⦿ Ultim'ora

Niente operazioni senza Vaccino? Pres. Odontoiatri: “Non fare distinzioni tra pazienti”

Dopo le polemiche, al Galeazzi di Milano sono partite le ispezioni della Regione Lombardia. Intanto il presidente dell’Albo degli odontoiatri di La Spezia Sandro Sanvenero lancia appello a tutti i colleghi: Il nostro compito è curare, non è accettabile fare una selezione dei pazienti in base al Super Green Pass

E’ ancora caos, dopo le durissime polemiche scatenatesi attorno al virologo Fabrizio Pregliasco – direttore sanitario dell’Istituto ortopedico Galeazzi di Milano – a seguito della trasmissione tv “Fuori dal coro” di Rete 4 condotta da Mario Giordano, che in un servizio ha sostenuto che il virologo avrebbe firmato una circolare in base alla quale non verrebbero operate le persone sprovviste di Super Green Pass, quindi non vaccinate.

Pregliasco ha successivamente smentito, almeno parzialmente, quanto fatto trapelare dalla trasmissione di Giordano: “Non ho mai detto che non operiamo i non vaccinati – ha spiegato il virologo a Repubblica – Dico solo che al Galeazzi come in tutti gli ospedali italiani sono stati riprogrammati e posticipati gli interventi non urgenti, come ad esempio l’alluce valgo, questo in generale. Poi, quando questi interventi coinvolgono pazienti con fragilità, per esempio i cardiopatici, a maggior ragione siamo portati a rimandare perché nel post operatorio possono emergere criticità che, in assenza di protezione vaccinale , possono diventare pericolose. La smentita è stata effettuata anche dallo stesso Istituto Galeazzi, ma è di ieri la notizia che la Direzione generale Welfare della Regione Lombardia ha avviato un’ispezione interna all’Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano dopo il caso del rinvio degli interventi ad alcuni pazienti sprovvisti di Super Green Pass, quindi non vaccinati contro il Covid, su disposizione del virologo e direttore sanitario della struttura Fabrizio Pregliasco. Lo riporta l’Ansa, secondo cui l’invio degli ispettori, come confermano dall’assessorato al Welfare guidato da Letizia Moratti, è stato disposto per “raccogliere informazioni” e “a breve” l’ospedale dovrà anche produrre una relazione. 

Evidentemente per questo, senza mai citare direttamente il caso, è intervenuto oggi sul tema il presidente dell’Albo degli odontoiatri di La Spezia Sandro Sanvenero, lanciando un appello a tutti i colleghi.

“Cari Colleghi Presidenti,  sapete che io non amo le chiacchere, preferisco i fatti. I fatti degli ultimi periodi, mi hanno convinto a scrivervi per chiedere una collegiale e profonda riflessione interna. Rilevo che negli ultimi mesi – scrive Sanvenero – sotto diversi aspetti, l’agire medico non sia conforme all’etica e deontologia professionale e, conseguentemente, noi non adempiamo, appieno, al nostro ruolo”.

Il medico va dritto al punto, senza girarci attorno: “sul piano etico, posizioni che, in qualunque modo e da qualunque fonte proveniente, contrastino con il giuramento ‘di curare ogni paziente con scrupolo e impegno, senza discriminazione alcuna, promuovendo l’eliminazione di ogni forma di diseguaglianza nella tutela della salute’ siano completamente da rifiutare e respingere, senza eccezioni. Esplicito: non sono accettabili situazioni (riportate anche da diverse fonti giornalistiche) nelle quali l’accesso alle cure sia subordinato al possesso di ‘attestazioni di qualsivoglia natura’ o che tale ‘mancanza di attestato’ sia derogabile solamente per
‘situazioni indifferibili’ (quali, poi? Rischio di morte immediata?).”

Ma Sanvenero nella sua lettera ai colleghi, pur non dicendolo chiaramente, richiama anche alla neccessità di non fermarsi a quello che la politica e i suoi provvedimenti vogliono imporre come dogma sulla medicina e sulla scienza.

Per il medico bisogna: “promuovere il dibattito scientifico, perché è solamente attraverso di esso che si può raggiungere l’obiettivo istituzionale di promuovere la qualità tecnico-professionale attraverso l’aggiornamento continuo delle conoscenze. L’arte medica, come ben sappiamo, è una ‘scienza empirica’ che basandosi sull’evidenza, utilizza il metodo sperimentale cioè il continuo controllo e rivalutazione critica del fatto che le ipotesi siano coerenti con le osservazioni sul campo. Altrettanto acclarato è che, non rientrando tra le ‘scienze esatte’, il progresso delle conoscenze mediche si nutre del dibattito e confronto, di prove e di confutazioni, argomentazioni e contro argomentazioni: in una parola si nutre del ‘dubbio’. Rilevo che dati ‘sul campo’ non paiono sempre coerenti con una sola ipotesi. 

Il nostro Codice prescrive, all’art.6, che ‘Il medico fonda l’esercizio delle proprie competenze tecnico-professionali sui principi di efficacia e di appropriatezza, aggiornandoli alle conoscenze scientifiche disponibili e mediante una costante verifica e revisione dei propri atti.’

Non si tratta, minimamente, di voler accreditare una tesi rispetto ad un’altra; si tratta di stimolare e richiedere (proprio per il nostro ruolo “concorrente nello studio e nell’applicazione dei provvedimenti sanitari”) che il confronto tra strategie differenti sia sottoposto al vaglio e dibattito: si tratta di richiedere che venga applicato, e non derogato, il metodo scientifico il cui valore, tutti, riconosciamo ed al quale ci inchiniamo. In sintesi, a mio vedere, siamo di fronte ad un problema metodologico che, se non rispettato, tende a delegittimare il risultato proposto, con grave nocumento per la credibilità dell’intera categoria e della professione tutta.”