Ad affermarlo è Giuseppe Ciminnisi, responsabile nazionale dei familiari di vittime di mafia dell’associazione “I cittadini contro le mafie e la corruzione”
“Noi familiari di vittime innocenti di mafia – continua Ciminnisi – l’abolizione del carcere duro la leggiamo come una sconfitta dello Stato, non soltanto per un desiderio di Giustizia – che non rappresenterebbe comunque una mera vendetta – quanto per l’ulteriore possibilità che verrebbe data ai mafiosi di coordinare e gestire dall’interno delle carceri la loro organizzazione criminale”.
Inoltre, perché a poca distanza dalle elezioni un partito politico deve trasmettere questo messaggio che in ben altri momenti poteva essere discusso analizzandone tutti gli aspetti, rivedendone eventualmente quelli che hanno potuto portare a una errata applicazione del regime carcerario speciale che, in quanto tale, andrebbe applicato solo in talune circostanze e a taluni soggetti?
Se la cosiddetta “Trattativa” – pur non condividendola in quanto ulteriore e manifesta debolezza dello Stato – aveva in sé un ritorno qual era il porre fine alle stragi, quale ritorno ne avrebbero oggi la Giustizia e la società civile da un regalo elargito senza se né ma?”