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Palermo. Truffa assicurazioni: si fingevano morti e incassavano le polizze poi “resuscitavano. Sei arresti


Sei persone arrestate e diverse indagate nell’operazione “Lazzaro” condotta dalla squadra mobile di Palermo: gli arrestati truffavano le assicurazione, mentre gli indagati erano morti, ma non appena riscosso il premio – milioni di euro – “resuscitavano”

 

La squadra mobile di Palermo ha accertato decine di casi di truffe alle compagnie assicurative ognuna da circa trecento mila euro. Secondo le stime degli inquirenti, coordinati dai procuratori aggiunti Sergio Demontis, Ennio Petrigni e dai sostituti Alfredo Gagliardi, Daniele Sansone e Eugenio Faletra il volume complessivo della truffa supera i dieci milioni di euro che finivano nelle tasche dei sei fermati. Nel corso delle indagini i casi accertati di truffe andate a segno sono venti per un controvalore di 2,7 milioni di euro. Altri raggiri per complessivi cinque milioni di euro sono erano in procinto di essere incassati, mentre per altre decine di polizze sospette gli inquirenti stanno ancora cercando riscontri.

I sei fermati sono: Danilo Di Mattei, Giuseppe Tantillo, Calogero Santi Frenna, Salvatore e Agostino Patti e Salvatore Rini, accusati a vario titolo di associazione a delinquere, falso, riciclaggio e autoriciclaggio.

Di Mattei, Tantillo e Frenna, sono considerati i capi dell’associazione, muovevano le fila del sistema criminale, gestendo la fase propedeutica di scelta dei soggetti da coinvolgere; accompagnavano spesso i “futuri morti” per la stipula di uno o più contratti assicurativi; decidevano il momento in cui doveva procedersi alla dichiarazione di morte del falso defunto; curavano la fase di creazione materiale degli atti falsi da presentare alle compagnie che attestassero la morte del contraente e permettessero così la liquidazione del premio assicurativo. Infine si occupavano dell’accensione di conti corrente da parte dei beneficiari, per la ricezione del premio e determinavano le quote associative da distribuire a seguito dell’ottenimento del premio assicurativo.

Ai fratelli Patti e Rini invece spettava il compito di essere in alcuni casi beneficiari dei premi e in altri di impersonare i finti deceduti di alcuni contratti assicurativi. Si occupavano poi della fase di smistamento delle somme accreditate dalle compagnie assicuratrici attraverso centinaia di movimentazioni di denaro e prelievi in contanti per evitare che il denaro ricevuto dalle compagnie potesse essere tracciato.

Oltre ai fermati gli inquirenti stanno indagando su diversi soggetti che gravitavano attorno all’associazione a delinquere, che si prestavano ad essere finti morti o beneficiari delle polizze e poi prelevano le somme accreditate su carte postepay a loro intestate, smistandole con successive operazioni di accrediti a terzi o di prelievi di contante. Gli indagati per le compagnie assicurative risultavano formalmente morti, ma dopo l’incasso continuavano a svolgere normalmente la loro vita lavorativa e personale.

L’associazione a delinquere reclutava persone a cui far stipulare le polizze vita, gestiva la documentazione, tutta falsa, per far figurare la morte dell’assicurato e incassare il premio. In alcuni casi una stessa persona era titolare di tre, quattro anche cinque polizze vita stipulate con diverse compagnie assicuratrici. L’intestatario della polizza doveva solo attendere la comunicazione dai capi dell’organizzazione criminale di essere “morto”. Al resto pensavano tutto i sei fermati: dal pagamento delle prime rate dell’assicurazione sulla vita, alla comunicazione del decesso prematuro dell’assicurato, dalla consegna della documentazione di morte (tutta falsificata) all’incasso del premio. L’accordo prevedeva che i familiari del finto morto, o comunque i beneficiari della polizza, una volta ricevuto il denaro lo girassero ai capi con quotidiani prelievi di contanti o accrediti su conti correnti e carte ricaricabili.

La documentazione prodotta era sempre la stessa. Il certificato di morte completo in ogni suo dettaglio. L’esibizione della scheda di bordo relativa all’intervento del servizio 118 con l’indicazione precisa dei medici e del personale intervenuto che attesta il decesso. In alcuni casi l’inserimento tra la documentazione della Scheda Istat di morte, avente un numero di protocollo, rilasciata dall’Unità Sanitaria Provinciale di Palermo. La relazione del medico curante, corredata da timbro e numero di registro regionale, era idonea ad ingenerare nelle compagnie assicurative l’esistenza di atti pubblici originali attestanti effettivamente la morte del contraente.

Milioni di euro delle truffe incassate dai sei componenti dell’associazione a delinquere venivano investiti in attività lecite, che gli inquirenti hanno sequestrato.

Danilo Di Mattei aveva scelto il business deli parcheggi privati e autorimesse per vetture in alcune delle più importati vie del centro cittadino, intestate formalmente all’ prestanomi, sia nell’acquisto di immobili. Società e proprietà immobiliari sequestrate dalla procura come la ditta individuale intestata al prestanome O.M. (indagato a piede libero) con sede in Palermo via Notarbartolo 27/d ed ulteriori sedi operative in via G. la Farina 38,40,42 e Via Croce Rossa 122, che gestiva tre garage privati ed era nella disponibilità di Di Mattei. Oltre ai garage gli inquirenti hanno sequestrato il 50 per cento della proprietà di un terreno a Cruillas sempre intestato ad O.M.

Altri sequestri riguardano la ditta “La boutique del caffè “ di via Zandonai 20, un negozio di vendita al dettaglio di prodotti alimentari e per caffè, intestata a C.M., ma nella disponibilità di F.N. e della moglie T.L. entrambi fra gli indagati che si sono prestati ad essere finti morti e beneficiari delle polizze.

Sigilli anche ad una terza società, “La Bottega del caffè e oltre” di cortile Cardinale 1 a Palermo sempre intestata ad F.N. che commerciava caffè e surgelati. La squadra mobile ha sequestrato anche 4 veicoli intestati da F.N. e un’autovettura intestata a Danilo Di Mattei. Infine nell’ambito dell’esecuzione dei provvedimenti gli investigatori hanno eseguito diverse perquisizioni nelle abitazioni e nelle società degli indagati, a caccia di riscontri per numerosi altri fascicoli sospetti.