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On. Catanzaro (PD): “io non ho votato Micciché”, può darsi, ma 4 deputati del PD l’hanno fatto


Il neo-eletto On. Michele Catanzaro interviene sulle indiscrezioni di stampa, – a suo dire “del tutto arbitrarie” – che fanno risalire ai deputati “renziani” la presunta responsabilità dei quattro voti di esponenti del Partito Democratico mancanti nello spoglio finale.

“Smentisco categoricamente ogni illazione che possa riguardarmi. – scrive Catanzaro in un una nota stampa – Sono un uomo di partito leale, non certo un Franco tiratore. Oltretutto, non avrei avuto alcun interesse di posizione a scegliere un candidato diverso dall’on. Di Pasquale, appartenente peraltro alla nostra stessa area politica. Non capisco, in ogni caso, quale sia il meccanismo secondo cui, sulla base di talune ricostruzioni politico-giornalistiche, saremmo stati proprio noi, e non altri, a far mancare i voti necessari. Si abbia, piuttosto, il coraggio di dire che in questa vicenda ad uscire male è l’intero Pd, e questo deve fare riflettere, perché qui è in gioco l’azione di un partito, non certo quella di una singola corrente. E si abbia il coraggio di dire che situazioni come questa possono essere evitate solo in modo: abolendo il voto segreto. È questo quello che si vuole? Per me va benissimo”.

La nostra testata non ha mai usato il termine “renziano”, ma “inciucio”, in effetti su chi degli undici deputati del PD, abbia votato per Micciché, nessuno può avere certezze, ma sicuramente due, ma secondo noi e non solo, sarebbero stati almeno in quattro ed i conti sono presto fatti.

La maggioranza sulla carta disponeva di 35 voti su 36, per l’assenza del deputato autonomista Giuseppe Gennuso, colpito da un grave lutto familiare. Ma da fonti certe, ci sarebbero stati almeno due franchi tiratori, uno, Rizzotto della Lega, per i noti diverbi ed un altro di Forza Italia che ha votato ripetutamente per Sergio Tancredi del M5S. Quindi i voti certi per Micciché sarebbero stati 33, facendo arrivare a 6 i voti dei “traditori”. Due voti – con certezza – sono arrivati dai deputati di “Sicilia Futura”, Nicola D’Agostino ed Edy Tamajo e dunque quattro dai parlamentari del Pd.

Ora dire che siano renziani o di altre aree, per gli elettori conta ben poco, sicuramente avrà la sua importanza per l’On. Michele Catanzaro, che vuole chiarire la sua posizione. Le voci sul soccorso renziano comunque, non possono essere definite “del tutto arbitrarie”, lo stesso presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè in una nota ha dichiarato: “che con il ministro dello Sport, Luca Lotti, non c’è stato alcun accordo sulla eventualità di far confluire i voti dei deputati del Pd sulla sua candidatura alla presidenza del Parlamento siciliano”.

Quindi una telefonata c’è stata. “Il ministro Lotti – specifica Miccichè – mi ha telefonato dopo la mia elezione per augurarmi buon lavoro”. Poi conclude: “Non c’è stata alcuna intesa con il Pd né con una parte di esso. In ogni caso, come ho già avuto modo di dire, sarò il presidente di tutta l’Ars, non solo di chi mi ha votato”.

Miccichè getta acqua sul fuoco, ma le fiamme ormai sono molte alte e nel Pd è bufera con smentite categoriche di aver “tradito”, come questa di Catanzaro – di cui prendiamo atto – che non è la sola, ma che evidenziano la profonda spaccatura che si è creata all’interno del partito.