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È morto “Faccia da mostro” l’ex agente di polizia implicato in mafia, ‘ndrangheta e attentati: spuntano dubbi sulla morte


E’ morto stamattina Giovanni Aiello, l’ex poliziotto della Mobile di Palermo con passato nei servizi, noto alle cronache come “faccia da mostro”. Un infarto la probabile causa.

“Faccia da mostro”, questo il nome con il quale l’uomo con una lunga cicatrice sul viso era conosciuto e che è stato il protagonista di diversi servizi televisivi su fatti di mafia, ‘ndrangheta e attentati. Aiello, aveva 71 anni e stava tirando in secca la sua barca sulla spiaggia di Montauro (Catanzaro), dove da tempo risiedeva, quando improvvisamente si è accasciato a terra, probabilmente per un infarto.

Il suo nome è entrato in diverse indagini palermitane su delitti mafiosi negli anni 80 e 90. Recentemente indagato a Reggio Calabria in un’inchiesta su una presunta trattativa con la mafia per i presunti rapporti con Bruno Contrada, nell’ambito di una inchiesta della Procura di Reggio Calabria che indaga su un patto stretto tra ‘ndrangheta e Cosa nostra, negli anni delle stragi, per destabilizzare lo Stato.

Un uomo dal passato controverso che porterà con se nella tomba segreti scomodi, secondo il deputato Pd Davide Mattiello, componente delle commissioni Giustizia e Antimafia, per il quale l’autopsia e il sequestro dei beni sono una misura cautelare nell’ipotesi che non si tratti di morte naturale: “Aiello porta nella tomba tante domande che riguardano i tragici fatti della stagione stragista mafiosa e non soltanto. Dall’omicidio di Nino Agostino e Ida Castelluccio fino alla recentissima inchiesta ‘Ndrangheta stragista della Dda di Reggio Calabria, il suo ruolo di collegamento tra mafie e apparati dello Stato è stato tante volte evocato, mai provato però. Ora, qualora mai avesse voluto rispondere a qualcuna di queste domande, non potrà più farlo e questa per ora è l’unica certezza”.

Anche Vincenzo Agostino, il padre dell’agente ucciso con la moglie nel 1989, noto per le sue proteste nella ricerca della verità sulla morte del figlio, nutre grandi dubbi: “La notizia mi dà cattivi pensieri, le prove a suo carico erano sempre più rilevanti, è necessario disporre l’autopsia per verificare se la sua sia stata una morte accidentale o una uccisione di Stato per togliere di mezzo un soggetto divenuto fastidioso per tanti apparati”.

Agostino da quel tragico giorno non si è tagliato più la barba e non lo farà fino a quando non conoscerà la verità sulla morte dei suoi cari: “L’avevo riconosciuto in aula quel signore – dice – mi sembrava il poliziotto che era venuto a cercare mio figlio qualche giorno prima del delitto. Quando lo vidi, l’anno scorso, non mi sembrò un uomo di 70 anni, ma un atleta, non capisco perchè avrebbe avuto un infarto. Che qualcuno lo abbia tolto di mezzo? Mi sembra doveroso che venga disposta un’autopsia vera e il sequestro degli immobili per evitare che possibili reperti utili vengano eliminati”.