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Palermo, Sindaco Orlando contro Decreto Sicurezza: Blitz della DIGOS all’Ufficio Anagrafe stamattina, ma la Questura smentisce


Dopo le dichiarazioni del sindaco di sinistra Leoluca Orlando sulla sospensione delle procedure previste dal decreto sicurezza e le direttive impartite al capo area Maurizio Pedicone, stamane la Digos della Polizia di Stato ha fatto visita all’Ufficio Anagrafe del Comune

Dura lex, sed lex, così dicevano i latini:”La legge è dura, ma è legge“. Le polemiche sul Decreto Sicurezza rischiano di avere strascichi legali pesanti per tutti quei sindaci che per polemica politica hanno dichiarato di non volerlo applicare. Lo ha scoperto stamattina a proprie spese il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, quando gli agenti della Polizia di Stato della Digos si sono presentati all’Ufficio Anagrafe del Capoluogo siciliano per capire se la legge dello Stato denominata “Decreto Sicurezza” venisse rispettata al pari delle altre leggi o meno.

Da quanto raccontato dagli stessi impiegati comunali, gli agenti di Polizia avrebbero chiesto semplicemente cosa accade quando si voglia regolarizzare la posizione di un richiedente asilo e quali sono le procedure effettive che l’ufficio del Comune di Palermo sta seguendo.

Non è chiaro se il controllo sia stato voluto dal Viminile o sia stata un’iniziativa autonoma della Polizia di Stato di Palermo, certo è che compito della Polizia è far rispettare la legge – che ricordiamo, è promulgata dal Capo dello Stato, Presidente Sergio Mattarella – a prescindere dagli intendimenti politici personali.

Leoluca Orlando dal canto suo va evidentemente verso lo scontro istituzionale, proprio stamattina alle 11:00 a Piazza Pretoria a Palermo ha riunito le associazioni e la parte politica che lo sostiene dicendo pubblicamente che “si assume la responsabilità delle sue azioni”  ovvero di aver dato disposizioni diverse dalla vigente legge in materia all’ufficio anagrafico sull’immigrazione e che vuole che il Decreto Sicurezza venga sottoposto al controllo della Corte Costituzionale.

Non si è fatta attendere la replica del Vicepremier Matteo Salvini che da Chieti ha dichiarato: “Molti sindaci che contestano il Decreto Sicurezza, oggi legge dello Stato, non lo hanno letto. Vengono garantiti il diritto alla salute, il diritto allo studio, i bambini non si toccano e non possono essere espulsi. Semplicemente non si regalano altri diritti ai furbetti come veniva fatto fino a ieri.

Ma poi – ha continuato – sono dieci sindaci. In Italia ci sono ottomila sindaci, quindi andiamo a parlare degli altri 7.990. C’è qualche sindaco incapace – ha aggiunto il ministro – che siccome non sa gestire Palermo, Napoli, Firenze e altre città, si inventa polemiche che non esistono. Immigrati regolari e perbene, i profughi veri, avranno più tutele con questo decreto; i furbetti e i finti profughi, spacciatori e stupratori, tornano a casa loro. Io vado avanti, sono convinto di fare gli interessi degli italiani, degli immigrati regolari perbene e dei profughi veri”.

“Avere una accoglienza così dopo sette mesi di Governo, in un momento comunque complicato, è motivo di orgoglio. Per me la polemica non esiste, c’è una legge dello Stato, firmata dal presidente della Repubblica, applicata dal 99% dei sindaci”.

A supporto di Salvini in mattinata anche le parole dell’altro vicepremier, il pentastellato Luigi Di Maio che evidentemente ha mal digerito le accuse di Orlando che ha definito “pupazzo di Salvini”, il ministro pentastellato Danilo Toninelli sulla questione della chiusura dei porti.

“Ci sono sindaci che ragionano sulla questioni di aprire o chiudere i porti. – ha commentato il leader M5S Luigi Di Maio – Vorrei ricordare che non hanno nessuna autorità per legge e quindi questo dimostra che tutte queste dichiarazioni fanno parte di una grande occasione per fare un po’ di campagna elettorale e chiedere un po’ di voti ai cittadini.

Nessun Governo – ha proseguito – dirà mai ad un sindaco di disobbedire ad una legge dello Stato. Come Governo non lo diremo perché l’abbiamo sostenuta e la portiamo avanti: se c’é qualche membro della maggioranza che si sente a disagio si deve ricordare che ne é membro e che questo decreto legge l’ha votato, che il governo lo sta applicando, che lo sosteniamo. La protesta dei sindaci è una boutade politica. Se ci saranno dei ricorsi che in via incidentale andranno alla Corte Costituzionale e sarà la Corte a giudicarli”.

Aggiornamento:

Nonostante la notizia sia stata confermata inizialmente dalle maggiori testate italiane e dall’Agenzia Ansa, la Questura di Palermo ha smentito con una nota la notizia diffusa oggi secondo la quale personale della Digos di Palermo si sarebbe recato presso l’Ufficio Anagrafe del Comune, per “assumere informazioni sulle procedure, inerenti i richiedenti asilo politico, adottate da quell’ufficio”. “Tale notizia – si legge nella nota – è destituita di ogni fondamento“. “Nessun dipendente della locale Digos – si sottolinea – ha fatto accesso nei predetti uffici comunali, in data odierna”.

Resta a questo punto il mistero circa la fuga della notizia con tanto di dichiarazioni da parte di veri o presunti dipendenti comunali.