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Price cap Petrolio Russo, Mosca: “Non accettiamo tetto prezzo, Occidente cerca di controllare mercato”

Mosca accusa l’Occidente a guida USA di voler controllare il mercato mondiale con conseguenze disastrose per l’economia mondiale. Intanto dal Financial Times dicono: “Russia ha pronta una flotta di petroliere per aggirare le sanzioni”

Mosca non accetterà il price cap sul petrolio della Russia. Lo ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, citato dall’agenzia stampa russa Tass.

“Stiamo valutando la situazione. Sono stati fatti certi preparativi per questo tetto. Non accetteremo un price cap e vi informeremo come verrà organizzato il lavoro una volta conclusa la valutazione”, ha detto Peskov, dopo che la Ue ha deciso di imporre un tetto di 60 dollari al barile per il petrolio russo e che una misura simile è stata approvata dal G7. Mosca aveva già fatto sapere che non avrebbe venduto agli stati che avrebbero applicato il price cap.

Proprio sul price cap sul petrolio russo introdotto dal G7 – che entrerà in vigore da lunedì – interviene l’ambasciata russa a Washington: “Nascondendosi dietro nobili principi, gli strateghi di Washington mantengono un muro di silenzio sul fatto che i disequilibri dei mercati dell’energia scaturiscono dalle loro azioni maligne, a partire dalle sanzioni contro la Russia e il bando di importazioni di energia dal nostro Paese”, si legge nella nota.

“L’Occidente collettivo – scrive l’ambasciata russa – sta cercando di ridefinire i principi alla base del libero mercato. Passi come questo inevitabilmente si ripercuoteranno in una maggiore incertezza e in costi più alti, per i consumatori, per le materie prime. E d’ora in poi, nessun Paese sarà immune all’introduzione di price cap di ogni tipo sulle sue esportazioni”.

Mentre dunque si aspettano nuovi possibili taglia la produzione di petrolio dell’Opec+ dalla riunione di domani, dal Financial Times si ipotizza che Mosca starebbe allestendo una “flotta ombra” o per meglio dire, una flotta alternativa di navi cisterna, per aggirare le restrizioni al prezzo di vendita del petrolio adottate dai paesi Occidentali.

Secondo il Financial Times, dopo l’entrata in vigore delle sanzioni, la Russia avrà infatti bisogno di più di 240 petroliere, a causa del fatto che la durata di ogni viaggio aumenterà, dal momento che il petrolio che prima veniva venduto in Europa verrà inviato a nuovi acquirenti in Asia. Per il quotidiano britannico la creazione di questa flotta ridurrà sicuramente l’impatto delle sanzioni, ma non lo eliminerà, o almeno lo spera.

La Rystad – società di consulenza energetica – ha affermato che la Russia ha acquisito 103 petroliere nel 2022 attraverso l’acquisto e la ridistribuzione di navi che servono Iran e Venezuela. Inoltre, pare che ben 29 superpetroliere, note come VLCC (Very Large Crude Carrier), sono state acquistate da operatori collegati alla Russia nel 2022. Si tratta di grandi petroliere per greggio, ciascuna in grado di trasportare più di 2 milioni di barili.

Al momento, inoltre si sa che la Russia ha aggiunto alla sua flotta 31 petroliere di dimensioni Suezmax, in grado di trasportare circa 1 milione di barili ciascuna, e 49 petroliere Aframax, ciascuna in grado di trasportare circa 700.000 barili. Secondo gli analisti occidentali, quindi di parte, la Russia sperimenterà ancora una carenza di petroliere e nei primi mesi del 2023 potrebbe incontrare difficoltà nel mantenere il livello delle esportazioni, il che però porterà a un aumento dei prezzi a danno dei consumatori, non della Russia.