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Naufragio Bayesian: indagato il capitano James Cutfield, marinaio esperto e capace. I portelloni l’enigma da risolvere

Il capitano del Bayesian James Cutfield è indagato dalla Procura di Termini Imerese per naufragio e omicidio plurimo. Dovrà dare tante risposte agli inquirenti che cercano di far luce sulla morte dei sette passeggeri del veliero affondato colpito da una tromba d’aria

James Cutfield, 50 anni, è originario della Nuova Zelanda, terra di grandi velisti e paese detentore dell’America’s Cup. Da tutti descritto come uno skipper esperto, che ha lavorato per anni a bordo di grandi imbarcazioni e che conosce bene il Mediterraneo e proprio per queste sue caratteristiche appare difficile, ma non impossibile che abbia commesso qualche errore anni mentre era al comando del veliero da 56 metri, uno dei più grandi e sicuri al mondo, che è affondato in soli 60 secondi.

Indagato ufficialmente per naufragio e omicidio plurimo colposi, Cutfield, ieri pomeriggio per la seconda volta a distanza di una settimana, davanti ai pm, per ben due ore, ha dovuto non solo ricostruire i momenti terribili del naufragio ma anche provare a spiegare come sia stato possibile che quello yacht, con sistemi tecnologici d’avanguardia e considerato praticamente inaffondabile, sia colato a picco nel giro di pochi minuti. L’iscrizione nel registro degli indagati al momento del solo comandante è propedeutica al conferimento degli incarichi della procura per le autopsie che saranno eseguite dai medici dell’istituto di medicina legale del Policlinico sulle sette vittime: Recaldo Thomas, cuoco di bordo; Jonathan Bloomer, presidente della Morgan Stanley International; sua moglie Anne Elizabeth Judith Bloomer; l’imprenditore britannico Mike Lynch; la figlia Hannah Lynch; il legale di Lynch Chris Morvillo e sua moglie Neda.

Il comandante ha risposto sulla posizione della deriva, sul portellone aperto e su quando è scattato l’allarme dopo il peggioramento delle condizioni meteo. Sono stati ricostruiti anche i circa 32 minuti trascorsi da quando il veliero ha iniziato ad imbarcare acqua allo sparo del razzo avvenuto alle 4.38 come ha ricordato il procuratore di Termini Imerese Ambrogio Cartosio durante la conferenza stampa di sabato.

Le autopsie sui cadaveri delle vittime dovrebbero cominciare la prossima settimana, l’ipotesi è reato di naufragio e omicidio colposo. Gli esami sono irripetibili quindi gli eventuali indagati dovranno nominare consulenti di parte. Tra gli indagati ci saranno quasi certamente tutti i responsabili della navigazione, il comandante, forse il suo vice e l’uomo che era in plancia quando si è scatenato il temporale e il downburst.

La barca era considerata inaffondabile, quindi soltanto imbarcando tonnellate di acqua poteva inabissarsi da poppa dicono gli esperti, come Franco Romani dell’ufficio progetti di Perini Navi, secondo cui il Bayesian faceva parte della serie dei 56 metri di Perini: “Dieci barche in tutto, una linea dunque più che consolidata. Barche che possono fare qualsiasi cosa – dice – La mia personale interpretazione è che abbiano lasciato aperto il portellone laterale. Se chiudi tutto, l’acqua non entra: in condizioni estreme, la barca può rollare quanto vuole, ma non va a fondo. Per questo credo che sia rimasto aperto il portellone di fianco, quello che si usa per uscire col tender e le immersioni. C’è un margine di 60 centimetri: quando la barca ha sbandato, sono entrate tonnellate d’acqua che hanno finito per invadere la sala macchine, se, come penso, pure quella è stata lasciata aperta – aggiunge – E non c’è stato più nulla da fare”.

Dunque la questione dei portelloni se aperti o chiusi per l’inchiesta è fondamentale e un po tutti spingono per questa ipotesi. Ma una domanda sorge spontanea: se i portelloni fossero stati aperti, perché i sommozzatori dei vigili del fuoco per entrare nello scafo hanno dovuto praticare un foro? Se i portelloni erano aperti… bastava entrare da li.