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Netanyahu: “No a tregua 21 giorni . Usa irritati (ma non troppo): aveva dato l’ok e danno altri 8,7 miliardi in armi

Netanyahu ha respinto la proposta americana e francese di uno stop di 21 giorni delle ostilità, sostenuta dall’Ue e altri Paesi. Irritazione di Washington secondo cui Bibì aveva accettato il cessate il fuoco ma poi ha ordinato di continuare gli attacchi contro le postazioni di Hezbollah

Dopo il dietrofront del premier israeliano, non ci sono spiragli, almeno al momento, per una tregua in Libano. Il piano messo a punto dagli Stati uniti e Francia e sottoscritto da Regno Unito, Ue, Italia, Germania, Australia, Canada, Giappone, Arabia Saudita, Emirati e Qatar, prevede un cessate il fuoco di tre settimane per dare spazio a negoziati più ampi, anche su Gaza.

Ma Netanyahu che secondo Washington aveva accettato, non appena arrivato a New York per intervenire all’Onu, ha affermato perentorio che “continueremo a colpire Hezbollah con tutta la forza finché non riporteremo i residenti del nord nelle loro case”, e come ha fatto sapere il suo ufficio, non ha risposto all’appello di Usa e Francia.

Palpabile l’irritazione dalla Casa Bianca, che in serata ha puntualizzato attraverso la portavoce Karine Jean-Pierre che la dichiarazione comune per il cessate il fuoco era stata “coordinata” proprio con Israele. Il voltafaccia dell’ultimo minuto, con concessioni offerte e poi ritirate, è una tattica che Netanyahu ha già adottato nel corso del conflitto a Gaza. Il premier israeliano conta sul fatto che gli Usa, al momento delle scelte di campo, si sono sempre schierati con lo Stato ebraico ed infatti, “l’irritazione” è durata qualche minuto, poi Biden ha approvato l’ennesimo e ingente pacchetto da 8,7 miliardi di dollari in aiuti militari.

Incassato il malloppo, il leader israeliano, ha annunciato che considera necessaria un’ulteriore prova di forza e contro Hezbollah andrà avanti fino in fondo. Dalle parole ai fatti, l’Idf ha fatto sapere di aver condotto un’esercitazione con un brigata di carri armati “a pochi chilometri dal confine libanese, in un terreno montuoso” per “migliorare la prontezza operativa e logistica per vari scenari di combattimento in territorio nemico sul fronte settentrionale”: ancora una volta, prove generali di invasione.
Joe Biden preoccupato per l’escalation che rischia di portare ad un conflitto su larga scala in Medio Oriente, a margine dell’Assemblea Generale dell’Onu, ha incontrato il collega francese Emmanuel Macron per concordare una strategia. In una dichiarazione congiunta i due leader hanno chiesto “un accordo sul confine tra Israele e Libano che garantisca sicurezza e protezione per consentire ai civili di tornare alle loro case”.