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Mizzica Vs M5S: ovvero quando due forze uguali e contrarie si annullano


Citando Newton e le leggi della dinamica “due forze uguali e contrarie si annullano“, e questo è quello che è accaduto a Sciacca.

9.491 voti in due, pari al 39,79%. Sono questi i freddi numeri che i candidati a sindaco Fabio Termine e Domenico Mistretta, cioè coloro che in questa tornata elettorale, rappresentavano – agli occhi degli elettori – la novità intesa come “cambiamento”, hanno raggiunto.

Quasi il 40% in totale, che poteva rappresentare la vittoria al primo turno. Ma gli slogan “onestà” e “cambiamento”, si sono combattuti tra di loro, per la gioia di chi, quatto quatto, domenica 25, si giocherà il ballottaggio.

Non ci resta quindi, che analizzare il perché alla fine la “montagna ha partorito un topolino”.

Dopo 4966 preferenze, il 20,82% dei voti validi espressi, dopo il considerevole 9,32% della lista Mizzica – con 2128 voti – e il 4,90% di Futuro Presente con i suoi 1119 voti, dopo 3 anni di duro lavoro, dopo tanti accorati comizi in giro per la città, dopo l’appoggio di personaggi politici come Cucchiara, Burgio, Mariolina Bono, di tutta la vecchia sinistra e della macchina da guerra che è un notissimo sindacato, dopo tutto e tanto, il risultato in senso pratico è stato l’elezione di un solo consigliere comunale: Fabio Termine.

Azzeccato come sempre il commento sui social dell’amico Accursio Soldano: “Il vento del cambiamento si è scontrato con lo scirocco sciacchitano”. E così è stato, c’è poco da fare; ammesso fosse vero “cambiamento”, o per lo meno, molto dipende da che accezione si vuole dare a questa parola.

Certo la coalizione di Mizzica-Futuro Presente è stata quella che ha fatto più rumore, in tutti i sensi. L’ha fatto sui social; a proposito, bella la campagna social, decisamente una buona idea quella di usare le cornici delle immagini profilo come propaganda. L’ha fatto sotto il palco, essendo l’unica forza politica che quasi aveva “la ola”, segno della gioia con cui tanti giovani hanno appoggiato la coalizione. Poi, sì, in alcuni casi si è un po’ trasceso, anche senza un reale motivo, come quando sotto la scaletta di accesso del palco per i comizi finali, davanti ad una trentina di persone, un signore un po’ in là con l’età – e che per questo dovrebbe capire come si dovrebbe stare dinnanzi al creato – punta il proprio ditino verso un giornalista, farfugliando qualcosa con un tono alla “Ci rivedremo a Filippi”; prestando oltretutto il fianco ad eventuale vittimismo. Cosa che ovviamente non c’è stata, perché, parliamoci chiaro, “pi farimi scantari” serve qualcosina di più.

Tutto bello quindi, ma come recita un proverbio marinaro saccense “u capitano voli i pisci a bordu” e le reti in questi caso hanno pescato un solo pesce.

L’altro “competitor ribelle” ovvero il Movimento Cinque Stelle, con Domenico Mistretta e le sue stelle cadenti, dovrebbero essere proposti per il premio “la miglior zappa sui piedi” della campagna elettorale.

Mistretta ha incassato 4525 voti ed il 18,97% delle preferenze. La lista ha incassato ben 3491 voti, ovvero il 15,28%, diventando la lista più votata al consiglio di queste elezioni comunali ed il primo partito a Sciacca.

Dire però che il Movimento 5 Stelle ha perso ed è finito – refrain più volte sentito durante le interviste in diretta durante lo scrutinio da più parti – è assolutamente falso, ma questo non va a vantaggio del gruppo dirigente pentastellato, anzi lo condanna di più. E la verità è solo una: il M5S ha perso delle elezioni che aveva già vinto… e questa non è un’impresa facile.

Anche Mizzica ha perso, ma nel loro caso, al contrario, hanno fatto un mezzo miracolo, anche se aiutati dagli appoggi politici assolutamente considerevoli che si portava dietro. Il M5S a Sciacca al contrario aveva la vera possibilità di vincere, prima delle elezioni si vociferava addirittura l’elezione a primo turno, e non erano mere chiacchiere da bar, era un sentire popolare crescente.

Quindi cosa è accaduto? Non basta trincerarsi dietro il fatto che in questa tornata il M5S è andato male un po’ in tutta la nazione, Sciacca era ed è un luogo a sé stante politicamente. Il M5S di Sciacca non è stato vittima di una serie di sfortunati eventi, ma di una serie di “sfortunatissime” – oggi siamo buoni – decisioni prese dal suo gruppo dirigente. Non bastano consiglieri eletti con 400 voti se poi si perde il consenso di opinione. Ed a Sciacca il voto di opinione funziona, altrimenti non avremmo avuto Messina e Cucchiara a sindaco.

E questa, attenzione, non è una critica verso chi ha lavorato, perché chi ha lavorato, con i pochissimi mezzi che contraddistingue il M5S rispetto ad altre formazioni politiche, ha fatto il massimo ed anche di più, oggettivamente. Ma chi decideva la linea politica, qualcosina evidentemente l’ha sbagliata. Partendo dal modo con il quale è stato scelto il candidato Domenico Mistretta, nome assolutamente spendibilissimo, però arrivato sulla base elettorale come un uragano a ciel sereno, a seguito di tanti e tanti nomi di possibili candidati a sindaco letteralmente “bruciati in pubblico”. Modus operandi che a molti non è piaciuto, sia a chi è stato “bruciato”, ma sopratutto alle colonne storiche del M5S come Nino Vitale ed Emma Giannì, o alla stravotata alle consultazioni Europee Antonella Di Prima, e questo evidentemente, ha avuto delle ripercussioni sulla visione complessiva dell’elettorato rispetto al Movimento. E diciamolo chiaramente, in tanti perdendosi tra le correnti 5Stelle, tra votare le vecchie colazioni o Mizzica, hanno scelto… il “cambiamento”.

Come detto all’inizio però, per Mizzica e Cinque stelle resta sul tavolo un ottimo risultato, ma vittorie di Pirro. Ora per tutti e due gli schieramenti la domanda è solo una: anche se i dirigenti hanno già detto che si asterranno dal dare indicazioni, per chi voterà il loro elettorato al ballottaggio?