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Messina. Arrivano i migranti, Sindaco De Luca: “Li mando nelle baracche e l’hotspot se abusivo lo demolisco”


Il sindaco di Messina Cateno De Luca non ha preso bene la notizia dei 137 migranti nella sua città: “Metto a disposizione le baracche, quelle dove attualmente vivono 10mila messinesi tra amianto, fogne a cielo aperto e sporcizia. Qualcuno mi accuserà di razzismo? Prima, però, dovrà spiegarmi perché in quelle strutture fatiscenti può viverci un italiano, ma un migrante no”

E’ un Cateno De Luca decisamente irritato quello che ha scoperto da una giornalista di ADNKronos che gli sarebbero piombati in città ben 137 migranti provenienti dalla già “calda” nave Diciotti della Guardia Costiera.

A raccontarlo è lo stesso sindaco sulla sua pagina Facebook: Non ne so nulla, nessuno mi ha avvertito! Vuol dire che i sindaci sono buoni solo per prendersi le denunzie per le scuole prive di verifica sistemica e prive delle elementari norme antincendio mentre sulle politiche di ammasso dei migranti non hanno alcun diritto di parola”.

Mi chiedo: Un sindaco che non viene avvertito di una situazione del genere cosa conta ?”

Così il sindaco inviperito dalla mancata comunicazione istituzionale ha anche avviato una ricerca veloce sull’Hotspot messinese e sempre sulla sua pagina social ha pubblicato alcuni documenti e la riflessione: “Forse abbiamo scoperto il perché non sono stato informato della presenza di nuovi migranti nell’hotspot di Bisconte Messina: la struttura è abusiva!

Se non avrò chiarimento al più presto dagli organi preposti sarò costretto ad emettere ordinanza di demolizione previo sgombero?”

Successivamente De Luca ha fatto sapere di aver dato il via all’indagine sulla regolarità dell’hotspot di Bisconte Messina: “Tra cinque giorni sapremo se si tratta di una struttura regolare o abusiva!”, ha dichiarato.

La struttura temporanea per l’accoglienza dei migranti sorge infatti presso l’ex caserma Gasparro e sembra che contrasterebbe con “le prescrizioni urbanistiche ed edilizie del Prg e del Ppr ‘Bisconte’, ricadendo l’area in questione in zona verde pubblico e parco urbano”.

Certamente Stato e Regione possono fare la variante urbanistica, se rientra tra le previsioni normative della deroga, e notificarla al Comune, ma al momento non è arrivato nessun atto, ha spiegato il sindaco.

La struttura interessata, secondo il progetto presentato al Comune nel 2017 ha dei moduli composti da un monoblocco di 5×6 metri da 12 posti letto, “sprovvisti – secondo il Comune ed il Sindaco – di idonee aperture per la ventilazione e illuminazione naturale. Resta da valutare se il tipo di insediamento rispetta, oltre ai requisiti igienico sanitari regolamentari, gli standard relativi al rapporto mq/utente, tale da garantire la vivibilità e la permanenza di persone”.

De Luca però non si ferma alla mancata comunicazione ed alla natura dell’hotspot messinese e chiede: “Posso fare una proposta ? Mandiamo i baraccati negli alberghi ed i migranti nelle baracche ?

Non è giusto dopo 110 anni garantire un tetto dignitoso ai messinesi e tenere per qualche anno i migranti nelle baracche?

Una cosa del genere farebbe indignare tutto il mondo ed i benpensanti, ma dei messinesi nelle baracche il mondo ed i moralisti a senso alternato se ne fregano altamente perché non fa notizia!”

De Luca con questa forte provocazione si riferiva ad un problema che a Messina è cominciato con il devastante terremoto del 1908 e che nel 2018 non si è ancora concluso. Ben 10mila messinesi costretti a vivere in delle baracche da 110 anni, ovvero 2.500 nuclei familiari che vivono “tra i topi, sotto l’amianto, senza rete fognaria”.

A completare il quadro, il fatto che l’hotspot sia proprio nella zona della città in cui sono le baracche: “c’è gente che vive nelle baracche e a cui non riesco a spiegare perché per certe cose si trovano i soldi e per loro no – ha detto il Sindaco – Così si continua a gettare benzina sul fuoco”.

De Luca dopo 110 anni ha emanato un’ordinanza di sgombero che si concluderà il 31 ottobre 2018. Ordinanza, motivata dai problemi prima elencati e per la quale ha chiesto al Governo la dichiarazione dello Stato di Emergenza.