⦿ Ultim'ora

Palermo. Ancora nulla sui 6 dispersi del veliero Bayesian, ma è giallo sulla morte di Lynch, del socio e del suo avvocato

È stato aperto un varco sul veliero per accedere all’interno dove dovrebbero trovarsi i corpi dei sei dispersi, ma su quanto accaduto per gli investigatori è un vero giallo: l’imbarcazione tra le più sicure sparita in soli 60 secondi e la strana coincidenza delle morti che avevano legami coi servizi segreti britannici

Un video ripreso dalle telecamere di una villa che si trova a soli 200 metri dal punto del naufragio della Bayesian, riprende il veliero mentre c’è la tempesta, che, in soli 60 secondi lo fa colare a picco davanti al porto di Porticello. Un naufragio “anomalo” per un’imbarcazione progettata per resistere alle tempeste oceaniche, stranamente la sola ad essere inghiottita dalle acque in pochi secondi da una tempesta con una violenta tromba d’aria che in teoria non avrebbe dovuto scalfirla. Lo scafo si trova a circa 50 metri di profondità, è piegato su un lato, ma almeno questo emerge dai primi rilievi, non presenterebbe delle falle e anche l’albero risulterebbe integro, anche se per avere la certezza bisognerà attendere che il veliero sia riportato in superficie.

A gettare benzina sul fuoco si aggiungono gli interrogativi dell’esperto di salvataggio in mare, Matthew Schanck, presidente del Maritime Search and Rescue Council, per il quale il naufragio è un fatto senza precedenti per una imbarcazione delle dimensioni del Bayesian che si è inabissata in condizioni, seppur eccezionali, di maltempo in soli 60 secondi.

Le ricerche dei sei dispersi dal tycoon britannico Mike Lynch e la figlia Hannah, al presidente della Morgan Stanley International Jonathan Bloomer e sua moglie Anne Elizabeth Judith Bloomer, l’avvocato Chris Morvillo e la moglie Nada, continuano senza sosta, ma le difficoltà sono tante. “Il Bayesian è una piccola Concordia e a 50 metri di profondità è veramente difficile avanzare”, raccontano i sommozzatori. Operazioni non semplici anche perché i sub hanno in totale 12 minuti a disposizione per potere raggiungere il veliero, entrare all’interno e poi riemergere. L’unico corpo recuperato è quello del cuoco di bordo Ricardo Tomas, che è stato trovato all’esterno della nave. Ma i sub non erano andati oltre il ponte di comando, per la presenza di suppellettili che ostacolano il passaggio.

I 15 superstiti invece sono ospitati nel resort Domina Zagarella a Santa Flavia, in provincia di Palermo, proprio di fronte al tratto di mare dove è avvenuto il naufragio. La struttura è diventata il quartier generale di investigatori e soccorritori, una cinquantina di persone, tra cui personale della Prefettura. Tra loro anche Charlotte Golunsky, il marito James Emslie e la piccola Sofia di 1 anno, che erano stati ricoverati all’ospedale dei Bambini a Palermo.

Fin qui la cronaca dell’evento, sul quale però calano le ombre di un giallo in stile spionaggio, almeno in Gran Bretagna. La morte del 59enne tycoon britannico insieme alla figlia 18enne Hannah, al suo avvocato Chris Morvillo con la moglie Nada, al presidente della Morgan Stanley International Jonathan Bloomer e la consorte, si uniscono a quella avvenuta sabato mattina in Inghilterra vicino a Cambridge di Stephen Chamberlain, uomo di fiducia di Lynch che in quanto ex vicepresidente finanziario di Autonomy era finito col suo boss alla sbarra negli Usa e come lui assolto dall’accusa di frode, evitando una dura condanna al carcere. L’uomo è stato investito da una Corsa blu guidata da una donna inglese 49enne mentre faceva jogging vicino a casa, nel villaggio di Stretham. Nell’impatto Chamberlain, rimasto gravemente ferito, è stato trasportato in ospedale dove è morto poco dopo l’arrivo.

Apparentemente secondo la polizia locale, nulla di sospetto, ma la coincidenza ha aperto una serie di interrogativi sulle figure al centro di una vicenda a dir poco singolare. Chamberlain dopo aver lasciato Autonomy nel 2012, aveva lavorato come direttore operativo per la Darktrace, multinazionale inglese di cybersecurity creata da Lynch tramite il suo braccio finanziario Invoke Capital e fin da subito legata ai servizi segreti britannici, dall’MI5, che opera all’interno del Regno in funzione di controspionaggio, all’Agenzia per la sorveglianza elettronica Gchq.

Forse è solo una coincidenza, ma tutti questi uomini, morti “accidentalmente” sono i protagonisti di una lunga battaglia legale internazionale da cui il potente magnate Mike Lynch, con importanti agganci a livello governativo e nei servizi segreti di sua maestà, è uscito indenne solo due mesi fa contro ogni pronostico, davanti a una corte degli Stati Uniti. Il magnate era accusato di aver gonfiato artificialmente i conti di Autonomy, start-up fondata da Lynch, diventata una multinazionale, al fine di spingere il colosso americano Hewlett-Packard (Hp) ad acquisirla nel 2011 per 11,1 miliardi di dollari.

Steve Huxter, un ex uomo dell’MI5, aveva cofondato la società, di cui era consulente l’ex direttore dello stesso servizio, Sir Jonathan Evans, molto criticato per aver detto che le informazioni ottenute attraverso la tortura “devono essere viste nel contesto dei tempi” quando l’intelligence di Londra era finita sotto accusa per il trattamento di sospetti terroristi britannici all’estero nel programma delle ‘rendition’ messo in campo dagli americani dopo l’11 settembre. Già la primissima azienda di Lynch, la Cambridge Neurodynamics, aveva lavorato per i servizi segreti.