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Nato esclude la Russia da ‘Swift’ ma i danni maggiori saranno per l’Italia e le banche europee: ecco perché

L’Occidente ha deciso di escludere le banche russe dal sistema Swift, ma Mosca da tempo ha preso le contromisure e i danni maggiori all’economia potrebbero ricadere sulle banche europee, in primis quelle italiane


La Nato nel tentativo di fermare Vladimir Putin, nella serata di ieri, con qualche distinguo, decide di usare la più pesante delle armi economiche: l’espulsione di alcune banche russe dal sistema di pagamenti globali Swift. Oltre ad altre misure per evitare che la Banca centrale russa possa compensare le misure punitive con le riserve monetarie accumulate da Putin. E’ quanto hanno annunciato Stati Uniti, l’Ue, Regno Unito e Canada.

Lo Swift è una rete che collega le banche di tutto il mondo ed è considerata la spina dorsale della finanza internazionale. Di fatto si tratta della risposta più dura finora a Putin sull’invasione dell’Ucraina, che però per nulla turbato, ha controrisposto con nuovi pesanti bombardamenti su Kiev, ormai accerchiata.

Lo Swift dunque dovrebbe essere una specie di bomba nucleare economica sganciata sulla Russia, ma che nella pratica, potrebbe creare più danni, sempre economici, a chi l’ha sganciata. Analizziamo dunque cosa potrebbe succedere con questa esclusione.

Swift, acronimo di Society for worldwide interbank financial telecommunication. Si tratta del principale sistema di messaggistica al mondo usato dagli istituti di credito per effettuare transazioni monetarie tra i vari Stati nel modo più sicuro e trasparente ed è la pressione maggiore che si può attuare contro il governo russo, ma allo stesso tempo è uno degli strumenti che maggiormente divide le nazioni che devono attuare, proprio perché ha un effetto “boomerang” .

A forzare la mano per chiedere l’esclusione della Russia dallo Swift, sono stati Boris Johnson e Joe Biden, che l’hanno presentata come il “missile nucleare” per costringere Vladimir Putin a fare retromarcia sulla guerra in Ucraina. Ma la proposta, fin dal primo momento ha provocato il distinguo tra gli alleati, che appunto, temono che i danni maggiori saranno per loro.

Per capire cosa potrebbe succedere sul “campo” bisogna prima capire cos’è lo Swift.

Lo Swift essendo il principale sistema di messaggistica al mondo usato dagli istituti di credito per effettuare transazioni monetarie tra i vari Stati, garantisce a imprese e cittadini uno strumento per far funzionare il commercio internazionale con le maggiori garanzie e nel modo più fluido possibile.

Dal punto di vista amministrativo, è una cooperativa costituita nel 1973 con sede in Belgio, e quindi rientra di fatto nel diritto comunitario europeo. Nello specifico, è un grande network informatico al quale aderiscono quasi 11 mila istituzioni finanziarie di oltre 200 nazioni.

Insomma, non è una banca con capitali, impieghi, raccolta e gestione di conti correnti, ma una piattaforma che manda informazioni agli istituti di credito sulle transazioni che si stanno verificando in un determinato momento. Definito il ‘gmail’ del mondo bancario internazionale, il sistema fornisce a ogni ente finanziario un codice di 8 o 11 caratteri, identificato di norma come codice Bic o in alternativa come, appunto, Codice Swift.

Con questi codici, si garantisce che i messaggi generati con un pagamento arrivino – con le dovute certificazioni – al creditore. Il sistema è in grado di generare una media di quasi 40 milioni di messaggi al giorno, che corrispondono ad altrettante operazione finanziarie.

Fin qui la parte tecnica, ma cosa succede nel momento in cui la Russia viene esclusa da questo sistema?

Alla Russia l’esclusione dallo Swift provocherebbe sicuramente numerose criticità e disfunzioni finanziarie, in quanto le sue entità finanziarie non potrebbero più spedire o ricevere denaro dall’estero, ma come detto prima, si tratta di un’arma a doppio taglio, provocherebbe gli stessi danni se non maggiori a chi la impone e vediamo perché

Il primo problema è che in questa esclusione potrebbero incappare anche istituzioni finanziarie o banche non russe, come per esempio gli istituti italiani che in Russia sono tra i più esposti d’Europa insieme a quelli di Francia e Austria.

Inoltre come già annunciato da diversi esponenti del governo di Putin, gli intermediari finanziari di Mosca potrebbero utilizzare strumenti alternativi allo Swift, come hanno già fatto nel 2014, a seguito dell’invasione della Crimea, quando alcune banche locali furono state inserite dagli Stati Uniti in una lista nera.

La Banca centrale russa, in risposta, sviluppò un proprio sistema di pagamento – Mir – che attualmente intermedia circa il 25% di tutte le transazioni nazionali con carta, ma che è difficilmente utilizzabile all’estero.

In seguito, il governo russo sviluppò un’altra rete di pagamenti – il System for Transfer of Financial Messages (Spfs) – che nel 2021 ha intermediato circa 13 milioni di messaggi tra i più di 400 intermediari finanziari aderenti al sistema (tra cui Unicredit e Deutsche Bank) per un totale pari al 20% dei trasferimenti nazionali.

Ed infine, nel caso in cui le banche russe fossero disconnesse da Swift il sistema finanziario russo potrebbe appoggiarsi inoltre al sistema di pagamento interbancario transfrontaliero cinese (Cips), gestito dalla People’s Bank of China, che ha utenti in oltre cento Paesi.

In conclusione, questa sanzione per dissuadere la Russia, potrebbe essere un “harakiri”, che non è mai una buona idea.