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Palermo. La Sea Watch di Carola Rackete dissequestrata dai giudici: ora tornerà a prendere migranti in Libia


Il tribunale di Palermo ha emesso un provvedimento di dissequestro della Sea Watch, la nave che con Carola Rackete al comando speronò una motovedetta della guardia costiera

II dissequestro penale, era già stato disposto lo scorso 25 settembre, dal pm Gloria Andreoli, della Procura di Agrigento, motivando il provvedimento con le cessate le esigenze probatorie. Ma rimaneva ancora in piedi il sequestro amministrativo, la Rackete infatti in quelle circostanza, violò ripetutamente il divieto di ingresso in acque territoriali, imposto dall’allora ministro Matteo Salvini, in virtù del decreto sicurezza bis che era entrato in vigore da poche settimane.

La nave dunque, sotto sequestro amministrativo, era rimasta ormeggiata nel porto di Licata ed oggi il giudice della sezione civile del tribunale di Palermo, a seguito di un ricorso di urgenza presentato dai legali della ong Sea Watch, ha disposto anche il dissequestro amministrativo della nave, che ora potrà tornare – almeno secondo i contestatori politici – “a fare da taxi”, tra la costa della Libia e l’Italia.

Di quell’inchiesta rimane solo l’indagine a carico della comandante Carola Rackete, accusata di resistenza a pubblico ufficiale, danneggiamento e resistenza o violenza contro nave da guerra, per avere speronato una una motovedetta della guardia costiera.

Immediata è arrivata l’esultanza dalla Ong sui social, con il solito tweet: “Abbiamo vinto il ricorso al Tribunale Civile di Palermo. la Sea Watch 3 è libera. Dopo oltre 5 mesi di blocco nel porto di Licata, ci prepariamo a tornare in mare. La giustizia trionfa sul (ex) Decreto Sicurezza bis”.

Una sorta di sfottò e di rivincita sulla norma voluta dall’ex ministro dell’interno Matteo Salvini e forse anche sulla sua persona. Certo fa un po impressione constatare che chi ha violato una legge dello stato rimanga impunito ed invece chi l’ha fatta rispettare è indagato e rischia fino a 15 anni di carcere.