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Papa Francesco: la NATO è un cane che ha “abbaiato” contro la Russia scatenando il conflitto

Parole gravissime e scelte sicuramente con certezza e cura. Neppure la stampa italiana ha potuto tacere le parole del Papa secondo cui: “l’abbaiare della Nato alla porta della Russia” ha indotto il capo del Cremlino a “reagire male”

In una situazione mondiale in cui la propaganda di guerra domina la stampa, anche e soprattutto in Occidente, la scelta delle parole usate dal Papa in un’intervista al Corriere della Sera, appaiono quantomai importanti: in questa guerra né buoni né cattivi, per Papa Francesco la NATO è un cane che ha abbaiato contro la Russia fino a “provocare” o comunque a “facilitare” le ire del Cremlino e di Vladimir Putin.

Nell’intervista al Corriere viene infatti citato dal Papa: “l’abbaiare della Nato alla porta della Russia” ha indotto il capo del Cremlino a reagire male e a scatenare il conflitto. “Un’ira che non so dire se sia stata provocata— si interroga —, ma facilitata forse sì”. Con queste parole Papa Francesco cerca di capire quali siano le radici che hanno originato una guerra così brutale ed è preoccupato che Putin, almeno per il momento, non si fermerà.

In molti gli hanno chiesto il gesto simbolico di una visita in Ucraina, ma la risposta  di Francesco è lapidaria: “A Kiev per ora non vado. – ha spiegato il Papa – Ho inviato il cardinale Michael Czerny, (prefetto del Dicastero per la Promozione dello Sviluppo umano integrale) e il cardinale Konrad Krajewski, (elemosiniere del Papa) che si è recato lì per la quarta volta. Ma io sento che non devo andare. Io prima devo andare a Mosca, prima devo incontrare Putin. Ma anche io sono un prete, che cosa posso fare? Faccio quello che posso. Se Putin aprisse la porta”.

Ed aggiunge: “Il primo giorno di guerra ho chiamato il presidente ucraino Zelensky al telefono, Putin invece non l’ho chiamato. L’avevo sentito a dicembre per il mio compleanno ma questa volta no, non ho chiamato. Ho voluto fare un gesto chiaro che tutto il mondo vedesse e per questo sono andato dall’ambasciatore russo. Ho chiesto che mi spiegassero, gli ho detto ‘per favore fermatevi’. Poi ho chiesto al cardinale Parolin, dopo venti giorni di guerra, di fare arrivare a Putin il messaggio che io ero disposto ad andare a Mosca. Certo, era necessario che il leader del Cremlino concedesse qualche finestrina. Non abbiamo ancora avuto risposta e stiamo ancora insistendo, anche se temo che Putin non possa e voglia fare questo incontro in questo momento. Ma tanta brutalità come si fa a non fermarla? Venticinque anni fa con il Ruanda abbiamo vissuto la stessa cosa”.

Poi l’affondo. Il Papa parla dei suoi dubbi sull’ingente quantitativo di armi che l’Occidente sta inviando in Ucraina: “Non so rispondere, sono troppo lontano, all’interrogativo se sia giusto rifornire gli ucraini. La cosa chiara è che in quella terra si stanno provando le armi. I russi adesso sanno che i carri armati servono a poco e stanno pensando ad altre cose. Le guerre si fanno per questo: per provare le armi che abbiamo prodotto”.