è impantanato e in serio pericolo. A luglio è filtrata la notizia che due big del consorzio, la franco-tedesca Airbus e la francese Thales, le cui divisioni spaziali sono in difficoltà, starebbero meditando di ritirarsi per i troppi rischi, rimanendo solo come fornitori. Appoggiarsi a Musk potrebbe essere una soluzione ponte per l’Italia, in attesa che la costellazione Ue decolli (2027). Ma in pratica potrebbe togliere altra benzina a quel progetto.

Infine i sono poi i lanciatori (i razzi), altro campo dove la SpaceX di Musk si è imposta come frontiera più avanzata e dove i rapporti tra Italia e Francia, che coinvolgono Leonardo in varie alleanze, soffrono di cronici mal di pancia. Leonardo chiede un rilancio dei progetti comuni che bilanci meglio i pesi, nell’ottica dei campioni europei promossa da Draghi. Airbus e Thales invece valutano di risolvere le difficoltà fondendo le loro attività spaziali, cosa che darebbe a Parigi ancora più peso. Nel frattempo i ritardi dei nuovi lanciatori europei, quello “francese” di Ariane e quello “italiano” di Avio, hanno costretto chiunque volesse portare carichi in orbita a bussare alla porta di SpaceX.

Il ministro della Difesa Crosetto l’ha visitata a luglio ed ha discusso di progetti per “garantire la sicurezza del nostro Paese”. Stringere i rapporti con Musk e il suo impero privato dello spazio appare alla filiera italiana una necessità, prima ancora che una opportunità. Ma una necessità che al governo Meloni sembra un grosso affare.