L’Aula del Senato ha votato la fiducia al ‘dl flussi’, recante disposizioni urgenti in materia di ingresso in Italia di lavoratori stranieri, di tutela e assistenza alle vittime di caporalato, di gestione dei flussi migratori e di protezione internazionale, nonché dei relativi procedimenti giurisdizionali
Con il via libera del Senato, 99 sì, 65 no e un astenuto, il testo suddiviso in 21 articoli, già approvato dalla Camera, rimasto come nella versione approdata sulla Gazzetta Ufficiale l’11 ottobre scorso, diviene ora legge.
Il provvedimento contiene le disposizioni urgenti in materia di ingresso in Italia di lavoratori stranieri, di tutela e assistenza alle vittime di caporalato, di gestione dei flussi migratori e di protezione internazionale, nonché dei relativi procedimenti giurisdizionali, oltre ad una robusta dose di norme che disegnano una nuova stretta all’immigrazione irregolare: dal giro di vite sulle navi e sugli aerei delle Ong impegnati nel soccorso in mare, sui trattenimenti e sulle procedure di identificazione dei migranti irregolari alla confluenza nel Dl l’elenco dei Paesi sicuri per individuare i migranti a cui possono essere applicate le procedure accelerate alla frontiera, fino all’emendamento dalla relatrice Sara Kelany (Fdi) per affidare alle Corti d’appello, sottraendole alle sezioni specializzate in immigrazione, la competenza a decidere sulle decisioni dei questori sui trattenimenti dei migranti.
Sulla competenza affidata alle corti d’Appello, il plenum del Csm ha espresso parere negativo. Secondo il documento predisposto dalla sesta commissione del Csm, il cui relatore è Roberto Fontana, “l’attribuzione della competenza alle Corti d’appello imporrà una riorganizzazione degli uffici giudiziari di secondo grado”, che si troveranno investiti di un numero di reclami “non irrilevante” e “in una materia che richiede di essere trattata non solo con celerità e priorità rispetto agli altri procedimenti, ma anche da magistrati che siano in possesso di specifiche competenze”. Il parere che non è vincolante, ora andrà al ministro della Giustizia Carlo Nordio.
Il provvedimento punta a disciplinare gli arrivi e i rimpatri di migranti e a salvare il “modello Albania”, che mira, a termine, a creare delle sorte di “hub” europei per poter effettuare velocemente i rimpatri. Una politica che è stata avallata dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e che però è stata oggetto di rilievi da parte dei giudici italiani.
Tra le novità, “Via il silenzio-assenso per chi proviene da Bangladesh, Pakistan e Sri Lanka”
Viene cancellato il silenzio-assenso per il rilascio del nulla osta per i lavoratori stranieri provenienti dagli Stati considerati a elevato rischio di presentazione di domande corredate da documentazione contraffatta. Entro il 31 dicembre 2025 il ministro degli Affari esteri dovrà elencarli. Nel frattempo la sospensione si applica alle istanze per i lavoratori di tre soli Paesi: Bangladesh, Pakistan e Sri Lanka. Sarà l’Ispettorato nazionale del lavoro a dover fare le verifiche.
Un’altra modifica riguarda i ricongiungimenti familiari: due emendamenti presentati dalla Lega dispongono che i richiedenti “dovranno risiedere nel nostro Paese non più solo per un anno, ma almeno per due consecutivi”. Inoltre, l’idoneità dell’alloggio dovrà prevedere una verifica “sul numero degli occupanti e sui requisiti igienico sanitari”.
Saranno quindi secretati i contratti d’appalto per l’affidamento di forniture e servizi, relativi a mezzi e materiali ceduti, destinati alla cessione o in uso a Paesi terzi, per il rafforzamento delle capacità di gestione e controllo delle frontiere e dei flussi migratori sul territorio nazionale e per le attività di ricerca e soccorso in mare. Si tratta di una decisione che ha incontrato la netta contrarietà delle organizzazioni non governative: è il caso di Emergency, secondo la quale “in pratica significa non sapere più niente delle motovedette che cediamo a Libia o Tunisia”.
Una stretta arriva poi sulle misure di accoglienza dei migranti, che non verranno applicare a chi non presenta la domanda entro 90 giorni dal momento dell’ingresso in Italia. Mentre un altro emendamento introduce una pianificazione dei flussi migratori in arrivo per il triennio 2026-2028. Previsto poi uno stanziamento di 35 milioni di euro (e non più 15) per programmi di cooperazione con forze di polizia di Paesi terzi.
Redazione Fatti & Avvenimenti