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Nuovo governo. Scontro sui ministri: Meloni propone Giorgetti ma Salvini non lo vuole e Berlusconi insiste su Ronzulli

Veti incrociati sui nomi dei ministri, Giorgia Meloni propone Giorgetti al Tesoro ma Salvini non lo vuole, mentre Berlusconi è offeso dal veto su Licia Ronzulli: “Noi non accetteremo veti”


Dietro le quinte della formazione del nuovo governo, a parte i “tutto va bene” di facciata è scontro sulla nomina dei nuovi ministri e non solo. I tempi ormai sono stretti, l’intesa va trovata entro giovedì mattina quando si inizierà a votare per le presidenze delle Camere, altrimenti in Aula potrebbe succedere di tutta già a prima seduta.

Mancano infatti appena due giorni alla prima seduta delle Camere e la coalizione di centrodestra che dovrebbe presentare il nuovo governo è in alto mare. Tra Meloni e Salvini le divergenze sono ampie, al leghista il progetto del premier in pectore non piace per nulla ad iniziare dalla proposta che il presidente del Consiglio e quello del Senato siano espressione dello stesso partito, anche se da Fratelli d’Italia fanno notare che è già accaduto con Berlusconi e Marcello Pera nel 2001, poi con Renato Schifani nel 2008.

Il precedente c’è ma Salvini dice no e mette in campo Calderoli, in subordine per la guida di Montecitorio potrebbe accettare Riccardo Molinari, ma a patto che Meloni ceda sulla squadra di governo, altrimenti in Aula sarà battaglia. Eventualità possibile in virtù del regolamento che per la prima (ed eventualmente per la seconda) votazione è necessaria la maggioranza assoluta dei componenti, dalla terza serve quella semplice dei presenti, alla quarta scatta il ballottaggio tra i due più votati. Va da se che se non si trovasse l’accordo in tempo, si rischierebbe una conta fratricida nella maggioranza, considerando che Calderoli, come asseriscono esponenti qualificati della Lega, avrebbe un sostegno trasversale di senatori di Pd e 5Stelle.

Insomma è un tutti contro tutti, ma non proprio, Berlusconi e Salvini per frenare lo strapotere della Meloni fanno squadra, ma i nodi da sciogliere restano tanti. Il primo riguarda la presidenza del Senato sulla quel Meloni è irremovibile: “Non la cedo”, in cambio propone altri posti. Per la Lega ha pensato al ministero dell’Economia, ma il nome di Giancarlo Giorgetti, non va giù a Salvini, che lo considera una provocazione considerata la nota rivalità interna dei due, a meno che non gli si assicuri il ruolo di vicepremier, assieme a una delega minore come Agricoltura o Infrastrutture.

Ma il fronte più caldo resta l’Economia, che sfumata l’dea Fabio Panetta, restano in piedi i nomi di Domenico Siniscalco, gradito a Berlusconi e Dario Scannapieco che però avrebbe fatto sapere di non essere interessato.

Infine c’è l’attrito con il Cavaliere a cui la resistenza di Meloni sul nome di Licia Ronzulli proprio non va giù. Per lei, Berlusconi che considera il “no”  un affronto personale, pretende un ministero di primo piano, come Salute o Istruzione. L’unica certezza resta Antonio Tajani agli Esteri mentre al Viminale in pole position ci sarebbe il prefetto Matteo Piantedosi, ex capo di gabinetto di Salvini, mentre alla Difesa dovrebbe andare Adolfo Urso, di FdI.