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Musumeci si insedia e inizia la spartizione dei “Pani e dei pesci”, ritornano tutti i soliti noti: ecco i nomi


Musumeci si insedia e attorno a lui, tutti coloro che hanno contribuito alla sua elezione presentano lo “scontrino” passando all’incasso. Inizia dunque la corsa alle poltrone con il ritorno di quasi tutti gli uomini del passato che va da Crocetta a Lombardo per finire a Cuffaro.

Per governare si devono attribuire gli incarichi: e questo è il momento della spartizione. I posti sono tanti, ma gli aspiranti tantissimi. Ci sono i posti in giunta, di sottogoverno, di dirigente e per coprirli tornano ai vertici del palazzo i volti che hanno amministrato fino ad un decennio fa.

Ritorna l’ex pm Massimo Russo, ossia colui che fu assessore alla Sanità tra il 2008 e il 2012, a cui Musumeci vuole affidare l’incarico di segretario generale, cioè la poltrona più importante dell’intera burocrazia regionale, scalzando Patrizia Monterosso, condannata della corte dei conti per un ammanco di un milione e duecentomila euro, che deve restituire.

Uno dei nomi praticamente certi del nuovo governo è Gaetano Armao, già assessore al Bilancio di Lombardo e ora pupillo di Silvio Berlusconi, che lo ha imposto come vicepresidente designato con delega ai conti e che dovrà gestire un bel tesoretto o meglio la torta. Al netto di debiti fuori bilancio ed emergenze contabili, infatti, il nuovo governo regionale riceverà in dote 17,6 miliardi dell’ultimo ciclo settennale di fondi europei (2014-2020), ai quali vanno sommati i 2,3 miliardi del Patto del Sud siglato da Matteo Renzi (ammesso questi ultimi arrivino mai). Di questi soldi, infatti Crocetta ha speso solo 300 milioni.

Poi c’è l’ex rettore dell’università di Palermo, Roberto Lagalla, eletto con la lista di Saverio Romano, che fu assessore alla Sanità di Cuffaro. I bene informati dicono che il neo-presidente non gli darà la sanità , forse la formazione… si accontenterà?

E si arriva ad un altro assessore, Totò Cordaro, avvocato palermitano anche lui eletto nella lista di Romano, che negli ultimi cinque anni ha incarnato il volto del cuffarismo d’opposizione.

Un posto in giunta tocca anche a Vittorio Sgarbi, colui che fu cacciato da Salemi per lo scioglimento del comune per mafia, che ha ritirato la sua candidatura a governatore in cambio della delega ai beni culturali.

Ma il neo-presidente Musumeci, incurante delle polemiche legate ai candidati impresentabili, ribadisce che il suo “metodo di lavoro sarà improntato ad una effettiva discontinuità, nei comportamenti e nei toni, con il recente passato”, facendo finta di non accorgersi che il suo è un ritorno al “passato remoto”.

Questi qui i nomi certi, poi c’è il nuovo patto, tra Berlusconi, Salvini e la Meloni, che ha sostituito quello dell’arancino, che si traduce in una rigida formula matematica: un assessore ogni tre consiglieri eletti. La coalizione ha eletto 36 parlamentari: il risultato della divisione è 12 che è anche l’esatto numero dei posti in giunta.

La matematica è una scienza esatta, ma non accontenta tutti e infatti sta già creando malumori ed il ritorno dei trombati. Gianfranco Micciché come avevamo già scritto potrebbe tornare a fare il presidente dell’Ars anche con i voti del Pd, a cui in cambio andrebbe una vicepresidenza. in quella che di fatto è una prova generale di larghe intese per il prossimo governo nazionale e che al momento nessuno ha ancora smentito.

Siamo al ritorno del Gattopardo di Tomasi di Lampedusa? No siamo oltre, don Fabrizio di Salina diceva che per non cambiare nulla bisognava cambiare tutto, qui invece i nuovi Berlusconiani non hanno proprio cambiato nulla.