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Piano Trump per Gaza piace solo a Netanyahu. Tutto il mondo contro: dalla Cina, Eu e Turchia, fino l’alleato britannico

“Tutti amano” la proposta sulla Striscia di Gaza, che prevede che gli Stati Uniti ne assumano il controllo ed espellano i residenti

Lo ha sottolineato lo stesso presidente americano, Donad Trump, ai giornalisti nello Studio Ovale quando gli è stato chiesto della reazione al suo piano, facendo finta di non essere a conoscenza del netto rifiuto, in primis dei palestinesi e dei leader del Medio Oriente, ma soprattutto dei governi di tutto il mondo, con l’unica ovvia eccezione di Israele, i cui piani di allargare militarmente il suo piccolo territorio è noto da decenni.

La Striscia di Gaza è un “simbolo di morte e distruzione, i palestinesi vanno spostati altrove” dove le persone vivrebbero “in tutta comodità e pace”, ha spiegato Trump, per giustificare quelo che da tutti è considewrato, se attuato una deportazione forzata di un intero popolo.

Il presidente ha aggiunto che “l’unica ragione per cui i palestinesi vogliono tornare a Gaza è che non hanno alternative” e che “Gli Stati Uniti prenderanno il controllo della Striscia di Gaza e ce ne occuperemo noi”, ha affermato presidente americano. “La possiederemo – ha continuato – e ci occuperemo di smantellare tutte le bombe inesplose e altre armi pericolose, spianeremo il sito ed elimineremo gli edifici distrutti, creando uno sviluppo economico che fornirà un numero illimitato di posti di lavoro”.

Ovvia la risposta di Hamas: “Un piano razzista, volto a sradicare la causa palestinese. La nostra gente nella Striscia di Gaza non permetterà che questi piani vengano approvati, ciò che è richiesto è porre fine all’occupazione e all’aggressione contro la nostra gente, non espellerla dalla sua terra”. Parole chiare quelle del portavoce di Hamas Sami Abu Zuhri alle dichiarazioni del presidente americano Donald Trump sull’intenzione di prendere il controllo della Striscia e trasferire per sempre i palestinesi che vi abitano.

Altrettanto ovvia la posizione del leader palestinese Mahmud Abbas: “Abbas e la dirigenza palestinese manifestano il loro rifiuto categorico di fronte alle richieste di esproprio della Striscia di Gaza ed espulsione dei palestinesi, allontanati dalla loro patria”, riporta l’agenzia palestinese Wafa. “Non permetteremo vengano attaccati i diritti del nostro popolo, per i quali abbiamo lottato per decenni e fatto grandi sacrifici”, si legge in una dichiarazione rilanciata dalla Wafa, che denuncia “una violazione grave del diritto internazionale”. “Pace e stabilità nella regione non sono possibili senza la creazione di uno stato palestinese, con Gerusalemme come capitale, secondo la soluzione dei due stati”, insiste la dirigenza palestinese.

L’Iran respinge e condanna senza appello il piano del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, sul futuro della Striscia di Gaza. “Il piano di sgombero di Gaza e trasferimento forzato dei palestinesi è un’estensione del programma” di Israele “per spazzare via la Nazione palestinese”, ha detto il portavoce del ministero degli Esteri di Teheran, Esmaeil Baghaei, in dichiarazioni rilanciate stamani dai media iraniani. Per la Repubblica Islamica, si tratta di un “attacco senza precedenti ai principi fondamentali del diritto internazionale e alla Carta delle Nazioni Unite”. Il portavoce ha sollecitato la comunità internazionale affinché sostenga il “diritto dei palestinesi all’autodeterminazione e a liberarsi dall’occupazione”.

Netto no dell’Egitto, secondo cui la priorità è ricostruire rapidamente la Striscia di Gaza senza trasferire i palestinesi che ci abitano, come invece vorrebbe il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, ha dichiarato il ministro degli Esteri egiziano Badr Abdelatty incontrando il primo ministro dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) Mohammed Mustafa al Cairo.

Per la Turchia il piano di Trump è “Inaccettabile”, ha affermato il capo della diplomazia turca, Hakan Fidan, rispondendo a Trump sul futuro della popolazione della Striscia di Gaza. “L’espulsione è un fatto che non possiamo accettare, che la regione non può accettare – ha affermato in dichiarazioni all’agenzia turca Anadolu – E’ sbagliato parlarne”.

Contraria anche Cina è al “trasferimento forzato” dei palestinesi dalla Striscia di Gaza, ha dichiarato dal canto suo il portavoce del ministero degli Esteri Lin Jian, interpellato sul piano di Trump durante un briefing. “La Cina ha sempre sostenuto che il governo palestinese sui palestinesi è il principio fondamentale della governance di Gaza nel dopoguerra e siamo contrari al trasferimento forzato dei residenti di Gaza”, ha affermato il portavoce. Pechino auspica che “tutte le parti sfruttino il cessate il fuoco a Gaza e la governance nel dopoguerra come un’opportunità per riportare la questione palestinese sul percorso giusto di una soluzione politica basata sulla ‘soluzione dei due Stati’ per una pace duratura in Medio Oriente”.

Contraria anche la Gran Bretagna, alleato storico derglio Stati Uniti, che in questo caso ha preso le distanze dal piano Trump per Gaza, con il ministro degli Esteri, David Lammy, che ha detto che i palestinesi devono rimanere nella loro terra. “Siamo sempre stati chiari nella nostra convinzione che dobbiamo vedere due Stati. Dobbiamo vedere i palestinesi vivere e prosperare nella loro terra, a Gaza e in Cisgiordania, questo è quello che vogliamo ottenere”, ha affermato durante una conferenza stampa a Kiev.

Anche in Europa, sia a livello di unione che di singoli Stati è un coro di no. La ministra degli Esteri tedesca, Annalena Baerbock, in una nota ha detto che “Trasferire la popolazione civile palestinese da Gaza non sarebbe solo inaccettabile e contrario al diritto internazionale, ma porterebbe anche a nuove sofferenze e nuovo odio”, sottolineando che non deve esserci una soluzione “sulle teste dei palestinesi” e ribadendo l’impegno per una soluzione negoziata a due Stati.

Acnora più dura a la Francia, contraria a qualsiasi spostamento forzato della popolazione palestinese di Gaza, perché ciò “costituirebbe una grave violazione del diritto internazionale, un attacco alle legittime aspirazioni dei palestinesi, ma anche un ostacolo importante alla soluzione dei due Stati e un importante fattore di destabilizzazione per i nostri stretti alleata Egitto e Giordania, nonché per l’intera regione”. Per il presidente Macron: “Il futuro di Gaza non deve essere visto nella prospettiva del controllo da parte di uno Stato terzo, ma nel quadro di un futuro Stato palestinese sotto l’egida dell’Autorità nazionale palestinese”.

No anche dalla Spagna, con l ministro degli Esteri José Manuel Albares, che ha respinto il suggerimento del ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, secondo cui la Spagna dovrebbe accettare i palestinesi sfollati da Gaza. “La terra dei gazawi è Gaza e Gaza deve far parte del futuro stato palestinese”, afferma Albares in un’intervista alla stazione radiofonica spagnola Rne. Nell’ordinare questa mattina all’IDF di preparare un piano per consentire ai gazawi di lasciare volontariamente l’enclave, Katz ha menzionato specificamente potenziali destinazioni come Spagna, Irlanda, Norvegia e altri paesi che hanno mosso “false accuse” riguardo alla guerra di Israele contro Hamas a Gaza, sostenendo che se queste nazioni si rifiutassero di accettare i palestinesi, “la loro ipocrisia verrebbe smascherata”.

Scontata anche la posizione dell’Onu: “Qualsiasi trasferimento forzato o espulsione da un territorio occupato è severamente proibito”, ha ricordato l’ Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Türk, commentando la proposta di Donald Trump di prendere il controllo di Gaza e di espellerne la popolazione. Türk ha anche ricordato che “il diritto all’autodeterminazione è un principio fondamentale del diritto internazionale e deve essere protetto da tutti gli Stati”.

“Ogni spostamento forzato di persone equivale a una pulizia etnica”. Così parte di una dichiarazione che il capo delle Nazioni Unite, Antònio Guterres, rilascerà oggi, anticipata dal suo portavoce Stéphane Dujarric, a proposito del piano di Donald Trump su Gaza. Il segretario generale dell’Onu ritiene, ha spiegato il portavoce, che qualsiasi soluzione per Gaza debba “restare fedele ai principi fondamentali del diritto internazionale” e non peggiorare il problema. “E’ essenziale evitare qualsiasi forma di pulizia etnica. E, naturalmente, riaffermerà la soluzione dei due Stati”