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Nigeriano si faceva chiamare Rambo ma non era un eroe: Ecco chi è il macellaio del Mediterraneo tra omicidi e torture


Traffico di esseri umani, violenze, sevizie, estorsioni, torture con i cavi elettrici, sequestro di persona e omicidio. Nonché anche sospettato di essere una delle braccia più violente di una organizzazione a delinquere di carattere transnazionale che opera nel traffico di esseri umani nelle tratte dei migranti.

E’ questo il folto curriculum del nigeriano John Ogais, 25 anni, il “macellaio del Mediterraneo” che si faceva chiamare “Rambo” per intimorire tutti quelli con cui aveva a che fare.

Per tutto questo è stato finalmente fermato in quanto indiziato di delitto, dalla polizia. La cattura è stata fatta al Cara “Sant’Anna” di Isola Capo Rizzuto, nel Crotonese.

Ad indagare su questo macellaio del mediterraneo sono i pubblici ministeri Calogero Ferrara e Giorgia Spiri della direzione distrettuale antimafia di Palermo, guidata dal magistrato Francesco Lo Voi.

A svolgere le indagini la Squadra Mobile di Agrigento, diretta da Giovanni Minardi, e dalla Squadra Mobile di Crotone, diretta da Nicola Lelario, che ha collaborato nella fase d’individuazione e cattura del pericoloso sospetto. Gli uffici investigativi sono stati coordinati dalla seconda divisione del Servizio centrale operativo – lo “Sco” – di Roma.

“Le torture che mi hanno fatto sono innumerevoli. – riferisce uno dei migranti che ha testimoniato per assicurare alla giustizia i suoi aguzzini – Sono stato torturato con i cavetti elettrici in tensione. Mi facevano mettere i piedi per terra dove precedentemente avevano versato dell’acqua. Poi azionavano la corrente elettrica per fare scaricare la tensione addosso a me. Subivo delle scariche elettriche violentissime. Questo avveniva circa due volte alla settimana. Alcune volte mi picchiavano, in varie parti del corpo, con dei tubi. Alcune volte mi legavano le braccia e poi mi appendevano in aria, per picchiarmi violentemente”

Così è stato indicato John Ogais alias Rambo come uno dei responsabili delle torture e delle sevizie consumate in Libia, all’interno della “safe house” di “Alì il libico”. Il luogo dove i migranti venivano sequestrati prima di partire alla volta delle coste italiane. Il nigeriano è ora considerato probabile complice del ghanese Eric Ackom Sam, già arrestato a marzo di quest’anno dalla Squadra Mobile di Agrigento.

“Durante la mia permanenza all’interno di quel ‘ghetto’, da dove era impossibile uscire, ho sentito che l’uomo che si faceva chiamare Rambo ha ucciso un migrante. So che mio cugino e altri hanno provato a scappare e che sono stati ripresi e ridotti in fin di vita, a causa delle sevizie cui sono stati poi sottoposti”, ha riferito ancora un testimone.

Un giovane uomo di una crudeltà ed una efferatezza spaventosa da quanto riferiscono i testimoni: “Ho assistito personalmente al pestaggio sino alla morte di due persone, un nigeriano minorenne e un altro uomo, anch’esso nigeriano ucciso da Rambo davanti al fratello della vittima. Nello stesso momento dell’omicidio, Rambo minacciava armato di pistola, il fratello della vittima, di non raccontare nulla alla famiglia e di farsi mandare immediatamente i soldi”.