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Palermo. Ambulanza arriva dopo un’ora: 74enne vittima di un infarto muore tra le braccia della figlia

“Ho visto papà morire tra le mie braccia. Nemmeno in Africa si muore così senza possibilità di essere rianimato”

Questo il racconto di Santina Grisanti, figlia di Antonino, morto di infarto mentre attendeva l’arrivo dell’ambulanza. La famiglia ha già annunciato un esposto in procura contro i ritardi nei soccorsi e i carabinieri avviano le indagini.

È accaduto nella tarda mattinata di martedì 18 aprile a Collesano, piccolo centro del palermitano. La vittima di un evidente caso di malasanità è Antonino Grisanti di 74 anni, colpito da infarto e deceduto perché i soccorsi sono giunti dopo un’ora. L’anziano titolare di un panificio nel borgo madonita in provincia di Palermo, quella mattina mentre era al lavoro si è sentito male e i familiari poco prima di mezzogiorno hanno fatto la prima chiamata al numero unico 112. La centrale operativa per riuscire a trovare un’ambulanza con il rianimatore a bordo nelle vicinanze, ha dovuto fare ben tre chiamate, perché quella di stanza a Collesano, non è dotata di medico ed oltretutto era già impegnata in un altro intervento.

Alle 12,03 è stata trovata la disponibilità di un mezzo con base a Scillato, anche quello era privo di sanitari, che è arrivato a destinazione alle 12,23. Nel frattempo, vista la gravità della situazione, è stata allertata l’ambulanza medicalizzata di Termini Imerese, che però era già occupata da un altro paziente. Finalmente alle 12,10 la centrale operativa è riuscita a rintracciare un’ambulanza libera con il rianimatore a Cefalù, ma quando è arrivata a Collesano, erano già le 12,45 e per l’anziano non c’era già più nulla da fare: il medico non ha potuto fare altro che constatare il decesso.

La famiglia ha presentato un esposto e i carabinieri dopo avere avviato un’indagine sulla morte di Antonino Grisanti, hanno acquisito le schede di intervento dalla centrale operativa del 118 per ricostruire la dinamica della vicenda: il mezzo sarebbe arrivato da Cefalù 45 minuti dopo la chiamata al numero unico 112 che a sua volta aveva dirottato la segnalazione al 118.

Da una prima ricostruzione dei militari del’arma, emergerebbe che – contrariamente da quanto raccontato dai familiari – al momento dell’arrivo del mezzo di Cefalù, sul luogo c’erano il medico di famiglia del paese e un operatore sanitario di passaggio che hanno tentato, invano, il massaggio cardiaco.