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Passa proroga “stato di emergenza”, ma è un guscio vuoto: la maggioranza “beffa” Conte


Al Senato Conte ottiene la proroga dello “stato di emergenza”, ma è un guscio vuoto, la sua maggioranza ne limita i poteri e riduce di 15 giorni il periodo di validità

Quella di ieri sera al Senato per il premier è stata una vittoria di Pirro, la proroga dello “stato di emergenza” è passata con solo 157 voti, quattro sotto la maggioranza assoluta e non come la voleva  Giuseppe Conte.

Nella incandescente aula di Palazzo Madama infatti, è passata la risoluzione numero 1 firmata dai capigruppo Marcucci (Pd) e Perilli (M5s), che oggi verrà ripetuta alla Camera per il voto finale, che svuota i pilastri del provvedimento. Primo tra tutti, il premier non potrà più fare uso dei Dpcm per “eventuali misure di limitazione delle libertà fondamentali” e tutti i Decreti del presidente del Consiglio dei ministri, i contestati Dpcm, usati a go gò nel periodo del lockdown, per l’approvazione definitiva dovranno passare come tutti i normali decreti, al vaglio del Parlamento.

Infine il periodo della proroga è stato ridotto di 15 giorni, poco cosa nei fatti, ma che rappresenta un segnale politico importante, tanto che qualche senatore di maggioranza alla fine a denti stretti ha detto “gli abbiamo tolto anche il totem della durata”. Vero, ma significa anche e questo Conte l’ha capito bene che la sua maggioranza è sempre più sfilacciata e ballerina e questo al netto dei numeri, 157 voti a fronte dei 161 necessari per avere la maggioranza assoluta.

Nel dettaglio i punti a cui dovrà sottostare il premier sono otto, ecco i più significativi:

  • Conte avrà l’obbligo a definire sempre con norma primaria (un decreto legge che deve essere convertito dal Parlamento e mai più Dpcm) qualsiasi limitazione delle libertà fondamentali”;
  • avrà l’obbligo di “garantire il regolare e pieno svolgimento della campagna elettorale”, questo nel caso che a qualcuno venisse l’idea di rinvii o divieti per comizi e incontri, ovviamente sempre nel rispetto delle norme di sicurezza previste;
  • ed infine l’obbligo di garantire un regolare inizio dell’anno scolastico e a trovare una divisa sede per le elezioni del 20-21 ed evitare così una nuova sospensione delle lezioni.

Che Giuseppe Conte non sia uscito vincitore da questa serata è palese e questo non per merito di un’agguerrita opposizione che ha fatto il suo dovere contestando tutto e tutti, ma della sua stessa maggioranza ormai in disaccordo su tutti i temi.