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Palermo. I giudici assolvono 7 presunti scafisti accusati di immigrazione clandestina e omicidio di 56 persone


La Corte d’assise di Palermo ha assolto 7 migranti accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e omicidio plurimo per il naufragio nel Canale di Sicilia dell’agosto del 2015 in cui persero la vita 56 persone

I superstiti di quello che venne chiamato il “barcone della morte” con a bordo circa 600 migranti, dopo il salvataggio operato dalla nave svedese Poseidon vennero portati a Palermo. I migranti sbarcati furono interrogati e i superstiti accusarono sette di loro di essere gli scafisti dell’imbarcazione. I sette vennero quindi arrestati perché ritenuti responsabili della morte dei profughi, costretti a fare la traversata del Canale di Sicilia chiusi nella stiva.

Sempre secondo le testimonianze raccolte, tesi avvalorata anche dall’autopsia disposta su tutti i corpi dalla Procura, le vittime sarebbero morte a seguito di bastonate per impedirgli di risalire in coperta, altri furono accoltellati e alcuni morirono soffocati dalle esalazioni dei gas di scarico del motore. La Procura grazie alle testimonianze acquisite, dopo l’arresto avviò il processo a sette persone, tutti accusati di omicidio plurimo, naufragio e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

I pm Annamaria Picozzi e Geri Ferrara forti delle testimonianza, hanno chiesto l’ergastolo per 5 dei 7 imputati, ma per i giudici mancherebbe la prova che fossero stati loro alla guida della barca, scrivendo nelle sentenza che i testimoni superstiti che li accusarono non sarebbero totalmente attendibili. Contestualmente hanno ordinato la scarcerazione dei migranti sotto processo.