Gli investimenti russi in Portogallo sono aumentati del 49% negli ultimi tre anni con la guerra in Ucraina e le sanzioni, superando quota 450 milioni di euro
E’ la dimostrazione pratica che le sanzioni non sono riuscite a fermare l’economia della Russia e in questo caso, almeno non hanno danneggiato chi le sanzioni li ha emesse. E’ quanto sanciscono i dati sugli investimenti diretti esteri, resi noti dalla Banca del Portogallo, che certificano che né le sanzioni entrate in vigore dopo l’inizio della guerra in Ucraina nel febbraio 2022, né le più ampie modifiche legislative al regime dei cosiddetti “golden visa” hanno frenato l’investimento diretto di cittadini russi nel Paese atlantico.
Nonostante l’ordine del governo di sospendere i “visti d’oro” per i cittadini russi subito dopo l’inizio dell’invasione su larga scala dell’Ucraina, la regola non è più in vigore presso l’Agenzia per l’integrazione, migrazione e asilo (Aima). Secondo l’avvocata Vera Chalaça, sentita dal quotidiano Público, “dall’agosto 2024 l’Aima non ha più sospeso la concessione delle autorizzazioni per investimenti ai cittadini russi”, e ciò è avvenuto dopo diverse sconfitte in tribunale nei contenziosi sul congelamento dei visti, dato che la raccomandazione della Commissione europea “non era vincolante e non poteva scavalcare né la legge sugli stranieri, né la Costituzione”.
La stessa concessione dei visti d’oro a cittadini stranieri extra-Ue, pur essendo stata modificata nell’ottobre del 2023, è ancora possibile in cambio di investimenti superiori a 500 mila euro in capitali di rischio o in attività imprenditoriali che creino almeno dieci posti di lavoro. I dati diffusi finora dalla Banca centrale portoghese non permettono ancora l’accertamento di come siano stati applicati questi afflussi di fondi russi, il cui stock è aumentato di 50 milioni lo scorso anno, e che ora dovrebbero essere sottoposti a un’analisi più accurata da parte delle autorità competenti.