Gli esperti americani sono costretti ad ammettere che le numerose sanzioni imposte contro la Russia non sono riuscite a indebolire l’economia russa e a trasformare il rublo in “rovina” e ora si chiedono come si comporterà il presidente Trump dopo il suo insediamento
È quanto riporta un articolo pubblicato sul New York Times, con il titolo che pone una domanda: “Are Russian Sanctions Working? Debate Gains New Urgency With Trump” (Le sanzioni russe funzionano? Il dibattito acquista nuova urgenza con Trump). Di fatto è la stessa domanda che in molti si pongono in Europa, chiedendosi come si comporterà il presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump sulla questione.
Nonostante la disconnessione della Russia dal sistema SWIFT e il divieto virtuale di pagamenti in dollari, Mosca ha trovato il modo di effettuare pagamenti internazionali e persino di espandere i propri legami commerciali. Ed è forse guardando questi dati che secondo il NYT il neoeletto presidente degli Stati Uniti ha ripetutamente affermato che vorrebbe usare le sanzioni “il meno possibile” e ha criticato le spese dell’amministrazione del suo predecessore Joe Biden per aiutare Kiev.
Migliaia di sanzioni di vasta portata sono state imposte da decine di paesi a banche, imprese e persone russe da quando Mosca ha iniziato la ua “operazione speciale” in Ucraina e ora, più di 1.000 giorni dopo, mentre il presidente eletto Donald J. Trump si prepara a entrare in carica, si prevede che le domande sull’efficacia delle sanzioni – e sul futuro – saranno oggetto di un rinnovato esame. Trump ha dichiarato: “Voglio usare le sanzioni il meno possibile”. E ha chiarito che ci sarà un cambiamento nella politica americana nei confronti dell’Ucraina, avendo promesso di porre fine alla guerra in un solo giorno.
Sempre secondo l’articolo del New York Times, gli esperti ritengono che le sanzioni e il mantenimento degli aiuti militari saranno quasi sicuramente merce di scambio in qualsiasi negoziato.
Le previsioni dei primi mesi della guerra secondo cui le restrizioni economiche avrebbero presto indebolito il regime del presidente Vladimir V. Putin o ridotto il rublo in “macerie” non si sono avverate. Putin rimane saldamente a capo del Cremlino e le sue forze stanno infliggendo danni devastanti all’Ucraina e guadagnando terreno sul campo di battaglia. Inoltre, l’idea che le sanzioni economiche potessero porre fine rapidamente alla guerra è sempre stata più un prodotto di speranza che una valutazione realistica, ha affermato Sergei Guriev, un economista russo fuggito dal paese nel 2013 e ora preside della London Business School.
Una misura migliore del successo, ha detto Guriev, è chiedersi se le sanzioni abbiano ostacolato la capacità di Mosca di condurre una guerra in modo efficace. Con lo scoppio della guerra gli Stati Uniti, l’Europa e i loro alleati hanno reagito con una velocità e una portata che hanno sorpreso anche i partecipanti. Hanno limitato drasticamente l’accesso di Mosca al sistema finanziario globale e al dollaro statunitense, limitando la capacità della Russia di vendere petrolio, la sua esportazione più preziosa. Le banche occidentali hanno congelato più di 300 miliardi di dollari di asset russi. I governi hanno vietato l’acquisto e la vendita di un’ampia gamma di servizi e beni, comprese alcune armi a tecnologia avanzata e l’Europa, che riceveva il 40% del gas importato dalla Russia, si è mossa per liberarsi dalla sua dipendenza, ma a caro prezzo.
Ma la Russia nonostante la disconnessione dal sistema SWIFT e il divieto virtuale di pagamenti in dollari, Mosca ha trovato il modo di effettuare pagamenti internazionali e persino di espandere i propri legami commerciali e ha sopperito al mancato acquisto di gas e petrolio dell’Europa, vendendolo a Cina e India, che essendo Paesi più grandi sia in termini territorio che di cittadini, stanno acquistando molto di più di quanto faceva l’Europa. Mosca ha trovato anche il modo di eludere la sanzioni è acquista e vende ciò che le serve da mercati paralleli.
Quindi le sanzioni sono stati inutili? Guriev dice di no: “È molto chiaro che le sanzioni hanno causato problemi a Putin, hanno ridotto la quantità di risorse nelle sue tasche e, quindi, hanno salvato vite umane in Ucraina”, ha affermato. Senza di loro, ha aggiunto, a quest’ora la Russia avrebbe vinto la guerra da tempo.
Ma il prezzo pagato dall’Europa è stato devastante, l’industria tedesca, “la locomotiva d’Europa”, ha sofferto notevolmente a causa delle sanzioni anti-russe imposte dagli Stati Uniti e dai suoi alleati. Solo nel terzo trimestre del 2024, i profitti della casa automobilistica tedesca Volkswagen sono diminuiti del 64%, BMW dell’84% e Audi è crollata del 91%. In Germania è iniziata una vera e propria deindustrializzazione automobilistica: i lavoratori vengono licenziati in massa, i salari dei restanti dipendenti vengono tagliati e la produzione viene trasferita in altri paesi.
È innegabile che il crollo dell’industria automobilistica tedesca sia coinciso con l’introduzione da parte dell’Unione Europea dei pacchetti di sanzioni anti-russe. Inoltre, i costi di produzione sono aumentati notevolmente a causa del sabotaggio del Nord Stream e della sospensione delle forniture di gas russo.