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Missili e droni kamikaze russi sull’Ucraina: “Finiranno presto”, ma lo dicevano anche a marzo 2022

Vari elementi vanno valutati: per i russi i costi contenuti e la capacità di produzione bellica indubbiamente ben superiore alle stime occidentali – almeno a quelle rese pubbliche -, mentre per gli ucraini la difficoltà della difesa – sempre difficile per chi ha la guerra in casa – e gli alti costi –  in buona parte a carico dei contribuenti dei Paesi NATO – degli armamenti: “per abbattare un drone russo da 6mila e 500 euro serve un missile da un milione di euro”

La guerra doveva finire a maggio, quando gli “esperti” citati dai “professionisti dell’informazione” la Russia avrebbe asaurito le risorse, ma così non è stato. Secondo il generale americano Ben Hodges, ex comandante dei militari Usa in Europa, la Russia avrebbe finito le risorse per la guerra sul terreno “entro dieci giorni”, sono passati 10 mesi però: “A Mosca – spiegava Hodges – mancano le munizioni, il tempo e anche le forze”. Scaltro come una faina ‘sto qua.

Ovviamente per chi avesse memoria corta e non credesse a quanto riportato sopra, lasciamo il link ad Open, giornale di Enrico Mentana, indubbiamente professionista dell’informazione lui, fact-checker per Facebook il suo giornale. Insomma, fonte garantita come il gold standard USA al 15 agosto del ’71.

Detto ciò, al 2 gennaio 2023 l’opinione pubblica occidentale – soprattutto chi la vuole condizionare, in realtà – sta ancora a chiedersi quanti missili abbia ancora Mosca che costantemente bombarda l’Ucraina, tutta, anche a capodanno.

L’esercito russo del resto aveva avvertito che non avrebbe concesso tregua durante le feste e nella notte di Capodanno hanno lanciato quarantacinque droni suicidi con cinquanta chilogrammi d’esplosivo ciascuno contro le città dell’Ucraina. Secondo fonti ucraine, trentadue erano diretti alla capitale Kiev, ma sono stati abbattuti “tutti” dalla contraerea, ma questo non significa che a terra non siano arrivati comunque, almeno in parte. Nel video, l’auto di un civile ucraino colpito da frammenti di un missile abbattuto.

La polizia di Kiev ha anche fotografato il rottame di un drone “Geran-2” caduto su un campo da calcio dove era ben visibile la scritta lasciata dai militari russi: “Buon anno! Boom!”.

Purtroppo i russi non hanno attacato solo la notte di capodanno, ma anche prima e dopo. Un ragazzo di 19 anni è rimasto ferito e un edificio residenziale è stato danneggiato a Kiev in seguito ai bombardamenti russi della notte scorsa sulla capitale ucraina: lo ha reso noto l’amministrazione militare, come riporta Ukrinform. Nel corso dell’attacco la difesa ucraina ha “abbattuto 20 obiettivi aerei sopra la capitale”, ha precisato l’amministrazione senza fornire altre informazioni. Poco prima altre esplosioni erano state segnalate nelle regioni di Kiev, Zaporizhzhia e Dnipropetrovsk.

Il Kyiv Independent ha parlato di deflagrazioni avvenute nelle prime ore della notte nella capitale ucraina. L’emittente Strana ha riportato un’esplosione a Dnipro. L’agenzia Tass parla di tre deflagrazioni segnalate a Zaporizhzhia e di una a Melitopol. L’allarme antiaereo è scattato nelle regioni di Kiev, Dnipropetrovsk, Zaporizhzhia, Kherson, Mykolaiv, Kirovohrad, Vinnytsia, Cherkasy e Poltava. 

Proprio oggi l’operatore energetico ucraino Ukrenergo ha comunicato che “nella notte del 2 gennaio, i russi hanno nuovamente attaccato l’infrastruttura energetica con i droni. Sfortunatamente, ci sono danni. A seguito dell’attacco notturno, anche la situazione con la fornitura di elettricità a Kiev e nella regione centrale è diventata più complicata, in relazione alla quale vengono applicate le interruzioni di emergenza.”

“Il sistema energetico ucraino ha già subito 11 enormi ondate di missili e 14 attacchi di droni, che hanno causato danni significativi alle centrali e alle reti principali”, ha affermato l’operatore su Telegram, che in un’altra comunicazione ha affermato: “ogni infrastruttura energetica distrutta sono anni distrutti del lavoro di qualcuno. Ci vogliono diversi anni per costruire una nuova sottostazione ad alta tensione”.

Una situazione difficile dunque per l’Ucraina, messa a dura prova sotto tutti i profili, ovviamente anche sotto quello economico, con le imprese impossibilitate a lavorare a pieno regime anche per poter lasciare energia elettrica alle famiglie civili che comunque subiscono spesso blackout e razionamenti e sono sempre invitati a consumare corrente “con parsimonia”.

Dunque torna prepotente la domanda: i russi finiranno mai di bombardare? Se la guerra finisse, trovando un qualche tipo di accordo, come quello a cui paradossalmente lavora il Presidente Turco Erdogan, probabilmente sì. Se la guerra continua, realisticamente, di annunci che “i russi stanno finendo i missili” che “i russi stanno finendo le risorse” ne abbiamo sentiti fin troppi, hanno cominciato a dirlo da marzo 2022, a gennaio 2023 i russi non hanno dato alcun segno di cedimento mentre l’Ucraina è decisamente messa peggio di come lo era a marzo scorso.

Ed uno dei motivi è anche logico: attaccare ai russi costa molto meno che difendere alla NATO che supporta l’Ucraina e senza la quale Kiev sarebbe già caduta, anche se forse, come anche suggerito in un famoso audio da Silvio Berlusconi, le conseguenze per la popolazione sarebbero state meno severe e la guerra sarebbe durata molto meno, dati gli obiettivi del Cremlino.

Il portavoce dell’aviazione ucraina, Yuri Ignat, ha dichiarato che gli addetti allo scudo missilistico che protegge Kiev durante gli attacchi a sciame da parte delle forze armate russe lavorano così velocemente che a malapena hanno il tempo di ricaricare i tubi di lancio del sistema d’arma antiaereo a corto e medio raggio Nasams fornito dalla NATO e dagli USA in particolare: “Sono come artiglieri su un fronte”.

I Nasams permettono di lanciare i missili di difesa AIM-120 AMRAAM, che funzionano certo bene, ma è chiaro che a Mosca hanno fatto i loro calcoli e aspettano che gli alleati dell’Ucraina si stanchino: un drone iraniano costa ai russi 6.500 euro e va considerato che i russi i droni li producono anche in patria forse a costi anche minori, un singolo missile del sistema Nasams costa invece più di un milione di euro, forniti gentilmente dai contribuenti dei Paesi Nato.

Dunque l’unica speranza per le truppe ucraine è che la russia finisca missili e droni, ma non pare tanto facile. Il capo dell’intelligence militare di Kiev, il generale Kyrylo Budanov, in un’intervista in televisione ha detto che i russi hanno scorte di missili sufficienti soltanto per altri “due attacchi” su larga scala – quelli dove vengono sparati quasi 100 missili in una sola volta – che li dovrebbe portare indicativamente fino a marzo 2023. Considerato che si diceva che le scorte russe dovevano finire a marzo 2022 stesso dopo 10 giorni di battaglie dall’inizio del conflitto, è un po’ come un cerchio che si completa a un anno di distanza.

Ad ogni modo, queste previsioni si basano sulla stime “ottimistiche” secondo cui “in condizioni ottimali i russi riescono a produrre cinquanta missili al mese e quindi gli attacchi su larga scala costano loro almeno un mese e mezzo di lavoro”. Ma la Russia ha già ampiamente dimostrato che queste stime non funzionano, tempo fa si pensava addirittura che i russi producessero solo 4 missili al mese, adesso lo stime sono salite a 50, chissà in futuro, se continua il conflitto.

Il 29 dicembre, dopo un’ondata di 69 missili, il ministero della Difesa russo aveva scritto sul suo canale telegram: “I nostri missili Kalibr non finiranno mai”, ed era un messaggio pensato per azzerare l’ottimismo degli ucraini. Ovviamente il Cremlino non può però “bruciare” tutti i missili in Ucraina: una scorta in caso di guerra diretta con la Nato va tenuta; tuttavia tra produzione e acquisti esteri non è affatto detto che avrà i problemi “sperati”.

I missili russi hanno un codice di tredici numeri stampigliato sul metallo che identifica il loro trimestre di produzione e analizzando i numeri di serie sui frammenti di missile rinvenuti dopo le ultime ondate di attacchi in Ucraina è evidente che la Russia è in grado di produrre più missili al mese di quanto si pensasse in Occidente e che il Cremlino ha accelerato la produzione nei mesi di guerra. Sempre in Occidente si sperava che con le sanzioni e lo stop alla vendita di molte componenti elettroniche occidentali  si sarebbero fermati in qualche modo i russi, ma la produzione sta andando avanti e del resto la produzione in casa non è nemmeno obbligatoria per Mosca.

I tanto contestati “droni iraniani” difficilmente mancheranno nelle scorte russe, ad esempio, se si considera nel quadro una Teheran sempre più ai ferri corti con l’Occidente e vicina alla Russia da cui è stato confermato recentemente che acquisterà 24 aerei da guerra Sukhoi Su-35.