In un intervento a porte chiuse alla Commissione Affari Esteri e Difesa della Knesset, ieri, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu avrebbe dichiarato che sta “distruggendo sempre più case a Gaza, così i palestinesi non hanno un posto dove tornare”
A rivelarlo è Times of Israel, specificando che sono trascrizioni parziali delle dichiarazioni del premier trapelate ai media israeliani e rilanciate dal quotidiano. “L’unica conseguenza ovvia sarà che i cittadini di Gaza sceglieranno di emigrare fuori dalla Striscia. Ma il nostro problema principale è trovare Paesi che li accolgano”, avrebbe detto Netanyahu. Il premier israeliano avrebbe inoltre riferito alla commissione di aver discusso con Trump del piano per l’occupazione di Gaza, ma ha riconosciuto che ci sono difficoltà nella sua attuazione. Trump aveva invitato Egitto e Giordania ad accogliere i palestinesi, ma entrambi i Paesi si sono opposti.
Israele, invece, si è astenuto dall’assicurare ai cittadini di Gaza che coloro che se ne andranno potranno tornare. Times of Israel sottolinea che decine di persone che hanno lasciato Gaza con un programma pilota per lavorare all’estero sono state obbligate a firmare documenti in cui riconoscono che non potranno rientrare a causa della situazione di sicurezza. Ai bambini evacuati all’estero per cure mediche è stato impedito di ricongiungersi con le famiglie a Gaza al termine della degenza in ospedale.
Tom Fletcher, capo dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari, ha attaccato duramente Israele per aver imposto “deliberatamente e sfacciatamente” condizioni disumane ai palestinesi, incluso il rischio di carestia – una delle condanne più forti da parte di un alto funzionario delle Nazioni Unite durante la guerra a Gaza.
Fletcher ha anche informato il Consiglio di Sicurezza, descrivendo questo lavoro come una “impresa difficile” da quando Israele ha iniziato a bloccare l’ingresso di tutti gli aiuti umanitari a Gaza più di 10 settimane fa. Il Consiglio deve “agire ora” per “prevenire il genocidio”, ha detto Fletcher. “Vi chiedo di riflettere per un momento su quali azioni racconteremo alle generazioni future di aver intrapreso per fermare le atrocità del XXI secolo di cui siamo testimoni ogni giorno a Gaza”, ha detto Fletcher, diplomatico britannico di lunga data che ha assunto l’incarico alle Nazioni Unite a novembre. “È una domanda che sentiremo, a volte increduli, a volte furiosi, ma sempre presente per il resto delle nostre vite”.